Relazione conclusiva della Commissione Consiliare d’Inchiesta su presunte responsabilità politiche o amministrative legate alla vicenda “Cassa di Risparmio”. Gli interventi dei consiglieri

consiglioCONSIGLIO GRANDE E GENERALE 19-25 FEBBRAIO 2015 

MERCOLEDI’ 25 FEBBRAIO- prima parte

L’ultimo giorno della sessione consiliare si apre con l’avvio del dibattito sulla relazione finale della Commissione consiliare d’Inchiesta sul caso Cassa di Risparmio-Delta. Il primo ad intervenire, è Luca Beccari, Pdcs, che non rileva nella relazione “alcuna segnalazione di fenomeni illeciti o di gravi responsabilità politiche o amministrative rivolte a esponenti delle istituzioni sammarinesi e ad altre strutture sammarinesi”. Prende poi la parola Vladimiro Selva, Psd che invece lancia l’accusa agli esponenti politici coinvolti della vicenda: “Questo tipo di politica, anche se non coinvolta in questioni penali- sottolinea- ha determinato l’insuccesso e l’incapacità di San Marino di proteggere i propri interessi”. Allo stesso modo Nicola Selva, Upr lamenta  che si sia verificato “un grande conflitto di interessi tra Cassa e governo di allora,  o meglio di qualche rappresentante dell’esecutivo”. Perché “il governo- motiva- non poteva non seguire l’operato di Cassa di risparmio, ma non doveva invaderne il campo”. 

Per Rossano Fabbri, Ps: dalla relazione emerge con chiarezza che “al tempo le istituzioni non hanno saputo fare quadrato e fare sistema intorno a Cassa di Risparmio”. Quindi Antonella Mularoni, segretario di Stato per il Territorio, sottolinea la gravità della situazione di cui si è fatto carico il governo di allora: se, all’epoca della vicenda Cassa-Delta, “la politica sammarinese non avesse cercato una soluzione con la politica italiana, noi saremmo stati fuori dai sistemi di pagamento italiani a causa dell’operato dei vertici precedenti di Banca Centrale”.

Ivan Foschi, Su lamenta la mancanza di intervento del segretario Mularoni nei confronti del collega Gatti, di cui sottolinea le responsabilità. Ma queste “a mio avviso- aggiunge- sono da attribuire anche alla maggioranza di allora, nel 2007, che ha assecondato il suo operato anche quando andava al di fuori delle proprie prerogative”. 

Andrea Zafferani, C10:  Mularoni ha ascoltato l’intervento di Gatti nell’incontro a palazzo Begni. Come minimo si può parlare di omessa denuncia politica di un fatto grave che riguardava un collega di governo. Sono convinto abbia agito in buonissima fede per aiutare San Marino in una situazione che riguardava la sua banca principale , ma l’omessa denuncia politica presenta aspetti problematici che vanno evidenziati come ha fatto la commissione. Torna a puntare il dito contro Gatti anche Gian Matteo Zeppa, Rete che lo definisce “il vero male di San Marino”. E si chiede “Ha sotterrato tutti attorno a sé in congresso perché era bravo lui o incapaci gli altri?”. Anche  Alessandro Mancini, Ps si pone un interrogativo: “Se oggi le condizioni di San Marino nel contesto internazionale sono cambiate- manda a dire- è il frutto della trattativa andata a buon fine tra Sopaf e Cassa di Risparmio oppure è il frutto del fatto che è tornata un po’ di buona politica in quest’Aula?”. Interviene poi Claudio Felici, Psd: per sottolineare che per crescere come Paese sovrano “bisogna fare gioco di squadra e, quando ci si rapporta con fuori, stare tutti dalla stessa parte. La sovranità la si dimostra anche nel rapportarsi con gli altri”. 

Per Federico Pedini Amati, Ps: la relazione evidenzia le responsabilità politiche, chi invece dice che queste non emergono “mente sapendo di mentire”.  

Matteo Fiorini, Ap riconosce che “un segretario di Stato alla Finanze che gestisce un momento difficile ha il dovere di intervenire, di interessarsi e dare la linea”. Ma “preoccuparsi su che tipo di giro dovessero fare i soldi- conclude- credo sia al di fuori delle sue competenze”.
