La decisione sarà presa dopo l’interrogatorio della prossima settimana, ma la trattativa è aperta. Perché di fronte al rischio di una condanna superiore ai tre anni, Virginia Raggi sta valutando la possibilità del patteggiamento. I suoi difensori ne hanno già parlato con i pubblici ministeri al momento di concordare data e modalità dell’incontro nel tentativo di stare lontano dai riflettori.
Severino e codice etico
E adesso si fanno ipotesi sull’eventuale accordo che — questa la posizione dell’accusa — certamente non potrà essere chiuso per una pena inferiore a un anno e due mesi. Si stanno studiando gli effetti della legge Severino e soprattutto le conseguenze che avrebbe sulla sindaca rispetto al codice etico del Movimento 5 Stelle. Senza trascurare il fatto che seguendo questo percorso non sarebbero depositate le carte processuali, comprese le ormai famose chat tra la stessa Raggi e i suoi collaboratori — oltre a Marra, l’allora capo della segreteria Salvatore Romeo e l’allora vicesindaco Daniele Frongia — andate avanti per mesi. E nelle quali vengono svelati incontri e scontri con i vertici del Movimento, in particolare quelli dell’estate scorsa tra Marra e Luigi Di Maio.
Il doppio reato
L’abuso d’ufficio è contestato a Raggi in concorso con Raffaele Marra che — dicono i pm coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo — avrebbe dovuto astenersi per il conflitto di interessi e invece, come dimostrato dai messaggini ritrovati sul suo cellulare, si è occupato di tutta la procedura. Proprio per negare questo abuso, Raggi ha dichiarato negli atti ufficiali consegnati all’Anticorruzione del Comune e poi all’Anac guidata da Raffaele Cantone, di aver fatto tutto da sola. Ecco dunque il nodo da sciogliere: se la sindaca ribadirà questa ricostruzione, rischia una condanna superiore ai due anni e la sospensione immediata in base alla legge Severino. Se invece cambierà versione, ammetterà di aver commesso un falso ma non decadrà dall’incarico di sindaca perché questo illecito non è nell’elenco dei reati previsti dalla Severino. E potrebbe cavarsela con una pena a un anno e due mesi, anche se nei primi contatti informali i suoi avvocati avrebbero fatto sapere di non essere disponibili a chiudere oltre un anno. Anche tenendo conto di dover affrontare lo scoglio del codice etico dei 5 Stelle, che naturalmente non rientra nel dialogo con i magistrati perché i conti Raggi dovrà farli con i suoi leader Grillo e Casaleggio. Però ha un enorme peso politico.
L’istanza di Marra
Su tutto naturalmente pesa l’atteggiamento di Marra, ancora rinchiuso nel carcere di Regina Coeli per corruzione, accusato di aver ottenuto un appartamento dal costruttore Sergio Scarpellini mettendo «a disposizione» la sua funzione in Campidoglio. Anche lui dovrà essere interrogato nei prossimi giorni e le sue dichiarazioni potrebbero pesare in maniera determinante proprio sul destino di Raggi. Perché, nonostante le smentite ufficiali, appare evidente dalla lettura delle chat il potere che il funzionario aveva sulla sindaca e sull’intero staff. L’inchiesta sui soldi ottenuti da Scarpellini potrebbe presto chiudersi con la richiesta di giudizio immediato. Marra rischia una condanna alta, che potrebbe essere ulteriormente aggravata da questa nuova contestazione di abuso e quindi è possibile che decida di difendersi scaricando le responsabilità su Raggi o addirittura svelando nuovi retroscena sulla procedura seguita non solo sulla nomina del fratello, ma anche sulle altre che sono state contestate e per questo revocate. O addirittura rendendo pubbliche le chat per le quali aveva già fatto istanza chiedendo che fossero messe a sua disposizione tutte le trascrizioni.
Gli incontri con Di Maio
Tra le conversazioni contenute in «quattro amici al bar» via Telegram ci sono i messaggi della scorsa estate, quando la giunta Raggi stentava a decollare per mancanza di assessori fino allo scontro con il responsabile al Bilancio Marcello Minenna e con il capo di gabinetto Carla Raineri. Proprio in quel periodo si decise di trasmettere all’Anac tutte le delibere e la scelta fu condivisa con Luigi Di Maio. A parlarne con il deputato all’epoca componente del «direttorio» sarebbe stata non solo la Raggi, ma anche lo stesso Marra. Finora era emerso soltanto un incontro avvenuto a luglio, e dopo l’arresto di Marra Di Maio ha dichiarato che lo vide «su richiesta della sindaca». Nelle chat ci sarebbe invece traccia di almeno altri due incontri (uno ad agosto) e soprattutto delle consultazioni con Di Maio per la scelta di tutti gli incarichi, compreso quello di Marra a vicecapo di gabinetto. E sul quale il parlamentare avrebbe dato il via libera. Il Messaggero