QUESTIONE MORALE. Righi (Motus) rompe il silenzio su Banca di San Marino: “CDA, continuità e responsabilità politiche”. In Aula citato anche il nome di Marco Beccari. Ora la DC deve chiarire … di Marco Severini

In Aula, sul caso Banca di San Marino, è successo quello che da mesi molti evitavano: qualcuno ha smesso di fare il pesce in barile e ha portato la “questione morale” dal terreno comodo delle allusioni a quello scomodo dei nomi, dei ruoli e delle responsabilità politiche. L’intervento di Fabio Righi non è stato “uno sfogo”: è stato un atto d’accusa contro il metodo-San Marino, quello che funziona sempre uguale. Quando scoppia un caso, tutti a dire “c’è il Tribunale”. Quando il caso riguarda i gangli del potere, tutti a dire “non sappiamo”. E intanto la reputazione del Paese viene triturata.

Righi lo dice in modo brutale!

”E’ poco credibile che la politica cada dal pero ogni volta che si parla di BSM”. Perché qui non parliamo di chiacchiere da bar: parliamo di una vicenda che ha girato anche fuori confine, dove si parla di soldi, pressioni, rapporti opachi e di un sistema che appare chiuso su sé stesso. E soprattutto parliamo di un fatto preciso, enorme, che non si può anestetizzare: un arresto cautelare e un impianto accusatorio che ruota attorno a una presunta mazzetta da un milione di euro.

San Marino. QUESTIONE MORALE. Il Consigliere RIGHI (Motus) rompe il muro con nomi, CDA e presunte tangenti portano la questione morale al punto di rottura. Si fa il nome anche di Marco Beccari, padre del Sds Luca Beccari

Qui entra il punto politico, quello che interessa ai cittadini e che nessuno può liquidare con una scrollata di spalle, non è più accettabile che la politica resti appollaiata sul “vediamo”; qui sono finite persone in carcere per una presunta tangente di un milione nella trattativa di acquisizione di Banca di San Marino da parte dei bulgari. Il “vediamo”non va bene per una banca che pesa sul sistema e sul nome di San Marino.

Righi, ed è questo che ha fatto saltare i nervi, non si limita a dire “c’è un problema”. Fa quello che in Aula quasi nessuno osa fare: collega la questione morale alla catena di comando, ai consigli di amministrazione, alle continuità. E soprattutto mette sul tavolo un passaggio che è un macigno:

in quel contesto viene fatto il nome di Marco Beccari,

legandolo al tema della governance e delle responsabilità attorno all’area che ruota su BSM, ex figura apicale del CDA dell’Ente Cassa di Faetano, proprietaria di BSM nel periodo dei ”bulgari”. Questa è la soglia che cambia tutto: quando in Aula entra il nome di chi sta, o è stato, ai piani alti, non si può più far finta di niente.

Nel momento in cui in Aula vengono evocati nomi e ruoli apicali del passato, diventa necessario, per la tutela delle persone citate e delle istituzioni, che i soggetti coinvolti chiariscano pubblicamente la propria estraneità a qualsiasi ipotesi di illecito, qualora tale estraneità sussista.

Marco Beccari ex Presidente dell’Ente Cassa di Faetano proprietaria di Banca di San Marino, padre del Segretario di Stato Esteri Luca Beccari

leggi anche:

San Marino. Marco Beccari, presidente dell’Ente Cassa di Faetano: “A chi giova agitare le acque? Su Banca di San Marino solo l’Assemblea dei Soci è sovrana”

Ora serve una smentita pubblica, netta e inequivocabile. Non un comunicatino tiepido, non un “non risulta”, non un “confidiamo nella magistratura”. Serve una frase chiara, in italiano comprensibile anche fuori da San Marino.

Nessuno li incolpa ma il nome è stato fatto, e Marco Beccari è un democristiano di lungo periodo, oltre ad essere il padre di Luca Beccari, attuale Segretario di Stato agli Esteri di San Marino.

Perché se non lo fanno, il vuoto lo riempie la percezione. E la percezione, in un micro-Stato, diventa sentenza sociale prima ancora di qualsiasi sentenza giudiziaria. È la vecchia regola: quando non chiarisci, lasci marcire. E quando marcisce, poi non controlli più niente.

Segretario di Stato Luca Beccari

C’è anche un motivo istituzionale che rende questa chiarezza ancora più non negoziabile: il Segretario di Stato Luca Beccari siede nel CCR – Comitato per il Credito e il Risparmio, cioè nel perimetro dell’Esecutivo che ha un rapporto diretto con l’architettura di governo del sistema finanziario e con la Banca Centrale. Consiglio Grande e Generale Non è un dettaglio da tecnici: significa che, politicamente, non puoi permetterti zone grigie. In un Paese normale, questa si chiama “gestione del conflitto reputazionale”: o chiudi la falla subito, o ti esplode in faccia.

Righi, nel merito, non sta chiedendo al Consiglio di trasformarsi in un’aula di giustizia. Sta chiedendo una cosa più semplice e più seria: responsabilità politica. Se circola un impianto che parla di mazzette, se ci sono arresti cautelari, se si intrecciano banche, fondazioni e operazioni sensibili, allora la politica deve fare la sua parte: dire cosa sa, cosa non sa, chi è coinvolto e chi no, e soprattutto tagliare le ambiguità.

Il succo, senza zucchero: oggi il rischio vero non è solo giudiziario. È sistemico. Perché quando la “questione morale” entra nei circuiti finanziari, entra anche nel rating, nei rapporti internazionali, nella credibilità dell’intero Paese. E a quel punto non basta più la liturgia del “c’è il Tribunale”: serve leadership politica. O la dai tu, o te la impone la crisi.

E quindi c’è da fare una sola cosa: chiarezza immediata.

Se la DC e i soggetti citati non c’entrano, è interesse di tutti che ciò venga chiarito in modo pulito e definitivo

Se c’è qualunque elemento che renda necessaria prudenza, lo gestiscano come si gestisce una crisi vera: trasparenza, responsabilità e nessun silenzio tattico. Perché il silenzio, in questa storia, non è neutralità: è benzina in mano all’opinione pubblica sammarinese.

Marco Severini – direttore GiornaleSM