Più moderato
Luigi Mazza, Pdcs: “Anche in quegli incontri su cui la relazione è stata critica- spiega- il primo obiettivo era la questione dello Stato, si può dire che un segretario era iperattivo e uno neutrale, ma avrei voluto vedere voi in quella situazione. Se non avveniva un accordo con Sopaf, la Repubblica ci avrebbe rimesso”. Valeria Ciavatta, Ap replica a chi ha criticato il governo: “Dire che non ha fatto nulla per difendere la Cassa è inaccettabile- manda a dire- in ogni sua seduta era il tema prioritario”. E ancora: “Se oggi possiamo godere della nostra sovranità e se possiamo fare questo dibattito- conclude- vuole dire che qualcuno ha lavorato e dobbiamo riconoscerlo”.Marco Arzilli, Ns si toglie qualche sassolino dalla scarpa “Nel leggere la relazione, nelle parti su altri incontri avvenuti fuori dal congresso- sostiene- mi viene da dire che forse sarebbe stata necessaria maggior fiducia e volontà di condividere le informazioni, era inutile infatti discuterne in congresso infatti se lo si faceva in altre stanze”.  

Il dibattito prosegue, sono infatti 49 gli iscritti ad intervenire.

Di seguito gli estratti degli interventi della prima parte del dibattito.

Comma 12. Relazione conclusiva della Commissione Consiliare d’Inchiesta su presunte responsabilità politiche o amministrative legate alla vicenda “Cassa di Risparmio” e successivo dibattito.

Luca Beccari, Pdcs: “Ringrazio i commissari per il lavoro enorme e determinato, fatto con lucidità, per fare luce su questa vicenda che ha richiesto l’acquisizione documenti anche fuori confine. La commissione è riuscita a descrivere la vicenda con dovizia di particolari. Ed è riuscita a mantenere una valutazione oggettiva dei fatti, evitando valutazioni condizionate da visioni personali e ideologiche. Credo che giudicare i fatti della vicenda Cassa-Delta dalla prospettiva attuale permette valutazioni che sicuramente erano molto più difficili da compiere nel biennio 2009-2010, quando la vicenda si è consumata. Questo è ancor più vero se consideriamo che la vicenda è stata delicatissima per l’equilibrio economico del Paese e si manifestava in un contesto di contorno di deterioramento dei rapporti con l’Italia e andava affrontata con altre situazioni- la criticità del Moneyval, la procedura rafforzata.
Bisogna per forza partire dall’investimento di Cassa in Delta: l’iniziativa imprenditoriale che ha avuto origine agli inizi degli nani 2000 non si può censurare, Cassa ha messo in piedi un progetto imprenditoriale volto all’impiego dei propri attivi e non lo ha fatto in maniera nascosta o viziata. E’ un progetto che è andato avanti nel tempo, altre banche storiche hanno fatto scelte diverse, investendo per esempio sul mercato immobiliare interno.  Cassa ha scelto il mercato estero. I problemi cominciano con la nascita di criticità fra investitori del progetto Delta, mondo-Cassa e soggetti italiani. In un mondo normale si sarebbero risolte tra privati, magari anche ricorrendo al tribunale, ma le tensione tra Cassa e in particolare Sopaf ha determinato l’inizio di un qualcosa che va al di fuori dell’ordinario. Si va dal procedimento giudiziario per una denuncia fatta da Sopaf al Tribunale di Forlì, che incide su tutta la vicenda e ha portato ad arresti e al Commissariamento, si verifica un fenomeno strano. Di fronte a una vertenza che si sarebbe dovuta risolvere nelle sedi competenti, inizia infatti una serie di manovre volte a condizionare la risoluzione della vertenza stessa. Di fronte al proseguo delle azioni giudiziarie si cerca una soluzione al contenzioso tra soci.
Recentemente, per effetto degli sviluppi giudiziari, segue una mitigazione della posizione di Cassa, sono messi in discussione i presupposti del procedimento e ciò dimostra che abbiamo fatto bene a credere nella Cassa e a darle sostegno.
La Commissione ha svolgo l’indagine per appurare le responsabilità politiche e amministrative. Credo, a caldo, di poter dire che non vi è segnalazione di fenomeni illeciti o di gravi responsabilità politiche o amministrative rivolte a esponenti delle istituzioni sammarinesi e ad altre strutture sammarinesi. Oggi siamo tutti nella posizione di poter dire ‘ io avrei fatto così , invece che così’, ma è un giudizio che non rivela responsabilità sotto profilo penale e nemmeno politico. E’ quello che io ho letto, immagino altri consiglieri abbiano una lettura diversa dalla mia.
