Ravenna. PRI-Emilia Romagna, Fusignani su porto e infrastrutture

Il Porto di Ravenna corre, ma rischia di inciampare sulle sue stesse strade. Nei primi nove mesi del 2025 il traffico merci ha superato i 20 milioni di tonnellate, con una crescita del 7,3% rispetto all’anno precedente. Trainano i prodotti liquidi e il comparto agroalimentare, entrambi in aumento di oltre il 21%, mentre crescono anche il traffico ferroviario, la crocieristica con 70 scali e circa 230 mila passeggeri e il traffico container, sostenuto dalle buone performance di TCR. Numeri che confermano un porto dinamico, competitivo e strategico per l’economia romagnola.

A questi risultati si aggiunge un ulteriore segnale di crescita: l’aumento del pescaggio dei fondali, che permetterà una maggiore capacità di ricezione in piena sicurezza. La recente Ordinanza della Capitaneria di Porto incrementa i pescaggi in dieci tratti di banchina e in sei bacini di evoluzione lungo il Canale Candiano, con altri interventi già in programma. Un provvedimento atteso e frutto di un lavoro coordinato tra Autorità Marittima, Autorità di Sistema Portuale, Servizi tecnico-nautici e istituzioni locali, che coniuga sicurezza e competitività. Un passo avanti importante, che però rende ancora più urgente dotare il porto e il territorio di infrastrutture di collegamento adeguate a sostenere questo potenziale di crescita.

Eppure, risultati tanto positivi rischiano di essere vanificati dall’inadeguatezza delle infrastrutture esistenti e dalla lentezza nella realizzazione di quelle nuove. La Regione deve ora tradurre in realtà quanto previsto dal PRIT, consentendo al territorio ravennate di esprimere appieno il suo potenziale.

Lo sviluppo di Ravenna, infatti, non può essere isolato: deve integrarsi con Forlì, con il suo polo artigianale e l’aeroporto collegato anche alla crocieristica, e con Cesena, dove il comparto ortofrutticolo e la filiera del freddo sono essenziali per la logistica dei container refrigerati.

La Regione ha un ruolo centrale. Serve un impegno concreto per realizzare le opere previste nel PRIT. Tra le priorità: la Ravegnana, su cui i sindaci di Ravenna e Forlì hanno già definito accordi chiari, e la variante di Mezzano, da completare rapidamente con ANAS. Non meno urgente è rafforzare i collegamenti verso nord: la E-45, vitale per il traffico merci, e la SS 309 Romea, che deve rispondere alle esigenze turistiche e logistiche del bacino ravennate e del porto.

Aggiungo che non basta inserire le opere nel PRIT: serve garantire anche i finanziamenti necessari ad ANAS per poterle realizzare. Troppo spesso, infatti, ci si batte per ottenere la priorità nei piani regionali, salvo poi sentirsi dire che mancano le risorse per attuarle. È una logica che il territorio non può più permettersi: occorre coerenza tra programmazione e capacità finanziaria, altrimenti il rischio è quello di avere progetti senza futuro.

I numeri parlano chiaro: il Porto di Ravenna è pronto a crescere ancora, generando sviluppo per tutta la Romagna. Ora serve che la Regione passi dalle intenzioni ai fatti, pianificando, finanziando e realizzando le opere necessarie.

Se vogliamo trasformare questi risultati in sviluppo reale e duraturo, servono decisioni rapide e coraggiose. Il Porto di Ravenna ha dimostrato di avere tutte le carte in regola: non lasciamo che resti un’occasione mancata. Il tempo delle attese è finito.

                   Eugenio Fusignani

Segretario regionale PRI Emilia-Romagna