Quella minaccia della Taverna ai senatori: “O votate Licheri o non vi ricandido”

36 a 36. La sfida tra Ettore Licheri e Mariolina Castellone è finita pari e patta. I senatori M5S si rivedranno tra una settimana per scegliere il nuovo capogruppo.

Una partita molto delicata che denota quante difficoltà abbia Giuseppe Conte nel controllare i gruppi parlamentari del M5S. Alla Camera avrebbe voluto sostituire Davide Crippa prima della scadenza naturale per piazzare un suo uomo di fiducia (Alfonso Bonafede o Lucia Azzolina) che avrebbero gestito dall’interno la partita del Quirinale. I deputati hanno fatto spallucce di fronte a tale richiesta e Conte, allora, ha puntato tutto sulla riconferma di Ettore Licheri al Senato. “I contiani, fino a un’ora prima, dicevano: ‘Licheri vince con 30 voti di scarto’. Ma non è andata male anche in questo caso”, commenta a ilGiornale.it un pentastellato di primo piano. Fonti provenienti da Palazzo Madama giurano di aver sentito Paola Taverna minacciare i senatori: “O votate Licheri oppure non vi ricandido e vi tolgo pure dalle chat”. Tutto inutile, evidentemente. “La verità è che Conte ha nominato dei vice, come la Taverna, che non rappresentano nessuno. Lei ha millantato che controlla e gestisce i gruppi, ma in realtà non rappresenta un c…”, afferma maliziosamente la nostra fonte. La prossima settimana ci sarà una nuova votazione, ma l’impressione è che Licheri abbia già raggiunto il picco di voti. “Lui può solo perdere anche perché almeno 5-8 senatore hanno votato Licheri ieri, ma al prossimo giro sono già disposti a votar la Castellone”, ci dicono. “Ieri lo hanno votato perché lo ha chiesto Conte ma, dato che non è passato subito, ora potrebbero cambiare”.

Secondo quanto apprende ilGiornale.it, però, sarebbe un errore pensare che 36 voti alla Castellone siano contro il neo leader del M5S perché un gruppo turbo-contiano come quello del Senato non diventa anti-contiano dal giorno alla notte. Se l’uscente prende la metà dei voti, è altresì evidente che qualcuno vuol proprio cambiare il capogruppo. È noto che alcuni senatori grillini non hanno ancora digerito il sostegno al governo Draghi e, quindi, non sostengono il direttivo che li ha condotti verso questa nuova maggioranza. Quello del capogruppo è un ruolo molto sentito e ambito “anche perché gestisce la cassa”, osservano i più maliziosi. Magari qualcuno ha pensato di votare la Castellone non solo perché sarebbe la prima donna a ricoprire il ruolo, ma anche perché spera che sia un più autonoma rispetto al governo. Più di qualcuno, però, ha voluto anche mandare un messaggio a Conte perché deluso dalle sue prime mosse come leader del M5S. “Il voto alla Castellone è un voto contro Licheri, la cui linea politica è sempre stata spalmata tra Taverna e Crimi”, dice senza peli sulla lingua la nostra ‘gola profonda’. La versione dei contiani, invece, pare essere un’altra. “Stanno spargendo la voce che il voto per Licheri sia stato un voto contro Di Maio perché l’attuale capogruppo ha scelto Santillo come suo vice. Siccome Santillo è ritenuto vicino a Di Maio, allora il voto alla Castellone è stato un voto contro Di Maio. Non sanno proprio più cosa dire…”, chiosa la nostra fonte.


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