Tutti pazzi per Gorby in Italia e non soltanto in Italia quando si apprese di questo evento assolutamente nuovo: la grande patria del comunismo aveva prodotto per la prima volta un essere umano come leader. Mikhail Gorbaciov fu un grande successo mediatico, e anche un uomo molto sfortunato che ha concluso la sua lunga vita nell’oblio quasi generale. Detestato nel Paese in cui è nato e che ha governato, ha ricevuto manifestazioni di amore sfegatato in Europa e specialmente in tutti i paesi come l’Italia in cui esisteva un forte o fortissimo partito comunista. In Italia il primo a correre trafelato a Mosca per porgere non soltanto i suoi omaggi ma anche utili consigli fu Alessandro Natta, il dimenticato segretario del partito comunista succeduto a Enrico Berlinguer. Natta era convinto di poter convincere Gorbaciov di ciò di cui Gorbaciov era già convinto in partenza e cioè che l’occasione dell’Unione europea che stava per farsi fosse quella giusta per mettere insieme il mondo sovietico con L’Europa antiamericana e tutti insieme dare una nuova società che per nostra fortuna c’è stata poi evitata. Chi veramente pianse di commozione fino alle lacrime fu Giulio Andreotti, il quale benché non comunista era tuttavia filosovietico fino al cuore oltre che al cervello e posso dirlo con cognizione di causa avendolo avuto tra i membri della commissione Mitrokin che indagava sulle imprese sovietiche. Andreotti dichiarò durante il primo G7 cui Gorbaciov fu invitato di aver avuto davvero la più grande delle fortune: quella di vedere un leader sovietico unirsi all’Europa. Tutto il partito comunista era in festa e così anche i giornali sia vicini al partito comunista che quelli di grosso taglio che trovavano egualmente delizioso per quanto indecifrabile il modo di parlare di quest’uomo che rese popolari benché intraducibili parole come glasnost e perestroika.
Era felicissimo Walter Veltroni che trovava finalmente un sovietico che assomigliava un po’ a un americano pur restando del tutto sovietico. Mikhail Gorbaciov infatti diventò segretario generale del partito comunista sovietico e quindi capo dell’URSS perché era stato selezionato con grande accuratezza dal più intelligente e lungimirante capo del KGB: Yuri Andropov che aveva capito bene come le cose sarebbero finite; e cioè la guerra fredda si sarebbe conclusa con una sconfitta totale del mondo sovietico e una vittoria dell’occidente cosa che non era possibile evitare ma quantomeno si sarebbe potuta correggere grazie ad alcuni ammortizzatori. Gli ammortizzatori erano la liberazione degli Stati satelliti dell’Unione sovietica che costavano troppo e rendevano pochissimo ottenendo in cambio un posto a tavola nella imminente Unione europea. Questo era il piano, ma lo conoscevano in pochi. Ne erano pazzi tutti i capi socialisti d’Europa e primo fra tutti il presidente francese Francois Mitterrand. La parola d’ordine diffusa da Gorbaciov fu: liberare l’Europa da americani e inglesi mettendo insieme il continente che va dall’atlantico agli Urali. Questa era stata la formula scelta dal generale Charles De Gaulle e tutti erano convinti che potesse funzionare. Arrivò a trattare in maniera molto greve il presidente americano Ronald Reagan chiedendogli se il suo Dio fosse veramente il denaro. Ciò accadeva perché la funzione mediatica di Mikhail Gorbaciov funzionava perfettamente. Diffondeva l’impressione del socialismo dal volto umano che era stata devastata da continui atti di brutalità dei suoi predecessori e permetteva a tutti comunisti italiani ma anche a molti socialisti e democristiani di fare una sorta di outing e dichiarare le proprie simpatie internazionali. La Democrazia Cristiana era pazza di Gorbaciov, molto meno allora era il partito socialista di Bettino Craxi che naturalmente guardava al leader sovietico con la massima attenzione e il massimo rispetto ma senza lasciarsi incantare dalla chiassosa messinscena che accompagnava ogni suo atto e ogni suo discorso.
L’Italia ai tempi di Gorbaciov era letteralmente genuflessa di fronte a un uomo di grandi qualità ma che stava servendo una causa per nulla a favore dell’Europa occidentale ma che doveva servire a far uscire la Russia dal penoso isolamento in cui si era chiusa per molti decenni. Non saprei trovare nessuno della dirigenza comunista, da D’Alema a Veltroni, da Occhetto ai tanti dirigenti che nel frattempo sono scomparsi, che non vedesse in quest’uomo tutto sommato modesto ma ben addestrato, un messaggero della pace, un inviato di Dio o almeno dalla commissione del premio Nobel che gli venne subito inflitto. Per avere un’idea del culto della personalità che fu scatenato dalla presenza di Gorbaciov in Italia non c’è che ricorrere a internet. Ma le foto mostrano quanto il vuoto delle idee dello schieramento comunista avessero fame di pura, anche se ben servita, propaganda. Ora Gorbaciov se n’è andato ma nel suo Paese nessuno ricorda più neanche chi fosse. In Russia lo odiano perché il risultato finale fu la catastrofe del proprio Paese.
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