Con tanti primariati senza titolare, all’ospedale Santa Maria Nuova come in misura minore all’Aussl, il 2017 si avvia a essere l’anno dei concorsi. Fausto Nicolini non lo nega, pur ricordando che direzioni importanti come quelle di oncologia e rianimazione sono da poco state coperte. Si ricomincerà probabilmente con anatomia patologica. «Ora è il momento del cambio di passo – afferma il dg –. Predisporremo un calendario per avere i concorsi in tempi adeguati. Prima occorre stabilire i profili dei candidati necessari specialità per specialità».
Direttore, perché tanti reparti e servizi hanno il facente funzioni?
«Perché ci siamo trovati fisiologicamente ad avere in poco tempo una serie di pensionamenti, quasi una generazione in quiescenza. Perché stiamo cercando di applicare al meglio la legge di riordino ospedaliero che prevede dimensionamenti di strutture in rapporto all’effettiva utenza, quindi ci siamo fermati con gli incarichi in attesa di sapere cosa decide Roma. Infine perché il processo di fusione richiede riorganizzazioni».
Spaventa il ricambio generazionale?
«Può suscitare timori, si perdono certezze e punti di riferimento, ma si devono cogliere anche le opportunità del ricambio. Non si pensi ‘Dopo di noi il diluvio’, ma solo alla crescita professionale. Compito di una buona direzione di struttura è far crescere allievi e collaboratori. Se non succede, qualcosa non ha funzionato».
Avrà un nuovo primario anche la cardiologia.
«Sì, abbiamo valutato che il doppio reparto di cardiologia non sia un modello così diffuso. Andremo a concorso nei prossimi mesi per la direzione della cardiologia unica. Intanto abbiamo nominato ad interim Alessandro Navazio che ha più titoli».
Di quale iniziativa è particolarmente fiero?«Le cosiddette équipe itineranti. Abbiamo sperimentato, ad esempio a Scandiano, un’integrazione stretta col Santa Maria Nuova in chirurgia senologica per cui Guglielmo Ferrari e i suoi collaboratori eseguono interventi in breast unit anche in sale operatorie diverse da quella reggiana con lo stesso grado di sicurezza. Tra l’altro, operando solo all’arcispedale si ingolferebbero le sale operatorie con ripercussioni negative anche sui tempi d’attesa. Analogamente si sposta negli ospedali provinciali una équipe oculistica, come pure l’endoscopia digestiva, mentre a Reggio, Castelnovo Monti e Guastalla operano sul rachide gli stessi neurochirurghi».
Nel nome dell’appropriatezza?
«Certo. Appropriatezza significa paziente giusto nel modo giusto, nel tempo giusto, nel posto giusto e col giusto impiego di risorse».
Col Sant’Anna di Castelnovo l’arcispedale ha sempre collaborato attivamente.
«Il rapporto col Sant’Anna sarà ancora più speciale. La coppia passerà per così dire dalla convivenza al matrimonio. Quella montana è un contingenza assoluta poiché il territorio è particolare ed è bassa la densità di popolazione».
Il punto nascita castelnovese rimarrà?
«La decisione sarà politico-istituzionale. La conferenza provinciale socio-sanitaria se ne è occupata ripetutamente. La commissione nascita regionale fornirà un parere all’assessore Venturi perché il problema dei punti nascita, in regione, non riguarda solo Castelnovo. Certo che, in base ai requisiti organizzativi, è sempre più difficile reperire i professionisti: anestesisti, ginecologi ma soprattutto neonatologi. Le donne peraltro fanno sempre meno figli e partoriscono in età più avanzata. Così aumentano le gravidanze a rischio che è bene concentrare in centri adeguati».
Il Mire sarà uno di questi. Perché lei inizialmente nutriva dubbi sull’ospedale materno-infantile?«I miei dubbi erano legati all’entità dell’investimento. Si rischiava di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Ora che l’ipotesi è divenuta realtà ritengo il Mire necessario anche nell’ottica della sicurezza perché il piano nazionale di riordino dei punti nascita nell’arco di 4-5 anni ci potrebbe imporre di adeguare quelli periferici. Non va poi dimenticato che le politiche sanitarie ci hanno portato per tanti anni a investire sugli anziani, com’è giusto. Forse però abbiamo un po’ dimenticato le politiche per l’infanzia». Il Resto del Carlino
