“Ragazzaccio”, amore e cyberbullismo ai tempi del Covid

Esistono davvero cattivi ragazzi? Secondo Paolo Ruffini questo non è sempre vero e dietro atteggiamenti estremi, adolescenziali, a volte c’è solo disagio e difficoltà di comunicazione. Questa un po’ la tesi di RAGAZZACCIO, scritto e diretto dallo stesso Ruffini da domani, 3 novembre, al cinema con Adler Entertainment – Minerva Pictures. Tra i meriti di questo film il fatto che è stato girato in una settimana e che è sempre credibile specie per due aspetti: il linguaggio in cui comunicano i giovani protagonisti, ovvero una iper-connessione digitale esagitata, e la ricostruzione del lockdown e dell’ombra lunga che ha gettato su molte famiglie (siamo nel marzo del 2020). I protagonisti sono Mattia (Alessandro Bisegna), ovvero ‘il ragazzaccio del titolo’, e Lucia (Jenny De Nucci, attrice ed influencer), la coetanea da lui amata.

Un sentimento in pieno lockdown, quello di questa coppia che metterà in discussione il loro modo di vedere, nel segno che l’amore è sempre più forte di ogni virus. Intorno a questi due ragazzi alle prese con le lezioni via Zoom, tutto il loro mondo. Per Mattia un padre infermiere (Massimo Ghini) e molto depresso in piena emergenza ospedaliera e una madre distratta da una misteriosa chat via computer. Dalla sua però Mattia ha, oltre la complicità dei molti amici, quella molto particolare con il professore di lettere Roncucci (Giuseppe Fiorello). Anche per Lucia tante amiche con cui condividere la paura del Covid e ovviamente le prime passioni d’amore. “Ragazzaccio nasce durante il Covid-19, ma non parla del virus – dice Paolo Ruffini, regista da tempo impegnato su temi sociali con film come UP & DOWN e PERDUTAMENTE – . Parla di qualcosa che succede parallelamente all’insinuarsi e all’esplodere della pandemia, di come un bullo, e più in generale i ragazzi delle scuole superiori, abbiano vissuto questa sorta di reclusione forzata, e della portata enorme che tutto questo ha avuto su di loro. È un film dedicato a tutti quelli che almeno una volta si sono sentiti dire ‘È intelligente ma non si applica’. È dedicato anche a tutti quelli che a scuola si sentivano ripetere: ‘Ti butto fuori’. Perché i veri danni si fanno quando sei fuori, non quando sei dentro. Lo dedico a loro, perché io stesso ero uno di loro”.

“Ruffini un giorno mi telefona e mi propone di fare un prof che si lascia coinvolgere e coinvolge – dice Beppe Fiorello -. E io so bene quanto siano importanti e fondamentali gli insegnanti per la crescita in ognuno di noi” continua l’attore al Teatro Brancaccio di Roma strapieno di studenti che hanno assistito alla proiezione di RAGAZZACCIO. Dice invece Ghini: “Ne so qualcosa di Covid, ho quattro figli e se lo sono presi tutti. A un certo punto mi sono ritrovato con due maschi e una femmina tutti nella mia casa per fortuna abbastanza grande e ho pensato con grande tristezza a chi viveva in quaranta metri quadrati. Il bullismo? Ne so qualcosa anche io, ma la nostra generazione non ha mai approfondito queste cose, siamo passati subito alla lotta armata, alle bombe”. E di Cyberbullismo parla anche l’attore esordiente Alessandro Bisegna: “Ne ho sofferto, ma poi se vedi come si firmano, tipo user409, capisci una cosa: hanno solo paura. Vanno capiti”. Il titolo del film, già passato al Giffoni Film Festival, è lo stesso della canzone di Francesco Sarcina che accompagna questo lavoro.


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