Radiografia di un golpe. Le conseguenze di Mani Pulite … di Sergio Pizzolante

Un giudice, di Milano, Guido Salvini, molto famoso, molto autorevole, conosciuto per le sue indagini sull’eversione, rossa e nera, BR, Prima Linea, Autonomia Operaia, NAR, risponde ad un articolo di Fabrizio Cicchitto e svela una cosa enorme. Su Tangentopoli.
Spiega come funzionava l’ufficio dei Gip del Tribunale di Milano durate Mani Pulite.
Lui ne faceva parte. Tenuto in disparte.
Il Gip dovrebbe essere il giudice terzo.
A Milano no. Non solo a Milano.
A Milano era una protesi, un prolungamento della Procura.
Funziona così, dovrebbe funzionare così, il Pm apre un fascicolo su una persona, fa la richiesta di arresto, propone la galera o gli arresti domiciliari. Poi la scarcerazione.
Per ogni fascicolo, su ogni indagato, deve intervenire un Gip, a rotazione, dell’ufficio dei Gip, che decide la convalida delle richieste del Pm.
A Milano no. Non c’è rotazione.
Si apre, Salvini spiega il trucco, un unico fascicolo, quello su Mario Chiesa, poi tutte le richieste di arresto, tutte, centinaia, dei politici e degli imprenditori, stanno sotto quell’unico fascicolo, per un unico( gradito) Gip: Italo Ghitti.
Che convalida,sempre, ogni decisione della Procura.
Dice Salvini.
Quindi l’accusa( violenta!) senza giudice, vince sempre.
Così, con metodi irregolari, sostanzialmente illegali, la Procura di Di Pietro, Borrelli, Davigo, può fondare il Rito Ambrosiano.
Poi imitato ovunque. Ancora oggi.
Per sfondare, annullare, le linee di difesa.
Arresto, come strumento di tortura, liberazione dopo “confessione”, dopo aver fatto i nomi giusti, graditi ai Pm, pezzi di un puzzle.
Davigo ha più volte detto che tutti si mettevano in fila a raccontare di tutto.
Se ho contro un plotone di esecuzione, senza un giudice, ti dico quello che vuoi….
Non c’è più un giudice, quindi.
La giustizia senza giudice diventa giustizia politica. Di parte. Golpe.
Le sentenze? In questo clima?
C’è possibilità di difesa? No!
Cosa possono fare gli avvocati quando non c’è un giudice al quale rivolgersi?
Si sottomettono all’accusa.
Per esempio, un avvocato di serie c, sconosciuto, modesto, diventa, di colpo, il principe del Foro.
Se vuoi avere la speranza di salvarti vai da Lucibello.
Intimo di Di Pietro.
Ti sottometti.
C’è la stampa? L’informazione democratica?
Che racconta chi accusa e chi si difende.
No!
Trasmissioni televisive, dibattiti, inchieste, tutte sotto i balconi dell’accusa.
Megafoni nelle piazze.
Complice.
Già visto. Lo vediamo ancora.
Abbiamo scoperto, anni dopo, per ammissione di alcuni dei protagonisti, che c’era il Pool di Mani Pulite e c’era anche il Pool dei direttori dei giornali, tutti vivi, tutti in cattedra, ancora.
I direttori dell’Unità, Veltroni; del Corriere, Mieli;
di Repubblica, Scalfari; della Stampa,Mauro.
O loro incaricati.
Tutte le sere, alle 8, si riunivano per concordare la linea delle notizie del giorno dopo. Cosa dire, come dirlo, come non dire.
I megafoni del golpe.
Particolare di qualche rilevanza: gli editori, gli Agnelli, i De Benedetti, di quei giornali, si sono salvati. Tutti.
I partiti di riferimento, di quei giornali, Pci-PDS-Ds-Pd, sinistra Dc, si sono salvati. Tutti.
La libera informazione? I giornalisti liberi e integerrimi, che fanno la morale a tutti, i conduttori televisivi? Avranno reagito?
Si saranno ribellati ai direttori, agli editori, ai “padroni”, no?
No!
Basta leggere il libro di Goffredo Buccini, giornalista del Corriere: “Il tempo di Mani Pulite”.
Scopriamo che esisteva, di fatto, un terzo Pool, quello dei cronisti di Mani Pulite, tutti, salvo uno, dice Buccini, di sinistra, a caccia del Cinghialone, di Craxi, dei socialisti, dei democristiani non di sinistra, dei comunisti miglioristi, amici dei socialisti e quindi traditori.
Buccini, anima bella, ci racconta tutto il lavoro fatto per farsi accogliere da Di Pietro, che riceveva i giornalisti alle 7 di sera. Prima
della riunione delle 8.
Poi gli articoli. Tutti dello stesso segno.
Ossequi anche per Borrelli, Davigo, D’Ambrosio.
Nel 1994, solo due anni dopo le elezioni del 1992, quando i partiti sotto accusa, Dc, Psi, PSDI, PLI, PRI, presero il 55 per cento dei voti, gli elettori di quei partiti, non trovarono più i simboli degli stessi sulla scheda elettorale.
Pochi anni dopo, il capo di Mani Pulite, il titolare del fascicolo Mario Chiesa, Antonio Di Pietro viene eletto in Parlamento con il PDS.
Poi viene eletto al Senato, sempre con il PDS, il capo del Pool, D’Ambrosio.
Poi, il capo del Partito Democratico maggioritario, Veltroni, già componente del Pool dei direttori dei giornali durante Mani Pulite, alle elezioni si allea solo con il partito di Di Pietro. Che poi diventa ministro.
Questa la radiografia di un golpe.
Che ha sfasciato il Paese.
Il seguito della storia, le conseguenze, le conoscete.
Unico Paese il nostro, dove sono scomparsi i partiti socialisti, democristiani, liberali.
Con l’aggiunta della dannazione della
memoria storica.
Unico Paese dove coloro che, nella storia hanno perso, da noi hanno vinto.
Il Paese, nel mondo occidentale, dove sovranismo e populismo, hanno attecchito di più.
Unico Paese dove i partiti democratici non ci sono, dove vengono sostituiti da sigle di fantasia, da partiti personali, da partiti confederazioni di correnti personali.
Che adesso si agitano ma non contano nulla.
Raccontati dalla “libera stampa”, sempre la stessa, con disprezzo.
Sempre.
Quelli utili al golpe furono salvati.
Poi non si salvò più nessuno.
Poi sono nati i 5 stelle.
Le Procure che si mettono in proprio.
Sergio Pizzolante