Ravenna, armi dirette a Israele: al porto bloccati due container, camion allontanati dopo la protesta

Il porto di Ravenna è diventato teatro di un caso esplosivo, in senso letterale e politico. Due container classificati come esplosivi e diretti a Haifa, in Israele, sono stati intercettati ieri, giovedì 18 settembre, al terminal Sapir. A scoprirne la presenza sono stati alcuni lavoratori, che hanno fatto circolare immediatamente la notizia.

Il sindaco Alessandro Barattoni ha confermato l’accaduto, spiegando che i contenitori erano stati destinati all’imbarco su una nave in partenza dal porto ravennate. Le prime verifiche hanno evidenziato che il materiale proveniva dalla Repubblica Ceca, la stessa nazione da cui a fine luglio era già transitato un carico simile, sempre bloccato a Ravenna.

Comune, Provincia e Regione – azionisti pubblici della società Sapir – si sono mossi in modo congiunto inviando una lettera ufficiale al presidente Riccardo Sabadini per chiedere il mancato imbarco. A firmarla lo stesso Barattoni, la presidente della Provincia Valentina Palli e il presidente della Regione Michele de Pascale. Nella nota hanno ribadito la ferma contrarietà al transito di armi dirette in zone di conflitto, legando la presa di posizione alla condanna delle azioni militari del governo israeliano, definite causa di vittime civili innocenti.

Poche ore dopo è arrivato l’aggiornamento atteso: i due camion portacontainer hanno lasciato il porto. A darne l’annuncio è stato lo stesso sindaco, che ha ringraziato pubblicamente chi ha reso possibile il risultato.

L’episodio ha riacceso il dibattito acceso sulle spedizioni di materiale bellico attraverso lo scalo ravennate. Per le istituzioni locali, quella di ieri non è stata soltanto un’operazione logistica sventata, ma un gesto politico che vuole ribadire il “no” al traffico d’armi e alla strumentalizzazione del porto di Ravenna come canale per alimentare conflitti internazionali.