Gli attori italiani hanno fatto quadrato contro il sistema sammarinese, mentre da parte nostra non siamo riusciti a fare sistema. In questo contesto è difficile valutare iniziative personali, dire che un segretario o un vertice della Cassa ha agito fuori dall’ordinario, in quel contesto a San Marino si stava sviluppando operazione contraria rispetto che in Italia. Oggi possiamo sviluppare un dibattito che ci porti soluzioni di prospettiva: siamo capaci oggi di gettare le basi per far sì che la gestione del sistema finanziario verso un nuovo sviluppo avvenga attraverso una pianificazione e un’impostazione di presidi diversi rispetto un tempo? La critica mossa al ruolo del Ccr è di stimolo, perché si critica la funzionalità di un organismo politico che poi non ha gli strumenti per intervenire sul tecnico”.
Vladimiro Selva, Psd: “Mi unisco ai ringraziamenti per i commissari. La relazione ci permette una lettura organica della vicenda, dei suoi sviluppi. Una vicenda nata probabilmente sotto le migliori intenzioni, quando una banca sammarinese riusciva a raccogliere ingenti risorse e ha deciso di investirle. Cassa è sempre stata una banca di sistema e la politica avrebbe dovuto sempre dimostrare il massimo impegno nella salvaguardia di questo istito. Ma abbiamo vissuto un’epoca in cui Cassa di risparmio rispondeva al suo amministratore delegato, un uomo forte e capace, ma un uomo solo al comando. Ad un certo punto ha avuto un atteggiamento al limite della razionalità proprio perché quel progetto lo vedeva come qualcosa di suo, legato anche al suo orgoglio e alla difesa del suo potere. Se è vero che Cassa ha fatto un investimento eccessivo in un unico progetto, quale Delta, anche altre banche hanno investito unicamente nel settore immobiliare interno. All’epoca non c’erano adeguati controlli sulle locazioni della loro raccolta. In questo contesto di difficoltà enorme, ricordo che anche alcune scelte fatte a livello politico, come la nomina di Gabriele Gatti alle Finanze, fu un segnale non utile, se l’obiettivo era quello di risolvere le questioni con l’Italia. Va anche detto che chi lo nominò poi chiese le sue dimissioni un anno dopo. Questo tipo di politica, anche se non coinvolta in questioni penali, ha determinato l’insuccesso e l’incapacità di San Marino di proteggere i propri interessi. Emerge poi in modo evidente dalla testimonianze che l’allora segretario di Stato Gatti agì entrando in modo diretto nella mischia tra privati, parlando di cifre e soldi, e dal punto di vista del ruolo terzo della politica in questa vicenda c’è stato sicuramente un comportamento inopportuno. Ma c’è anche il fatto che Gatti ha dimostrato di non essere un uomo incline alla verità.  Oggi abbiamo il senno di poi, ma creo il Psd abbia dimostrato una certa coerenza. La risoluzione dei rapporto con l’Italia non stava qui, questa vicenda era solo una conseguenza. Il Paese aveva bisogno di un cambio profondo, allora sono state messe in campo riforme e risoluzioni. Anche l’azione di un singolo magistrato, se i rapporti tra i due Paesi avessero avuto serenità maggiore, non avrebbe avuto tanto clamore. Se il Paese non vuole vedere i suo interessi schiacciati da poteri più forti deve essere inattaccabile sul piano delle norme e credo che molto abbiamo fatto e molto ancora va fatto”.
Nicola Selva, Upr: “Commissione e Consiglio non possono esimersi da esprimere un giudizio dalle posizioni prese nell’incontro celebre di Palazzo Begni. Il ruolo avuto da Gatti è stato definito quello di mediatore privato piuttosto che politico e nell’incontro a palazzo Begni viene detto che il segretario agli Esteri rimane silente e la sua posizione è ritenuta ‘neutra’. Verificato tutto ciò, sottolineo che il governo di San Marino da sempre ribadisce di essere sempre a fianco del sistema, ma detto questo, alcune osservazioni sono opportune. Desidero soffermarmi su aspetti politici. Si è verificato un grande conflitto di interessi tra Cassa e governo di allora,  o meglio di qualche rappresentante dell’esecutivo. Il governo non poteva non seguire l’operato di Cassa di risparmio, ma non doveva invaderne il campo. Che titolo aveva ad intromettersi sul prezzo delle azioni? Sembra che l’interesse del segretario fosse nel rapporto con Sopaf. Perché? Lo trovo molto strano. Sul ruolo del presidente Masi, veniamo a sapere che con il procuratore di Forlì opera per modulare una rogatoria, anche qui non si fanno gli interessi di San Marino. In un momento così grave, trovo scorretto che alcuni politici non hanno agito nel bene della Repubblica.
