Perchè tanti no comment, sia da Legacoop che da Unieco, sul futuro della storica cooperativa di costruzioni? Per diversi motivi, tra cui quello del contrasto tra cda di Unieco e la Lega delle cooperative sui piani a medio termine. Si tratta di uno scontro divenuto evidente negli ultimi giorni. I vertici della cooperativa di costruzione ritengono che la crisi possa essere gestita mantenendo autonoma Unieco; mentre i piani di Legacoop puntano a creare un nuovo contenitore entro cui possa proseguire l’attività di Unieco, magari con ciò che resta del settore costruzioni di Coopsette. Perché secondo i vertici di Legacoop questa è l’unica strada possibile? In assenza di pronunciamenti ufficiali, si possono riportare le voci che circolano in via Ruini. E secondo queste voci, il piano di salvataggio della cooperativa non metterebbe al sicuro Unieco in modo definitivo.
Ricapitolando: Mps avrebbe dato un nulla osta alla cessione del suo credito verso la cooperativa a due fondi (Oxy – Attestor), operazione che vedrebbe l’ingresso in campo anche di una società del mondo cooperativo (Demostene, con i soci Coopfond e Ccfs). Ma, anche qualora questo piano dovesse essere approvato (le due diligence sarebbero ancora in corso: la partita sarebe dunque da definire), Unieco dovrebbe passare comunque per un concordato.
Qualora la procedura fosse approvata, la cooperativa potrebbe continuare ad operare, ma senza la dotazione patrimoniale di partenza: sarebbbe questa situazione, parecchio precaria secondo i vertici di Legacoop, a spingere verso la creazione di una nuova società, in cui potrebbe confluire anche quello che resta del settore costruzioni di Coopsette. Una operazione ‘industriale’ che potrebbe essere sostenuta da altre finanziarie del mondo cooperativo.
I vertici di Unieco però sembrano pensarla diversamente: la cooperativa avrebbe la forza per camminare con le proprie gambe. In mezzo a questo scontro, ecco la richiesta di liquidazione coatta amministrativa arrivata da Legacoop per Unieco, perché secondo la lega non ci sarebbero più i presupposti di continuità dell’azienda: la prospettiva esattamente contraria a quella su cui sta lavorando il cda di Cinzia Viani. Da qualunque lato si guardi questa partita, la battaglia in corso ha contorni evidenti. Il Resto del Carlino
