Nella Repubblica di San Marino, un silenzio sempre più assordante si è trasformato in un rifiuto inequivocabile. I cittadini continuano a dire “no” a un’ampia varietà di progetti e iniziative presentati dai vari congressisti.
Colpa dei primi? Si tratta di persone che non vogliono il progresso? Attivisti? Sono loro a fare politica? Non comprendono che lo sviluppo comporta qualche sacrificio? E poi si lamentano se facciamo il debito! Per forza, non va bene mai nulla!
Troppo facile liquidare il tutto in questa maniera.
Alla classe politica, e in particolare al governo, converrebbe approfondire, conoscere le ragioni che hanno portato i sammarinesi, negli ultimi anni, a bocciare ogni iniziativa che viene proposta.
La risposta la si può agevolmente ritrovare nella ormai crescente mancanza di fiducia.
La gente è stufa di promesse non mantenute, di interventi strampalati che non hanno un diretto impatto sulla loro qualità di vita.
Ciò che si tocca con mano è il pieno di carburante sempre più vuoto, un carrello della spesa ogni volta più costoso, bollette astronomiche. A fronte di servizi scadenti.
Demagogia? Andate a dirlo alle tante famiglie che si rivolgono alla Caritas.
I sammarinesi vedono il debito. Percepiscono una Pa bella pasciuta.
Non dovrebbe stupire allora che alcuni progetti possano apparire incomprensibili e ci si mobiliti per bloccarli. In altri tempi, chissà, forse si sarebbe anche levato un plauso verso visioni e idee originali. Ma oggi non è così. Piuttosto che apprezzare il coraggio, l’azzardo, la gente vorrebbe vedere un po’ di sano pragmatismo e concretezza.
Non a caso i sindacati minacciano la mobilitazione.
Il recente assestamento di bilancio avrebbe potuto essere un’opportunità per affrontare le questioni cruciali come la politica dei redditi, l’inflazione crescente, gli affitti alle stelle e la denatalità. Tuttavia, secondo le sigle sindacali, sembra che tali preoccupazioni siano state dimenticate.
Cosa significa? Molto semplice: le famiglie si sentono disilluse e non ascoltate.
Ultimamente il dibattito politico sembra concentrarsi su discussioni secondarie e superficiali, trascurando un forte grido d’aiuto e malcontento. La politica dovrebbe essere un mezzo per migliorare la vita delle persone, ma quando i cittadini sentono di essere ignorati, il credito svanisce.
La nascita dei vari comitati civici lo dimostra senza possibilità di equivoci.
Non si vogliono subire passivamente decisioni che influenzano il territorio e la vita quotidiana. Non si accetta la mancanza di coinvolgimento nelle decisioni cruciali.
Un monito chiaro in vista delle prossime elezioni.
Il pericolo è una grande disaffezione e diserzione delle urne.
A vincere sarà il più credibile, ovvero chi saprà ripristinare la fiducia e garantire un futuro dignitoso.
David Oddone











