L’Italia si prepara a una nuova possibile ondata di migranti frutto della blindatura del canale balcanico deciso dall’asse austro-ungarico. La decisione austriaca di ristabilire i controlli al Brennero e mettere un tetto giornaliero al numero di richieste di asilo, unita alla determinazione ungherese di continuare a tenere chiusi i confini con Serbia e Croazia ed eventualmente a chiudere anche quello romeno ha fatto scattare il Viminale. Attualmente sono 105mila gli immigrati ospitati nelle strutture di accoglienza, ma si sono toccate recentemente anche le 118mila unità: possibile che servano ulteriori 30-32 mila posti rispetto a quel picco, in modo da garantirne complessivi 150mila posti. E gli enti locali, sui quali sinora è ricaduto gran parte dell’onere, sono in subbuglio.
I Presidenti dell’Euroregione – Trentino, provincia autonoma di Trento e di Bolzano, Tirolo austriaco – domani incontreranno il ministro degli Interni Angelino Alfano per ribadire la posizione e le richieste sulla questione dei migranti e dei controlli al Brennero. E sul fronte del possibile flusso aggiuntivo ci sarà la settimana prossima un confronto con Regioni e Comuni nella prima riunione del Tavolo immigrazione, dove si metteranno le basi per il Piano accoglienza 2016.
«Un nuovo piano di accoglienza di profughi e migranti che comporta un ampliamento così significativo di nuovi arrivi – hanno denunciato giovedì i presidenti di Anci e Conferenza delle Regioni, Piero Fassino e Stefano Bonaccini – non può essere adottato senza un pieno coinvolgimento di Regioni e Comuni, su cui ricade l’onere della gestione quotidiana di profughi e migranti». Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha da parte sua fatto presente che «se si chiude il canale balcanico l’Italia verrà investita da un fenomeno spaventoso, credo il governo ne sia consapevole».
E lo è. Per cercare di tranquillizzare gli animi, ieri è intervenuto il capo della Polizia, Alessandro Pansa. «L’Austria – ha detto – ha adottato un’iniziativa molto criticata a livello di Consiglio Europeo», ma Pansa ha negato che la decisione austriaca potrà determinare una deviazione dei flussi «verso l’Ungheria o verso la Slovenia e da qui verso l’Italia».
A preoccupare è tutta l’area balcanica, perché «l’atteggiamento dell’Austria sarà imitato dagli altri Paesi di quest’area e quindi il flusso verrà interrotto probabilmente più a Sud». In direzione del Montenegro, l’Albania o la stessa Grecia. E da qui verso le coste adriatiche. In questo caso, secondo Pansa, «dovremmo aspettarci altre forme di gestione del flusso via mare e cercare di organizzarci anche in quell’ambito, cosa che stiamo già facendo. Se ci sarà un flusso, siamo pronti a gestirlo». Ma l’Italia cercherà di evitare che si arrivi a tanto. «La questione della chiusura delle frontiere da parte dell’Austria sarà discussa nuovamente dai leader Ue al prossimo consiglio europeo, che dovrebbe essere il 6 marzo», ha detto il premier Matteo Renzi, ma da Vienna e Budapest la chiusura è totale. «La lettera di censura del commissario Ue Avramopoulos è chiaramente inviata all’indirizzo sbagliato, l’Austria confina unicamente con Paesi Ue e non è il primo Paese dove i migrati mettono piede», ha detto ieri il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner. E il premier ungherese Viktor Orban ha ribadito: «Manterreno chiuse le frontiere con Serbia e Croazia e se necessario siamo pronti a chiudere anche quella con la Romania. La nostra posizione è sempre stata chiara: controllo, identificazione e rimpatrio dei migranti. E no ai ricollocamenti nell’Ue». Il Resto del Carlino