Spero si arrivi a fine dibattito ad un documento comune, perché dobbiamo essere uniti nel fare il nostro dovere e nell’arrivare a una conclusione comune”.
Rossano Fabbri, Ps: “E’ doveroso unirmi al coro di coloro che hanno ringraziato la commissione per il lavoro svolto. Lavoro utile per fornire all’Aula una ricostruzione puntuale sui fatti che hanno coinvolto la Cassa di Risparmio. Ci vorranno tanti anni per ricostruire il danno creato sotto l’aspetto economico al paese. Ci vorrà ancora più tempo per ricostruire il danno di immagine subito dal Paese. Che è stato mortificato dal punto di vista economico e dell’onorabilità delle istituzioni. E’ onesta la commissione quando dice che si tratta di risultanze parziali a causa delle indagini che dovrebbero forse farci riflettere sul fatto che sia stato forse prematuro una commissione d’inchiesta come questa, senza avere il quadro completo di alcune risultanze. Credo che dovremmo fare tesoro di alcune considerazioni. E’ un errore grossolano quello di concentrare interessi Cassa di Risparmio in un’unica operazione come quella della costruzione di Delta: occorre frazionare il rischio. Un rischio che per noi si è rivelato letale. Sarebbe successo tutto questo se Cassa di Risparmio non avesse investito così tanto denaro in quello specifico progetto? Inoltre emerge con chiarezza dalla relazione che è stato sbagliato l’approccio perché al tempo le istituzioni non hanno saputo fare quadrato e fare sistema intorno a Cassa di Risparmio. Che poi significa fare sistema intorno al Paese. Io credo che fare sistema e cercare di privilegiare interessi del Paese siano insegnamenti da mettere in pratica per il futuro”.
Antonella Mularoni, segretario di Stato Territorio: “E’ evidente che la commissione ha fatto una lettura politica. Io esprimo una serie di considerazioni per dare il contributo al dibattito. Non sono emersi elementi di grandissima novità, dato che ci sono indagini ancora in corso. Io vorrei partire dalla collocazione di San Marino in quel momento: noi avevamo problemi enormi con l’Italia (il Mef trattò a pesci in faccia tutti i funzionari delle nostre amministrazioni con toni incredibili), avevamo problemi con l’Ue, con il Moneyval ed eravamo in lista grigia con l’Ocse. Eravamo indifendibili sul piano internazionale. La questione Delta e Cassa di Risparmio si è inserita in questo contesto. C’erano le condizioni perfette per ricevere un attacco mortale, trasformandoci in un protettorato dall’Italia che era convinta che da soli non saremmo riusciti a ripulirci. L’attacco dei poteri italiani è stato letale. Non dimentichiamoci che Cassa di Risparmio era l’istituto primario nella Repubblica di San Marino. C’è stata una Procura italiana, sicuramente in collegamento con altri poteri italiani, che ha deciso di partire con le indagini. Potevano essere letali se non fossimo stati in grado di recuperare terreno su altre sponde. Se le sentenze della Cassazione ci avessero dato ragione tra 20 anni, quando ormai eravamo morti, non sarebbe servito a nulla.
Ringrazio il presidente Ghiotti, una persona che ha pagato molto sul piano personale. Aveva preoccupazioni che venne ad esternarmi e mi chiese di presenziare ad incontri con le delegazioni. Io sono contenta di aver partecipato a quegli incontri perché ho fatto quello che ritenevo fosse giusto fare, rispetto ad una importante istituzione bancaria della Repubblica. Non ho mai affermato in commissione che partecipai perché Cassa di Risparmio era un istituto primario, ma solo perché l’avevo promesso al presidente Ghiotti. La politica doveva intervenire. Cassa di Risparmio ha un rilievo particolare nella storia della Repubblica. Ho anche detto che della vicenda non mi sono più interessata. La nomina di Sibani è stata una decisione interna agli organi della Cassa. Dopo la partecipazione a certi incontri, ribadisco per via di una promessa fatta a Ghiotti, il mio compito era esaurito. Della vicenda Cassa di Risparmio Delta ne parlavamo durante tutti gli incontri del Congresso di Stato. Non perché non ne parlavano i Comitati di credito e risparmio significa che non ne parlavamo noi. Un’altra cosa detta: nei giorni successivi all’incontro a palazzo Begni, se la politica sammarinese non avesse cercato una soluzione con la politica italiana, noi saremmo stati fuori dai sistemi di pagamento italiani a causa dell’operato dei vertici precedenti di Banca Centrale. Non era una questione di dettaglio quella di cui dovevamo occuparci. Noi possiamo pensare di essere un Paese che a livello internazionale può comportarsi come gli pare, ma non è così. Gli altri ci devono certamente rispettare, ma dobbiamo avere anche il senso dei nostri limiti. Se ci sono persone dentro quest’Aula che pensano che questo Paese possa mettersi contro il suo grande vicino (contro i media, la magistratura, i poteri forti, il Mef etc.) io a queste persone faccio tanti auguri”.
