Referendum sì o no?
Sono anni che mi sono allontanato dalla politica attiva. Sì, ho cercato di riorganizzare assieme ad altri compagni il Partito Socialista, ma purtroppo la politica è talmente intrecciata che non si riesce a trovare il bandolo della matassa.
Ultimamente, però, ho un gran pensiero che mi assilla: l’Accordo di associazione con l’Unione Europea.
Mi chiedo: Perché noi cittadini dobbiamo stare in silenzio davanti a una decisione così importante, decisione che prenderanno solo i pochi eletti? Con accordi chiari e trasparenti, condivisi con la nostra gente, dovremmo avvicinarci meglio all’Europa in un clima più disteso e rispettoso verso tutti. Tutti i cittadini hanno il diritto di voler capire meglio l’accordo da firmare, quali sono i pro e i contro e come ci vincolerà. Come molti hanno già detto, il nostro territorio è limitato e vanno ponderate molto bene le decisioni prima di vincolarci all’Europa.
Non mi convince molto tutta questa voglia di fare il salto con gli occhi bendati, e si inizia a percepire un odore sgradevole: più passa il tempo e più questo famigerato accordo di associazione con l’Europa puzza. Il mio risentimento maggiore è l’insistenza con cui si affronta e si vuole portare avanti il problema: “No referendum, sì alla fiducia verso chi ci governa.”
Facciamo come la scimmietta che non vede, non sente, non parla e… Speriamo bene! Questo credo che sia inaccettabile.
Quando un governo composto dal 75% del Consiglio, quindi molto forte sulla carta, un governo che dovrebbe essere uno schiacciasassi per i numeri con cui è composto, non riesce ad accettare una formula tanto facile e democratica — “Sentiamo cosa ne pensa la nostra gente” — a me sembra che questo metta in risalto tutta la debolezza del governo.
Un governo non dovrebbe mai imporre niente con la forza dei numeri, anche se poi questi numeri li ha perché tutti i partiti, o quasi tutti, hanno preferito stare dalla parte della sedia.
La sedia è sempre ben gradita, ma le idee però all’interno dell’esecutivo sono molto contrastanti e quindi è meglio non rischiare, imponendo una scelta calata dall’alto.
Però proprio il principio di IMPORRE non funziona. Ed è qui che a tutti noi cittadini viene la puzza sotto il naso.
Qui è in gioco il futuro della nostra Repubblica, che ha sempre guardato come obiettivo principale la difesa del suo piccolo Stato.
Anche Napoleone, all’epoca potentissimo, voleva farci espandere fino al mare, ma i nostri avi, già contenti di quello che erano, non hanno ceduto alle lusinghe e siamo rimasti quella piccola Repubblica orgogliosa e inattaccabile. Con la restaurazione fatta dopo la caduta di Napoleone, forse oggi la nostra Repubblica non ci sarebbe più. Quindi attenzione.
Noi siamo un piccolo Stato. Abbiamo bisogno di attenzioni particolari dagli Stati più grandi, altrimenti rischiamo di rimanere schiacciati. Io voglio che la mia Repubblica sia fiera, ambiziosa e decida il proprio futuro sempre con la testa alta, senza imposizioni dettate da poteri economici e altro. Sta a noi programmare il nostro futuro con scelte mirate, serie e ambiziose.
Per esempio, il riarmo. Cosa ci interessa sostenere il riarmo, quando la nostra storia ha sempre parlato di pace? Mi sembra che l’Europa stia invece andando in questa direzione.
Il riarmo, per cosa? Poi, oltre alle armi, ci vogliono anche le persone che le usano. Parlare di queste cose nel 2025 fa pena, quindi forse, anche se rimaniamo un po’ isolati, a me piace che la mia Repubblica sia sempre contro tutte le guerre, da qualsiasi parte esse inizino, e contro tutti gli armamenti che portano solo a usarle.
Siamo sicuri che, una volta firmato l’accordo, noi saremo ancora liberi di decidere ciò che vogliamo? Attenzione. Io non delego nessuno su queste scelte, sono disposto ad ascoltare chi ne sa più di me, in riunioni pubbliche organizzate, ma non delego nessuno. Il mio pensiero forse non smuoverà nessuno, ma se un bel gruppo di cittadini vuole capire e puntualizzare bene l’argomento, se ci facciamo sentire per chiedere più chiarezza, credo che alla fine un governo democratico non possa passare sopra a tutti.
In modo chiaro dobbiamo chiedere a chi ci governa:
-
che vogliamo capire bene come stanno le cose, con calma;
la fretta non ha mai portato a buoni risultati. -
che vogliamo essere parte attiva e non passiva nelle scelte che andranno a segnare il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti;
-
che vogliamo partecipare e non delegare, perché nessuno oggi vive più nelle caverne e tutti siamo in grado di capire le cose.
Anche se perdiamo tempo nell’approfondire l’argomento, magari anche con il contributo di tecnici esperti, possiamo cercare la soluzione migliore per il bene della nostra Repubblica.
Credo che non sia tempo perso, ma tempo usato per fare scelte sensate e meditate attentamente.
Per una volta mettiamo da parte la politica o l’interesse politico e guardiamo al bene comune.
REPUBBLICA = cosa pubblica.
Rispettiamo almeno questo concetto.
Paolo Bollini