Putin: “Rapporti Usa-Russia peggiorati con Trump”. Poi il presidente russo vede Tillerson

Incontro fuori programma con il capo del Cremlino per il segretario di Stato, in missione a Mosca. Il presidente russo mantiene aperta la comunicazione e si dice pronto a ristabilire il coordinamento militare in Siria. Ma prima, duro scambio a distanza con il leader americano che accusa: “Assad è un animale e sostenerlo è male”. Intanto all’Onu la Russia pone un altro veto su nuova bozza di risoluzione.

L’attesa giornata del chiarimento tra Russia e Stati Uniti, con la visita del segretario di Stato americano Rex Tillerson a Mosca dopo l’attacco missilistico americano in Siria, è arrivata. Una maratona serrata: tre ore e 45 minuti di colloqui con il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov e quasi due di faccia a faccia – inizialmente non in agenda – con il presidente russo Vladimir Putin. Al termine della quale si intravedono sì spiragli di dialogo, ma si confermano anche i motivi di scontro.

Le dichiarazioni che aprono la conferenza stampa congiunta Lavrov-Tillerson sono promettenti. “Le relazioni non sono idilliache. Ci sono una serie di questioni da risolvere. Ma le tante ore passate insieme non sono state vane. Ora ci capiamo meglio”, dice il ministro russo. “I nostri rapporti sono a un livello basso di fiducia e due potenze nucleari non possono permetterselo”, gli fa eco Tillerson. Che poi segnala vari terreni di convergenza: stabilizzare la Siria perché non diventi un covo di terroristi, implementare gli accordi di Minsk sull’Ucraina, denuclearizzare la Corea del Nord. Mentre Lavrov riferisce che Putin è pronto a ripristinare la linea diretta di comunicazione tra i vertici militari per evitare collisioni aeree in Siria che era stata sospesa dopo i missili lanciati da Trump sulla base di Assad.

Quando poi è il momento delle domande dei giornalisti, i due però sembrano in disaccordo su tutto. In primo luogo sul raid con armi chimiche a Khan Sheikun. Per Tillerson non c’è dubbio che sia stato pianificato e condotto dall’esercito siriano, “lo ha fatto in oltre 50 occasioni”. Lavrov invece perora un’inchiesta: “Se l’Onu si oppone, vuol dire che non cerca la verità”. E insiste: “Non ci sono prove” come, aggiunge, “non ci sono prove di cyberattacchi per influenzare le elezioni americane”.

Divergenze che hanno un’eco anche al Palazzo di Vetro, dove per la seconda volta in pochi giorni la Russia mette il veto a una bozza di risoluzione sull’attacco chimico presentata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.

In secondo luogo sul presidente Bashar al-Assad. “Non può esserci un ruolo per lui nel futuro della Siria”, rimarca Tillerson. Lavrov invece passa in rassegna dal passato tutti gli esempi di rimozione di un dittatore, da Saddam a Gheddafi, per concludere: “Sappiamo tutti come andrà a finire”. Poi precisa che la Russia non ha aspettative, non punta su Assad né su nessun altro. Vuole che “tutti si siedano a un tavolo e parlino e che i siriani decidano da sé”, come del resto stabilito da una risoluzione Onu. “Lo scopo – precisa – non è liberarsi di un uomo, ma concordare come sarà il futuro Stato siriano”.

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Alla fine lo dice anche Donald Trump, in una conferenza stampa congiunta con il segretario della Nato Jens Stoltenberg a Washington: “I colloqui di Tillerson sono andati meglio del previsto. Vedremo i risultati forse nel lungo termine. Sarebbe fantastico se potessimo andare d’accordo con la Russia, ma al momento non è così”. E poi chiama Assad un “macellaio”, dopo averlo già definito “un animale” e aver detto in un’intervista con “Fox” che “Putin sta sostenendo una persona che è davvero il diavolo, un male per la Russia, un male per l’umanità”. Mentre Putin, in un colloquio con la tv “Mir24”, aveva detto: con Trump alla Casa Bianca “possiamo dire che il livello di fiducia, soprattutto sul piano militare, non è migliorato e anzi con ogni probabilità è peggiorato”.
La Repubblica