Ivan Foschi, Su: “Nella lettura di questa relazione ho notato molte responsabilità da distribuire: da semplice superficialità, a connivenze, fino ad azioni messe in campo contro l’interesse dello Stato. Oggi dobbiamo soffermarci sulla parte sammarinese delle responsabilità. L’investimento di Cassa di Risparmio in Delta si è trasformato in un colosso vorace che drenava il 90% degli impieghi della Cassa con un’esposizione della Cassa verso Delta irresponsabile e inaccettabile. Se Fantini si è avventurato in quella iniziativa, significa che aveva copertura politica. La stessa che deteneva il potere in quegli anni. Fantini e i vertici della Cassa si sono rivelati veri e propri poteri forti. Un riferimento all’affaire Gatti: io, da Segretario alla Giustizia, criticai Stolfi per le indebite pressioni all’epoca del caso Asset e mi aspettavo che il segretario Mularoni facesse altrettanto con Gabriele Gatti. Tornando alle responsabilità queste, a mio avviso, sono da attribuire, oltre allo stesso Gatti, alla maggioranza di allora (nel 2007) che ha assecondato il suo operato anche quando andava al di fuori delle proprie prerogative. Per quali motivi ha fatto ciò? Per logica di schieramento? Ingenuità? Incapacità di mantenere uno spirito critico? Di queste accuse devono farsene carico le forze politiche che allora sostenevano la maggioranza e sbeffeggiavano chi sollevava dubbi. Serve una nuova stagione politica dove i galantuomini presenti nei vari schieramenti dovrebbero aumentare la collaborazione e fare fronte comune. Ci sono vincoli di maggioranza ma prima di tutto c’è trasparenza, onestà e difesa degli interessi della comunità”.
Andrea Zafferani. C10: “Sono soddisfatto del lavoro della commissione d’inchiesta che ha portato all’attenzione dell’Aula e dei cittadini una relazione unica, che ha ricostruito i fatti, e da questa abbiamo la possibilità di fare luce piena su una vicenda che abbiamo discusso a pezzi in passato e su fatti che hanno messo a rischio il Paese. Ci sono diversi livelli di responsabilità che emergono nella relazione, la parte relativa al management, a Banca Centrale e a quella politica. Per il primo aspetto si rileva l’incapacità del Cda di Cassa a gestire la situazione, cito la relazione, da cui emerge che ‘troppo spesso si è evidenziata la scarsa competenza e preparazione dei membri degli organi amministrativi’.  La relazione mostra un Cda che ratifica situazioni prese altrove, che non fa rilievi e non sa obiettare alle proposte e ricorre a consulenti cui si affida ciecamente, una Cda che non da indirizzi al management, mi riferisco anche al passaggio delle quote di Delta. Questo problema è gravissimo per il nostro sistema e lo vediamo tutt’oggi in tantissime situazioni, è un problema attuale. Interrogatevi su chi c’è oggi nei Cda di aziende pubbliche e nelle banche, in cui troviamo intrallazzati politici che obbediscono agli ordini. Se andiamo avanti a non cercare la competenza, questo Paese muore. Faremo una proposta come movimento con un Odg nel prossimo Consiglio. Il secondo aspetto della relazione riguarda Bcsm. Rilevo la difficoltà recente della politica di rispettare l’autonomia di Banca centrale. Ne abbiamo parlato molto con Papi e Bossone, gli episodi mostrano pressioni crescenti per indirizzare e mitigare l’azione di vigilanza, situazioni politicamente molto rilevanti in cui la maggioranza di allora non è riuscita a dire granché. Ci fu poi l’ispezione a Banca partner, l’inizio della fine, da cui scattò l’intervento della politica a difesa dell’istituto e le dimissioni di Caringi. Banca centrale di allora non fu in grado di intrattenere rapporti esterni, malgrado a San Marino ci fossero apparentemente amici di Bankitalia, non si fu in grado di dialogare tra istituti di vigilanza. Mi auguro che nel Memorandum che si andrà a firmare a breve, e che non conosciamo, siano contenute norme chiare di consultazione reciproca su problematiche comuni. Terzo focus: l’incredibile ruolo o l’assenza di ruolo assunto dalla politica in questa vicenda. Sottolineo l’immobilismo del Comitato per il credito e il risparmio sottolineato dalla relazione. A farne parte Morri Arzilli e Berardi dopo il 2008, prima del 2008 Macina e Stolfi, probabilmente Masi: su questi ricade la responsabilità di non aver svolto quanto spettava dalle proprie competenze. Secondo aspetto da censurare sono sicuramente i pellegrinaggi a Forlì fatti da Gatti dal 2010, quando era tornato consigliere per consegnare documenti volti a danneggiare Cassa e San Marino nel corso del procedimento. Va poi denunciato che nessuno nel suo partito si sia adoperato contro chi cercava vendetta personale.
