Quirinale, al via la prima votazione. Si va verso la fumata nera

Una giornata fitta di incontri e interlocuzioni che però non ha prodotto alcun risultato. La prima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica va verso la fumata nera: i partiti, nonostante la girandola di vertici nelle ultime ore, non hanno trovato un punto di incontro su una candidatura condivisa e dunque oggi si prevede una valanga di schede bianche. Così la vera occasione per eleggere il nuovo capo dello Stato rischia di essere la quarta chiama, prevista per giovedì 27 gennaio. Intanto i leader delle formazioni politiche iniziano a preparare le prossime mosse.

La “rosa” del centrodestra

Il centrodestra è al lavoro per partorire una “rosa” di quirinabili. Ieri Matteo Salvini ha fatto sapere che a stretto giro verranno fatti “due, tre, quattro nomi di spessore“: si tratta di possibili candidati, uomini e donne, di alto profilo e dunque “sulla cui levatura difficilmente qualcuno potrà porre veti“. Come riferito dall’Ansa, il segretario della Lega questa mattina avrebbe incontrato il premier Mario Draghi: fonti di Palazzo Chigi, interpellate sul faccia a faccia, rispondono con un “no comment“.

I due partiti di centrodestra che sostengono il governo, ovvero Forza Italia e Lega, hanno detto a chiare lettere che l’opzione Mario Draghi al Quirinale potrebbe rivelarsi deleteria per il Paese. Silvio Berlusconi sostiene che il premier debba restare a Palazzo Chigi “per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia“. È dello stesso avviso Salvini, secondo cui togliere Draghi dal governo “sarebbe pericoloso perché l’Italia è in un momento difficile e reinvetarsi un nuovo governo daccapo fermerebbe la ripresa“.

Dal suo canto Fratelli d’Italia ha confermato la propria linea: chiederà le elezioni anticipate a prescindere da chi sarà il nuovo presidente della Repubblica. Il partito di Giorgia Meloni ha fatto il nome dell’ex magistrato Carlo Nordio come possibile candidato, ma si è detto pronto ad allargare la rosa dei nomi “anche ad altre personalità che rispondessero ai requisiti di autorevolezza, che siano rispettosi della volontà popolare e con a cuore gli interessi nazionali“.

Centrosinistra spaccato

Il centrosinistra si presenta all’appuntamento spaccato in correnti di pensiero: il Partito democratico non esclude la carta Draghi, mentre su questo fronte il Movimento 5 Stelle frena. Nel pomeriggio Enrico Letta dovrebbe incontrare Salvini anche per fare chiarezza sulle sue posizioni in merito alle ipotesi Draghi e Mattarella. “Voglio capire se la loro posizione su Draghi sia ultimativa. Pure il Mattarella bis sarà uno dei temi con cui parlerò con Salvini“, ha fatto sapere ieri.

Invece Giuseppe Conte non sembra molto entusiasta del possibile approdo di Draghi al Colle. Il leader del M5S ha specificato che non ci sono veti nei suoi confronti, ma ha tracciato una linea che dà il segno di come questa strada sia in salita: un eventuale nuovo governo potrebbe essere sottoposto al voto online degli iscritti. A quel punto la partecipazione dei 5 Stelle a un nuovo esecutivo non sarebbe scontata. Inoltre Conte ha bocciato il patto di legislatura tanto auspicato da Letta: “Il nostro primo obiettivo non è un patto di legislatura, per noi non esiste questa formula. Non mi piace. I parlamentari del Movimento non vogliono durare fino alla fine della legislatura. Noi vogliamo un patto per i cittadini“.

Il fronte giallorosso appare diviso pure sul dialogo con il centrodestra. Dal Partito democratico continuano ad arrivare toni durissimi verso gli avversari, minacciando che ulteriori candidature del centrodestra “faranno la stessa fine di quella di Berlusconi“. Più morbide invece le posizioni di Conte: i 5 Stelle, a differenza di Pd e Liberi e uguali, sostengono che non ci debbano essere veti e preclusioni verso le proposte che arrivano dalla coalizione di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.


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