Referendum Brexit, contagio in atto in Europa e i mercati cercano rifugi sicuri

Nigel_Farage_of_UKIPReferendum sulla Brexit vicino, i mercati iniziano a scontare i rischi e il mercato immobiliare a Londra si mette in stand-by.

Si è tenuto ieri alla ITV il dibattito sulla Brexit, in vista del referendum del 23 giugno, che ha visto la partecipazione del premier David Cameron per i “Remain” e del leader dell’Ukip, Nigel Farage, per i “Leave”. Il primo ci ha messo tutta la sua verve per cercare di convincere i sudditi di Sua Maestà che il Regno Unito dovrà restare nella UE. Ha definito “piccoli inglesi” coloro che vorrebbero portare fuori il paese dalle istituzioni comunitarie, affermando “noi siamo gente che lottiamo, non che ce ne usciamo” e “chi ama il Regno Unito non danneggia la sua economia”.

Dal canto suo, Farage ha invitato a tenere presenti le condizioni dei britannici, che “hanno avuto un brutto momento”, ma ha anche speso parte del suo tempo per cercare di allontanare da sé le accuse di istigazione al razzismo, in relazione a una sua precedente affermazione, secondo la quale “chi vota per rimanere nella UE, vota per aumentare il rischio che le donne del paese siano vittime di aggressioni sessuali in stile Colonia”.

Bolla immobiliare Londra potrebbe sgonfiarsi nel breve

A poco più di due settimane dal voto, si iniziano a intravedere alcuni segni delle preoccupazioni degli investitori sulla possibile separazione tra Londra e Bruxelles. Le transazioni immobiliari ad opera di investitori stranieri nella capitale sono diminuite nel primo trimestre finanche del 30%, secondo JLL, che spiega come gli acquirenti d’Oltremanica potrebbero ridurre fino al 45% gli acquisti fino al referendum.

In sé, il contraccolpo non sarebbe negativo in assoluto sui residenti, che negli ultimi 20 anni hanno visto esplodere di oltre il 500% i prezzi delle case. Il mercato immobiliare a Londra è in bolla e sarebbe prossimo ai picchi pre-crisi, considerando il rapporto tra il valore commerciale medio di un immobile e il reddito medio di una famiglia. Che i prezzi si sgonfino un po’ sarebbe tutt’altro che una tragedia, ma il rischio è che in caso di Brexit si assista semplicemente a una forte volatilità, provocata da un tonfo iniziale degli acquisti da parte degli stranieri, seguito da un nuovo boom, quando il deprezzamento della sterlina sarà ritenuto del tutto dispiegatosi, rendendo le transazioni a buon mercato e con grossi margini di realizzi.

Euroscetticismo avanza ovunque

I mercati stanno iniziando a prendere le contromisure all’ondata di crisi, che potrebbe scatenarsi con un voto favorevole alla Brexit. Un sondaggio realizzato da Pew Center Research su un campione di 10.000 europei ha riscontrato un aumento esponenziale dello scetticismo verso la UE. I favorevoli alle istituzioni comunitarie in Francia sono crollati, ad esempio, dal 69% del 2004 al 38% di oggi, in Spagna dall’80% al 47% e ancora più impopolare viene considerata la gestione dell’immigrazione da parte di Bruxelles, con punte del 94% di insoddisfatti in Grecia, il paese investito maggiormente dal fenomeno dei rifugiati.

Persino nei paesi a maggiore tradizione europeista, come la Germania, crescerebbe il fronte di quanti vorrebbero un ritorno alle competenze nazionali su alcune materie-chiave.

Prezzo oro su, rendimenti Bund giù

Dunque, la Brexit potrebbe essere solo l’inizio di una nuova fase di disgregazione della UE, praticamente impopolare in ogni stato membro, dal Nord al Sud dell’Europa. I mercati hanno iniziato a comprendere la portata dei rischi e rapidamente si starebbero riposizionando. Le quotazioni dell’oro, anche con l’atteso rinvio di un secondo rialzo dei tassi USA, sono schizzate in poco più di una settimana dai quasi 1.203 a 1.252 dollari l’oncia, registrando un rialzo del 4%.

I rendimenti dei Bund tedeschi hanno toccato ieri un nuovo minimo storico, scendendo sotto lo 0,5% sulla scadenza decennale. Attualmente, essi si attestano allo 0,05%, in calo di 10 punti base da inizio mese, -66%. E la sterlina si mostra abbastanza volatile, perdendo a giugno l’1,7% contro l’euro e tornando sostanzialmente ai minimi da tre settimane.

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