Di Gatti la relazione parla in abbondanza e ci sono elementi per capire che dietro il suo adoperarsi ci fosse la tangente lussemburghese e mi auguro che il tribunale riesca a ricostruire i passaggi di questi 15 mln di euro per capire quale sia stata la loro destinazione. Sul segretario Mularoni: la Commissione rileva come passivo il suo comportamento. Mularoni ha ascoltato l’intervento di Gatti nell’incontro a palazzo Begni. Come minimo si può parlare di omessa denuncia politica di un fatto grave che riguardava un collega di governo. Sono convinto abbia agito in buonissima fede per aiutare San Marino in una situazione che riguardava la sua banca principale , ma l’omessa denuncia politica presenta aspetti problematici che vanno evidenziati come ha fatto la commissione. Mi auguro infine che dalla Dc soprattutto ci sa un po’ di autocritica, ma non mi pare di sentirla dai primi interventi”.
Gian Matteo Zeppa, Rete: “Non credo che la situazione di quegli anni sia dovuta a un accanimento forte dell’Italia contro San Marino, perché evidentemente il nostro Paese ha le sue colpe. Ma dagli interventi precedenti, in particolare da quello del segretario di Stato Mularoni, ciò non emerge, sembra sempre che l’accanimento arrivi  dall’Italia e non derivi dal sistema che si è voluto creare, senza regole. La relazione è corposa e deve essere metabolizzata. Ciò che è scritto rimane agli atti, ovvero il buonismo finale non consapevole di tutto l’affaire Delta-Sopaf. Ma soprattutto ci sono evidenti responsabilità politiche, ci sono segretari di Stato che in veste personale andavano a fare incontri con persone a Roma e si sapeva benissimo chi si andava a rappresentare, in teoria San Marino, e si andava ad incontrare i poteri forti italiani. Non c’è ammonizione per chi ha avuto ruoli devastanti per San Marino, Gabriele Gatti è il vero male di San Marino. Ha sotterrato tutti attorno a sé in congresso, perché era bravo lui o incapaci gli altri? Devo capire il ruolo di Mularoni, un segretario di Stato, perché in quel contesto ha taciuto? C’era la consapevolezza di quello che era in ballo e si è taciuto, o si è taciuto per negligenza? Entrambe le visioni danno ampi respiri di interpretazioni. Gatti ha fatto quello che voleva, ma l’altro segretario ha taciuto per incompetenza o per amor di patria? Perché si dovevano fare pagamenti a una società lussemburghese, a chi risaliva quella società? In più si è avuto il cattivo gusto di dire che se chiudevano le banche si andava a lavorare la terra. Credo sia più che dignitoso il lavoro di agricoltore. San Marino è andato contro i mostri della finanza e l’ha fatto con coscienza. Non si può negare l’evidenza. Mi auguro che l’Odg finale verta su un forte ammonimento. Non credo sia ammissibile non prendere posizione”.
Alessandro Mancini, Ps: “Il Consiglio grande e generale e l’intera cittadinanza ha a disposizione una fotografia molto chiara di quella che fu la gestione di Delta. Oggi possiamo esprimere valutazioni su scelte non ponderate. Compito della commissione è quello di accertare eventuali responsabilità politiche e compiere un’analisi politica dei fatti. Ci sono 5 considerazioni politiche da fare dopo la lettura della relazione incentrate su altrettanti punti: 1) Conferma memoriale Ghiotti 2) Le criticità del rapporto dell’epoca tra vigilati e vigilanti 3) Il ruolo della politica su Banca Centrale 4) Azioni della Procura e di come la politica aveva valutato quelle azioni 5) Difesa del sistema. Non c’è stata difesa del nostro sistema da parte del Governo del “Patto per San Marino”. Forse il panico, forse messaggi riportati in maniera distorta. Ma abbiamo perso la gestione politica della vicenda. Io credo che ci siano state azioni politiche troppo superficiali e poco approfondite da parte del Governo dell’epoca. Ormai la ricostruzione dei fatti è nota ed io mi auguro che certi passaggi diventino ancora più chiari però mi chiedo perché non abbiamo difeso il nostro sistema? Sibani difendeva gli interessi di Cassa di Risparmio oppure di un altro gruppo bancario? Serve un’analisi. Bisogna guardare avanti ma se non vogliamo commettere gli stessi errori, un’analisi del passato va fatta. La discussione poi mi solleva un dubbio: se oggi le condizioni di San Marino nel contesto internazionale sono cambiate è il frutto della trattativa andata a buon fine tra Sopaf e Cassa di Risparmio oppure è il frutto del fatto che è tornata un po’ di buona politica in quest’Aula?”.
