La Regione Emilia-Romagna prende posizione sul caso del gas liquefatto di provenienza russa transitato attraverso il rigassificatore di Ravenna. La vicenda – emersa da un’inchiesta televisiva che ha richiamato l’attenzione nazionale – ha sollevato interrogativi sulla coerenza delle politiche energetiche italiane rispetto all’impegno a sganciarsi dalle forniture di Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina.
Il vicepresidente regionale Vincenzo Colla ha chiarito durante la seduta dell’Assemblea legislativa che l’amministrazione giudica inaccettabile la presenza di gas russo nei flussi che transitano in Romagna, ricordando come i rigassificatori siano stati concepiti proprio per rafforzare l’indipendenza energetica del Paese da Mosca e dalle linee del Nord Stream. Colla ha annunciato l’intenzione della Regione di segnalare formalmente la questione alle autorità competenti, per impedire che simili situazioni si ripetano.
Il rappresentante della giunta ha inoltre evidenziato che la Regione non dispone direttamente dei dati relativi ai fornitori che operano sull’importazione di Gnl né del dettaglio sui Paesi di provenienza del gas. Informazioni di questo tipo sono nelle disponibilità del Ministero e dell’Autorità nazionale di regolazione per l’energia, chiamate dunque a garantire trasparenza e monitoraggio.
Dal dibattito emerge la richiesta che le istituzioni rafforzino i controlli, affinché Ravenna non diventi un nuovo punto di ingresso per l’energia russa, in contrasto con i piani di diversificazione degli approvvigionamenti e di sicurezza nazionale.