“Questo Bologna è vivo!”

bologna-tifosi«ADESSO siamo un po’ più tranquilli, anche se martedì è dietro l’angolo e ci aspetta subito l’Inter. Siamo contenti per i ragazzi (intesi come giocatori, ndr) e per i tifosi, che sono stati bravi. Abbiamo vinto e l’abbiamo fatto in rimonta: in un momento delicato come questo la squadra ha dato una risposta di carattere, dimostrando di voler a tutti i costi portare a casa tre punti che sono anche frutto del lavoro».
E’ la fotografia post Carpi che scatta Marco Di Vaio (occhio ai dettagli: senza citare Rossi) a mezzogiorno di una domenica mattina all’insegna dello scampato pericolo, in cui Bologna si scopre non più sola in fondo alla classifica.

GIARDINO «Giacomo Bulgarelli». Ci sono il sindaco di Bologna Virginio Merola, i famigliari dell’Onorevole Giacomino, famigliole con cane al seguito e qualcuno che fa jogging nel polmone verde a trecento metri dalla Torre di Maratona che da ieri porta il nome di uno dei pilastri della storia rossoblù. Cinque ore dopo, con i ko di Verona e Frosinone gustati davanti alla tv, la domenica rossoblù diventa ancora più dolce: in un colpo solo, tra sabato e domenica, da fanalino di coda che era la squadra di Rossi si è messa alle spalle ben due squadre guadagnando tre punti su tutte le dirette concorrenti per la lotta alla salvezza. Non è il caso di stappare lo spumante dopo il magro ‘spettacolo’ tecnico offerto anche sabato al Braglia dagli uomini di Rossi che per più di un’ora hanno giocato in superiorità numerica (nello stilare i giudizi sul derby è utile ricordarlo). Ma certo con tre punti in più in pancia sarà un po’ meno gravido di preoccupazioni lo sbarco in città del chairman Joey Saputo, atteso tra oggi e domani a Casteldebole. Al capezzale del suo Bologna, si sarebbe detto in caso di pareggio o sconfitta al Braglia. Invece il Bologna sabato ha vinto e, anche se la vittoria è arrivata all’overtime e tra mille stenti, il morale del gruppo può solo averne tratto giovamento.

SE LO AUGURA Rossi, che sabato era un allenatore che sembrava camminare incontro a un destino già scritto (leggasi esonero: sicuro in caso di pareggio o sconfitta) e che adesso può timidamente cominciare a sperare di averla sfangata. Sperare sì, ma non troppo. L’allenatore di una squadra che non ha uno straccio di gioco e che ha collezionato 6 punti in 9 giornate non sarà mai un allenatore al sicuro: tanto meno se il prossimo avversario, domani notte al Dall’Ara, si chiama Inter, la creatura del ‘Mancio’ con dichiarate ambizioni da scudetto.

INCHIODARE il destino di Rossi all’esito di una partita che sulla carta per i rossoblù appare proibitiva può apparire eccessivo. Ma se il Bologna di domani notte, al di là del risultato, continuasse a camminare nel solco del non-gioco visto al Braglia allora tornerebbe prepotentemente di moda il nome di Roberto Donadoni, ormai candidato unico (specie dopo la vittoria del Milan ai danni del Sassuolo che ha puntellato la panchina di Mihajlovic) all’eventuale successione di Rossi.
Ragionando un po’ cinicamente, avere 6 punti invece che 3 ingolosisce anche il potenziale subentrante, che adesso sa che non erediterebbe una squadra già condannata.

MORALE: al di là di una classifica che adesso fa un po’ meno paura tocca di nuovo a Rossi tenere i fantasmi fuori dalla porta.

Resto del Carlino