
Iniziato lo spoglio per il referendum sulla riduzione dei parlamentari. In base ai primi exit poll dovrebbe essere in vantaggio il “Si” con circa il 60%-64% delle preferenze e il “No” dovrebbe quindi essere in una forbice tra il 36 e il 40. La prima sezione scrutinata, riporta il ministero dell’Interno, ha visto una vittoria del Si con il 63,3% e il No al 36,67%. Un dato che confermerebbe i primi sondaggi all’uscita dai seggi elettorali. L’affluenza, secondo il Viminale, dovrebbe essersi attestata al 53%.
Cosa modifica il referendum
Trattandosi di un referendum, consultivo e non abrogativo, non è previsto il quorum. Tutto dipenderà quindi dalla vittoria del si o del no. In caso di vittoria del voto positivo, la riforma sul taglio dei parlamentari voluta fortemente dal Movimento 5 Stelle entrerà in vigore. Bocciata, invece, in caso di vittoria del no.
Il “si” al referendum sul taglio dei parlamentari inciderà in particolare sugli articoli 56 e 57 della Costituzione. Nessuna modifica al funzionamento di Camera e Senato né alle prerogative. Il taglio prevede che il numero dei deputati passerà dagli attuali 630 a 400, mentre i senatori passeranno da 315 a 200. In caso di vittoria del “no”, pur molto improbabile, di fatto non accadrebbe nulla dal punto di vista tecnico ma ci sarebbe ovviamente un terremoto dal punto di vista politico, specialmente in casa pentastellata. Anche per questo motivo il ministro Luigi Di Maio sta seguendo con molta attenzione lo spoglio negli uffici della Farnesina. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, invece, segue lo spoglio dei voti dal Nazareno, dove è stata anche allestita la sala stampa per il commento sul risultato.
Lo spread scende
Il risultati del referendum sembrano essere apprezzati anche dal mondo finanziario che vede allontanarsi un possibile rischio di stabilità del governo. Lo spread Btp/Bund è immediatamente sceso di quattro punti dopo i primi exit poll.
I commenti del mondo politico
“Se come sembra siamo di fronte all’affermazione del Sì al referendum il dato che appare chiaro è che l’attuale parlamento non può votare il presidente della Repubblica“. È con queste parole che il deputato della Lega, Edoardo Rixi, ha commentato i primi risultati del voto del referendum ad AdnKronos. “La riforma prevede che ci siano 600 parlamentari, non gli attuali 945, un collegio di voti decisamente diverso” ha ricordato il deputato ligure del Carroccio. Più netto invece Gian Marco Centinaio, che ammette la sconfitta.
Nazario Pagano di Forza Italia, uno dei promotori del Comitato del No, ricorda sempre ad AdnKronos la difficoltà della campagna: “C’è soddisfazione rispetto ai blocchi di partenza quando la partita era data per persa ma c’è anche l’amaro in bocca perchè se, come avevamo chiesto noi del comitato del No, si votato ad ottobre sono convinto che avrebbe vinto il No“. “Abbiamo avuto solo due settimane per fare campagna elettorale, peraltro nella confusione della campagna delle regionali – ha detto il forzista – Eppure in solo due settimane c’è stata l’ascesa impressionante del No. Se avessimo avuto due settimane in più, avremmo vinto, ne sono profondamente convinto. Questo ci stimola a proporre nel più breve tempo possibile una vera riforma costituzionale che supero questa espressione della demagogia e dell’antipolitica“.
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