Dichiarazione-stampa del Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi in relazione alla firma del Protocollo di Comunità
La sottoscrizione di oggi è il più recente approdo di un modo di vivere e di essere comunità, che ci appartiene, che è tipicamente emiliano. Questo protocollo infatti ha radici nell’idea di vicinato che è stata di un tempo assai diverso dal nostro, ma che possiamo declinare in una idea attuale di comunità.
Questo accordo a Reggio Emilia poggia su basi solide ed è in grado di mettere a valore il senso civico e la responsabilità dei cittadini, riproponendo quel presidio ‘spontaneo’ del territorio che è dato dalla semplice presenza delle persone nei loro luoghi di vita e di relazione. Inoltre i cittadini possono contare su istituzioni in dialogo con loro e su rapporti efficaci in grado di analizzare i fenomeni e indicare modalità di intervento tali da contribuire a risolvere le criticità. E’ quanto accaduto nel quartiere della stazione, in via Veneri e via Filzi, in Gardenia, nella zona del Municipale. Un quartiere può rinascere con azioni di prevenzione e repressione, che da sole però non bastano: di eguale importanza è l’affermazione di un’idea di comunità.
Servono pene più severe per i reati predatori, efficacia delle espulsioni e ove possibile, chiaramente senza violare diritti costituzionali e valori fondamentali, rafforzare la previsione di misure di custodia e carcerazione. In ogni caso non si costruisce sicurezza urbana militarizzando le città, bensì attuando quei modelli sinergici, il protocollo sul Controllo di comunità è senz’altro fra questi, che chiamano in causa istituzioni e forze dell’ordine, comunità e agenzie diverse presenti sul territorio, quali la scuola e le attività culturali, spesso punto di riferimenti e relazione nei quartieri. Appunto: il terreno, su cui far crescere un controllo di comunità, è fertile. Non resta che attendere buoni risultati.