I banditi sono arrivati a bordo di tre auto rubate, tre Renault: una Captur, una Scenic e una Megane. Tutte con colori chiari, che di solito danno meno nell’occhio. E in pieno pomeriggio hanno seminato il terrore in via Gramsci, il salotto di Milano Marittima, la via delle boutique e delle gioiellerie. Due di queste, la Bartorelli e la Guardigli, assai rinomate, sono state assaltate in simultanea con altrettante vetture lanciate come ariete, in retromarcia, dopo un breve e improbabile slalom tra i cordoli della aiuole che contengono i pini e i grossi vasi di fiori. Ieri era giovedì, tradizionale giorno di chiusura. Ma come sempre molti negozi erano aperti, vetrine illuminate e tanta gente a passeggio. Qualcuno ha sentito degli spari, ma a terra non sono stati trovati bossoli. Forse erano colpi a salve o di scacciacani, per alzare il livello della tensione e costringere i presenti a voltarsi dall’altra parte.
Alla fine la doppia spaccata si è risolta con un nulla di fatto. Molto spettacolare, danni ingenti, a fronte di un bottino pari a zero. Quando il commando, composto da cinque banditi con passamontagna, è entrato in azione l’orologio segnava le 16.54. Un’azione fulminea e infruttuosa, ripresa dalle telecamere comunali e delle attività che hanno filmato esattamente un minuto e 15 secondi di paura. Un tempo interminabile, per chi si trovava dentro i negozi o per strada. Ma sufficientemente rapido da consentire ai malviventi di far perdere le tracce. Sebbene a mani vuote. Due auto sono state abbandonate sul posto, davanti alle vetrine danneggiate, ma che hanno retto l’urto impedendo ai rapinatori di entrare. La terza, la Megane, è stata rinvenuta poco dopo, intorno alle 17.30, lasciata nei pressi del cimitero Cervia. La schiuma all’interno fa pensare a un tentativo di cancellare le tracce. Quindi erano pregiudicati. Sul posto, con l’ausilio dei filmati e attraverso le testimonianze, i carabinieri della locale compagnia guidata dal capitano Giuseppe Mercatali e del comando provinciale – presente anche il colonnello Massimo Cagnazzo – hanno ricostruito questa dinamica. Le tre Renault arrivano insieme, violando la una zona a traffico limitato. La Scenic dribbla i cordoli del lussuoso arredo urbano fino a raggiungere la gioielleria Guardigli, la Captur compie analoghe manovre in diagonale e si pone di fronte alla gioielleria Bartorelli. A bordo ci sono uomini incappucciati, due per vettura. Il quinto scende dalla Megane, rimasta al centro del viale e in posizione di fuga, e istruisce i complici sulle manovre da compiere. Nello stesso istante le due auto-ariete si lanciano in retromarcia contro le vetrine antisfondamento, che viste le brevi rincorse si incrinano ma non vanno in frantumi, consentendo a titolari e dipendenti di mettersi al riparo. Intanto i banditi scendono. Gridano ai passanti di voltarsi. Alcuni, dicono i testimoni, sarebbero armati di mitra, ma i carabinieri non confermano. I colpi esplosi, quelli sì, vengono sentiti nitidamente. Una residente si affaccia dal balcone e vede un uomo, robusto, mentre spara rivolto verso la gioielleria. Ma alla fine nessun ferito e nessun bossolo sull’asfalto. Il commando desiste e batte in ritirata, forse utilizzando anche uno scooter. Un assalto hollywoodiano, preparato in grande stile. Ma con epilogo da film di Villaggio. Il Resto del Carlino