Rapper morto a Roma: giudice, da imputati profonda slealtà

(ANSA) – ROMA, 07 OTT – Una “profonda slealtà” che si è
manifestata “dopo il drammatico evento, laddove si sono
adoperati per omettere, nel corso delle dichiarazioni rese agli
operanti di polizia giudiziaria, snodi fondamentali nella
descrizione dei fatti”. Così il giudice monocratico di Roma
qualifica il comportamento dei due condannati per la morte del
rapper Vittorio Bos Andrei, noto come ‘Cranio Randagio’, trovato
senza vita a causa di un mix di droghe il 12 novembre 2016 dopo
una festa in un appartamento nel quartiere Balduina. Per questa
vicenda a luglio il tribunale ha assolto Francesco Manente,
accusato di essere il fornitore della droga, mentre ha inflitto
2 anni e mezzo a Pierfrancesco Bonolis e Jaime Garcia De
Vincentiis, accusati di favoreggiamento perché secondo l’accusa
avrebbero mentito per coprire l’amico. Dalle motivazioni della
sentenza emerge che il giudice ha inviato gli atti in Procura
disponendo ulteriori accertamenti investigativi. Per il giudice
i due condannati anche quando sono “venuti a conoscenza del
contenuto delle indagini e delle intercettazioni delle celle
telefoniche e dei vari sms, hanno per così dire fatto
retromarcia su alcune circostanze emerse pacificamente”. (ANSA).
   


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