Reggio Calabria. Ucciso in casa, fermata la moglie. “L’amante ragazzino è il complice”

Carabinieri cadavereSECONDO i carabinieri era un giallo ‘a bassa densità’, quello per l’omicidio di Ernesto Ienco, agricoltore di 31 anni, sposato e padre di due figlie piccole, avvenuto il 25 ottobre scorso a Riace, in provicnia di Reggio Calabria. E il mistero è durato meno di una settimana. Da sabato sera, infatti, sono rinchiusi in carcere, sottoposti al fermo di indiziati di reato, la moglie della vittima, Sabrina Marziano, di 28 anni, e il suo giovane amante, Agostino Micelotta, di 21.
Le ricostruzioni balistica e medico-legale avevano già stabilito che i quattro colpi di fucile a pallettoni da cui Ienco era stato ferito gravemente al torace e a un fianco provenivano dall’interno di casa sua.

L’UOMO, poi, venne finito con un corpo contundente. L’incrocio con le numerose testimonianze raccolte sulla storia familiare dei coniugi e con le intercettazioni e i tabulati telefonici, avrebbe portato a concentrare i sospetti sui due amanti. Si erano conosciuti un paio d’anni fa proprio grazie al marito della donna e da allora erano legati da quella che gli investigatori definiscono «un’intensa relazione amorosa», tanto da coltivare «l’idea di costruirsi un futuro insieme». Lei, secondo quanto emerso da alcune testimonianze di amici e conoscenti, per un certo periodo se ne era anche andata di casa, salvo poi farvi ritorno senza però interrompere la relazione con Micelotta. Ma Ienco, che comunque aveva capito tutto, si sarebbe messo di traverso rifiutando la separazione consensuale. La notte del 25 ottobre, all’una e venti circa, Ienco, che tirava avanti anche facendo il muratore e l’autista, era caduto nella trappola dei due che lo aspettavano al suo ritorno da un matrimonio fuori del paese. Prima le fucilate a ripetizione, poi quei colpi vibrati furiosamente sulla nuca della vittima ormai a terra da parte degli amanti, probabilmente con un soprammobile che manca all’appello del sopralluogo domiciliare. Fino a uccidere. Anche il padre di Ienco, Nicola, piccolo imprenditore edile, morì in un agguato molto simile nel marzo del 2011. E qualcuno, subito dopo il nuovo delitto, aveva ipotizzato che si fosse riaccesa una sanguinosa faida familiare, con i metodi dei sicari della criminalità organizzata peraltro molto attiva nella zona.

ORA, finita la prima parte del lavoro dei carabinieri della compagnia di Roccella Ionica e del Gruppo provinciale, i due amanti sono a disposizione della procura di Locri, competente per territorio. Entro i termini previsti per la convalida del fermo, negli interrogatori dovranno difendersi dalle accuse di concorso in omicidio aggravato, porto e detenzione di armi.

Resto del Carlino