Federico Pedini Amati, Ps: “L’investimento di 2 miliardi di euro nell’affare Delta era sproporzionato rispetto alla tenuta di una banca che era un’istituzione della Repubblica di San Marino. Non a caso abbiamo fatto delle manovre di salvataggio nei confronti della Cassa di Risparmio. Nessuna azienda si permetterebbe di fare un investimento quasi totalitario in un’unica operazione anche se si tratta di un buon investimento. Non dire nulla su questo fatto ha determinato la connivenza della politica. E’ chiaro e evidente che la politica sapeva. L’ingerenza della politica c’è sempre stata. Tanto è vero che da lì a poco nacque la famosa piazza finanziaria. Che sappiamo benissimo dove è arrivata oggi. Qualcuno dice che nella relazione non viene fuori una responsabilità politica. Non è vero. Significa che mentiamo sapendo di mentire. Le responsabilità politica in tutta evidenza ci sono. Ribadisco il mio apprezzamento per il lavoro svolto dai membri della commissione ma chiederei di fermarci un attimo a ragionare su queste commissioni di inchiesta. Magari ha più senso dare maggiori strumenti al Tribunale. Non può essere un politico a metterne in croce un altro. Gabriele Gatti ha grosse responsabilità però anche da parte dell’attuale Segretario di Stato al Territorio Antonella Mularoni probabilmente serviva maggiore accortezza nella sua partecipazione a quei tipi di colloqui che stavano prendendo una certa deriva”.
Claudio Felici, Psd: “Siamo davanti a un momento importante di riflessione politica. E’ stata attribuita importanza al fatto che questa commissione abbia elaborato un documento condiviso da tutti i commissari. Sarebbe curioso se prima facciamo lavorare i commissari per trovare una convergenza pressoché totale e poi nell’ultimo miglio questo Cgg stia discutendo su come dividersi nelle discussioni. Faremmo un bel servizio al Paese se ci impegnassimo come Consiglio a convergere su una deliberazione coerente con i contenuti della relazione. Il registro del mio intervento non sarà quello del tifoso che torna qui a sottolineare le posizioni del 2008. La circolare Draghi è stato l’elemento di cambio di fase nei rapporti bilaterali italo-sammarinesi perché quella decisione unilaterale di Banca d’Italia smentiva un accordo bilaterale in essere tra Italia e San Marino: quello è stato il punto più basso della difficoltà. Il richiamo della commissione, quando ci dice la vera mancanza della politica è stata quella dell’approccio sistemico, ritengo sia una considerazione importantissima che dovrebbe essere alla base della valutazione finale. E’ proprio quello che non va. Anche nella discussione di oggi preferiamo l’approccio del tifoso all’approccio sistemico. Se la commissione da una parte non ci dà novità rivoluzionarie, dall’altra ci trasmette un messaggio d’insieme. L’intera parabola di questa vicenda ci fa capire qualcosa. Di per sé la colpa del dottor Fantini è quella di non avere capito in tempo quale era il confine della sua dimensione. Quale era il punto in cui non andava a infastidire poteri molto più forti. Nel periodo in cui si andavano a ridiscutere i rapporti bilaterali con l’Italia, Fantini mi disse “l’importante è che voi non molestiate le banche”: significa che non aveva capito quale poteva essere l’ambito che con le sue forze poteva raggiungere senza rompere gli equilibri. Di lì l’inizio dello scontro economico. Che non poteva però giustificare l’intraprendere di certe “scorciatoie” di piazza di Spagna. In conclusione mi sento di poter dire che per crescere come Paese sovrano bisogna fare gioco di squadra e, quando ci si rapporta con fuori, stare tutti dalla stessa parte. La sovranità la si dimostra anche nel rapportarsi con gli altri: saremo un paese con spalle piccole ma comunque autonomo”.
