La cifra: 2,2 miliardi. E Mosca riaccende lo scontro con la Nato
Alessandro Farruggia
LA RUSSIA è pronta ad usare ancora l’arma del gas facendo pagare all’Europa la guerra fredda nata dall’annessione della Crimea. Gazprom, ha detto Putin in una lettera a 18 leader europei (Italia inclusa) «potrebbe chiudere i gasdotti che passano dall’Ucraina» e ciò può ripercuotersi sulle forniture europee. Afferma di aver aiutato l’economia ucraina «per 35 miliardi di dollari negli ultimi 4 anni» e che questo è «insostenibile».
«Se Kiev non pagherà il suo debito già scaduto di 2,2 miliardi di dollari — avverte Putin — Gazprom sarà costretta a chiedere un pagamento anticipato delle forniture. E se non avvenisse sarà costretta a una sospensione delle forniture». Azione che toccherebbe anche l’Ue. «Capiamo perfettamente — spiega Putin — che questo aumenta il rischio di un prelievo illegale del gas in transito e destinato ai consumatori europei». Putin chiede consultazioni immediate con i paesi europei per «stabilizzare l’economia ucraina» e salvare le forniture di gas: «Siamo pronti a partecipare agli sforzi per risanare l’economia ucraina ma solo su base paritaria, con l’Ue», impegnando le stesse somme. Soluzione onerosa per l’Europa, che salverebbe le forniture ucraine, quelle degli incolpevoli importatori europei e i profitti dell’esportatore (la Russia).
Nell’est dell’Ucraina intanto si contano le ore dall’intervento delle forze di sicurezza contro la sede dei servizi segreti di Lugansk e il parlamento di Donetsk, occupati da forze filorusse. A Lungask il nocciolo degli occupati (da ieri sera difesi da 2mila manifestanti che fanno da scudi umani) è costituito da 45 ex Berkut, la polizia militare sciolta dopo il bagno di sangue della Maidan. A Donetsk sono militanti locali e cosacchi. L’offerta di amnistia in caso di ressa fatta dal presidente ucraino è stata respinta e oggi il premier Iatseniuk sarà a Donetsk, ultimo tentativo prima dell’assalto finale che rischia di diventare un bagno di sangue che legittimerebbe l’intervento dei 40-50 mila soldati russi schierati al confine, dei quali la Nato ha foto satellitari. «È la Nato a minacciarci ai nostri confini — replica Mosca — usa la crisiper consolidare i ranghi di fronte a minacce esterne immaginarie».
LA RUSSIA è pronta ad usare ancora l’arma del gas facendo pagare all’Europa la guerra fredda nata dall’annessione della Crimea. Gazprom, ha detto Putin in una lettera a 18 leader europei (Italia inclusa) «potrebbe chiudere i gasdotti che passano dall’Ucraina» e ciò può ripercuotersi sulle forniture europee. Afferma di aver aiutato l’economia ucraina «per 35 miliardi di dollari negli ultimi 4 anni» e che questo è «insostenibile».
«Se Kiev non pagherà il suo debito già scaduto di 2,2 miliardi di dollari — avverte Putin — Gazprom sarà costretta a chiedere un pagamento anticipato delle forniture. E se non avvenisse sarà costretta a una sospensione delle forniture». Azione che toccherebbe anche l’Ue. «Capiamo perfettamente — spiega Putin — che questo aumenta il rischio di un prelievo illegale del gas in transito e destinato ai consumatori europei». Putin chiede consultazioni immediate con i paesi europei per «stabilizzare l’economia ucraina» e salvare le forniture di gas: «Siamo pronti a partecipare agli sforzi per risanare l’economia ucraina ma solo su base paritaria, con l’Ue», impegnando le stesse somme. Soluzione onerosa per l’Europa, che salverebbe le forniture ucraine, quelle degli incolpevoli importatori europei e i profitti dell’esportatore (la Russia).
Nell’est dell’Ucraina intanto si contano le ore dall’intervento delle forze di sicurezza contro la sede dei servizi segreti di Lugansk e il parlamento di Donetsk, occupati da forze filorusse. A Lungask il nocciolo degli occupati (da ieri sera difesi da 2mila manifestanti che fanno da scudi umani) è costituito da 45 ex Berkut, la polizia militare sciolta dopo il bagno di sangue della Maidan. A Donetsk sono militanti locali e cosacchi. L’offerta di amnistia in caso di ressa fatta dal presidente ucraino è stata respinta e oggi il premier Iatseniuk sarà a Donetsk, ultimo tentativo prima dell’assalto finale che rischia di diventare un bagno di sangue che legittimerebbe l’intervento dei 40-50 mila soldati russi schierati al confine, dei quali la Nato ha foto satellitari. «È la Nato a minacciarci ai nostri confini — replica Mosca — usa la crisiper consolidare i ranghi di fronte a minacce esterne immaginarie».