Eugenio Fusignani, segretario politico della Federazione Regionale Emilia-Romagna del Partito Repubblicano Italiano (PRI), interviene in vista del voto dell’8 e 9 giugno, quando gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi, quattro dei quali riguardano temi del lavoro e uno la cittadinanza.
Nel suo appello, Fusignani ribadisce la sua ferma convinzione nel valore del referendum come strumento di democrazia diretta, ma ne sottolinea anche i limiti attuali. “Il referendum è nato per favorire la partecipazione diretta dei cittadini, ma negli ultimi decenni è diventato spesso terreno di scontro ideologico, marketing politico o scorciatoia per evitare il confronto parlamentare”, osserva il segretario regionale. Spesso, infatti, i quesiti referendari risultano troppo tecnici e poco chiari, lasciando gli elettori in difficoltà nel comprendere appieno le implicazioni delle scelte.
Sul merito della consultazione, Fusignani condivide le posizioni espresse dalla UIL, in particolare sulle criticità del Jobs Act, soprattutto riguardo alla riduzione delle tutele contro i licenziamenti illegittimi e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Pur sottolineando la necessità di una legislazione del lavoro che concili diritti e sviluppo senza precarizzare la dignità delle persone, il segretario mette in guardia sull’efficacia limitata dello strumento referendario su temi così complessi, che richiedono strategie ampie, investimenti e controlli efficaci.
Il PRI esprime invece un sostegno chiaro e convinto solo al referendum sullo ius scholae, che propone il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi è cresciuto e ha studiato in Italia. Fusignani lo definisce “un passo avanti verso un’Italia più giusta e moderna, che include chi ha dimostrato con il proprio percorso scolastico di appartenere a questa comunità”. La visione repubblicana richiamata dal segretario fa riferimento all’idea mazziniana di cittadinanza basata sulla partecipazione consapevole e non solo sull’eredità.
La segreteria regionale del PRI Emilia-Romagna ha quindi invitato le federazioni locali a sostenere il SÌ al referendum sulla cittadinanza, lasciando invece libertà di voto sugli altri quesiti, con la fiducia che ogni repubblicano saprà scegliere responsabilmente.
Infine, Fusignani lancia un messaggio politico più ampio: “Senza partiti seri e un Parlamento forte, si indebolisce l’intera democrazia. Il referendum può essere un pungolo, ma non può diventare l’unica voce. Se le riforme non si fanno in aula, non è colpa dei cittadini, ma di una classe dirigente che non ha il coraggio di decidere”. Il segretario conclude sottolineando che la vera sfida resta trasformare la partecipazione democratica in buona politica.