«Ho perso la testa, ho fatto una cosa che non dovevo fare». La prima volta si giustificò così. Era l’aprile del 2010, H.K. era scappato in Tunisia con i figli, per sottrarli alla moglie. Per quella fuga, di cui a lungo si occuparono le cronache e accompagnata da precedenti lesioni e maltrattamenti in famiglia, patteggiò dieci mesi di pena. Ma l’epilogo a lieto fine che ci si aspettava non c’è stato.
Perché l’uomo, che oggi ha 48 anni, è tornato in Italia e, non rassegnandosi alla separazione, avrebbe cominciato a rendere impossibile la vita alla ex moglie, cittadina moldava 34enne, pedinandola ma, soprattutto, facendola controllare dagli amici. Così, a distanza di un anno dall’ennesima denuncia, e sulla scorta delle indagini svolte dalla Sezione reati contro la persona della Squadra mobile, il Tribunale ha accolto la richiesta di carcerazione fatta dalla Procura, inasprendo così una precedente misura che gli impediva di avvicinare la donna, puntualmente disattesa. Già ai tempi della precedente sentenza i campanelli d’allarme erano parecchi. La donna, all’epoca, accusava il marito di picchiarla e di limitarla nelle sue libertà, impedendole di truccarsi, indossare gonne, andare in discoteca.
Ma l’uomo negava di sottoporla ai suoi rigidi precetti imposti dalla religiose musulmana. Dopo la fuga in patria – prese i figli dicendo che sarebbero andati a Mirabilandia, invece si imbarcarono a Genova – seguì il pentimento con ritorno in Italia, e per la signora è cominciato un nuovo incubo. Fatto di appostamenti e pedinamenti cui sarebbe stata incessantemente sottoposta, al punto di toglierle il sonno e farle temere che i figli, che vivono con lei, le potessero essere nuovamente sottratti. Soprattutto dopo essersi accorta che quelli in loro possesso erano soltanto le fotocopie dei documenti di soggiorno, in quanto gli originali li aveva lui. Presunto stalker, ma astuto. Non il solito repertorio fatto di minacce di morte e appostamenti assidui e ripetuti. Per controllare la ex moglie avrebbe posto in essere un piano più subdolo: la faceva controllare dagli amici. E quando la incrociava, nei posti che lei frequentava, faceva sembrare fosse sempre per caso. Ma la metteva al corrente di conoscere per filo e per segno tutti i suoi spostamenti. E a lei, terrorizzata, non è rimasto che affidarsi alla polizia. Il Resto del Carlino