Matteo Fiorini, Ap: “La commissione ha due meriti fondamentali, in primis la relazione condivisa e sottoscritta da tutti i commissari, e il fatto che, rispetto le visioni portate in passato in Aula, ci dà una nuova versione, ricucendo i diversi elementi acquisiti. E’ chiara la rilevanza della vicenda, analizzare la questione di Cassa non è cercare di capire un fatto che riguarda enti privati, c’è stretta correlazione di come abbia inciso su San Marino in termini di credibilità, di tensione nei rapporti con l’Italia e di immagine. Fra gli sconfitti di tutto questo ci sono infatti le persone che hanno pagato il fatto che San Marino sia stato messo sotto attacco, penso ai disoccupati e alle aziende che, vista la situazione, hanno chiuso per riaprire altrove.
Sono fra quelli che, leggendo le vicende in maniera manicheista, in quegli anni ha fatto fatica a distinguere quello che oggi è chiaro E’ chiaro che l’opera di Di Vizio non aiutava a ricollocare internazionalmente San Marino, non aiutava a ridimensionare la sua finanza. E’ chiaro che anche il Sole 24 Ore non aveva interesse a raccontare il cambiamento epocale di San Marino,  quando piuttosto a  giocare un ruolo attivo in una battaglia che aveva altri fini. Forse ciò che nel 2009 era difficile leggere, oggi emerge in modo più chiaro, così come emergono responsabilità diffuse anche fuori San Marino.
La relazione da un quadro chiaro di come si gestissero certe vicende finanziarie nelle banche sammarinesi. Ci si poneva al di sopra della vigilanza centrale e in posizione di intoccabilità che Fantini aveva nel Paese ma non fuori dal confine, dove ha trovato invece condizioni spietate. I fucili italiani erano molto più aggressivi e potenti di quelli in mano a San Marino. Bcsm non ha funzionato da contrappeso e il fatto che ce lo dica l’ex direttore generale non pone a favore. Poi le responsabilità individuali, un segretario di Stato alla Finanze che gestisce un momento difficile ha il dovere di intervenire, di interessarsi e dare la linea. Ha il dovere di dire che la partita deve essere chiusa al più preso. Ma preoccuparsi su che tipo di giro dovessero fare i soldi, credo sia al di fuori delle sue competenze. Per non ricadere in un quadro simile, servono anticorpi di sistema che non abbiamo avuto. Tra questi anticorpi c’è anche la professionalità che si acquisisce con umiltà anche dall’estero, prima di dire ‘fuori gli italiani’, vediamo che San Marino ha bisogno di professionalità e organismi tecnici, la politica deve uscire dalle nomine. Basta con l’improvvisazione e con l’inventarsi mestieri che non si sanno fare. Serve equidistanza della politica dagli altri sistemi di potere autonomi dello Stato. Questo è fare sistema. E i commissari hanno fatto sistema e da qui bisogna ripartire”.
Luigi Mazza, Pdcs: “Mi associo nel ringraziare la commissione per  il lavoro fatto, non facile. La storia è fatta di dati, avvenimenti e documenti. La relazione è una lettura della storia che mette insieme convincimenti con dati obiettivi e se ha volte è difficile ragionare sulla prima Guerra mondiale, pensate come lo sia ragionare di fatti avvenuti 5 anni fa. Condivido buona parte della relazione, non solo la ricorstruzione storica, ma anche l’analisi credo sia corretta su alcuni passaggi, su altri mi resta qualche perplessità. Faccio due esempi: la nascita di Delta, da pagina 7 in poi si evince che era un progetto di Cassa utile per l’investimento delle sue risorse. Credo fermamente che nel Cda vi fosse adesione al progetto anche con forza, ma manca un aspetto. Ovvero le motivazioni per cui Fantini ha portato Cassa in questo progetto, che sono emerse in seduta segreta. A metà degli anni ’90 Fantini aveva un ampio progetto con Finemiro su cui gli bastava investire da solo e con Cassa di Risparmio di Bologna. Ma poi San Paolo Imi e Raymond Masera lo cacciano da Finemiro e da Cassa di Risparmio di Bologna. Lo cacciano dalla sua creatura. Fantini decise così di lottare contro questa azione del 2002 e torna in Italia coinvolgendo Cassa di Risparmio di San Mario che è lo strumento  per tornare in battaglia. Se non comprendiamo questo aspetto, non comprendiamo come non avesse voluto abbandonare questo suo secondo progetto di Delta. Questo è il motivo per cui nel 2008 scrisse la lettera in cui dice che è costretto a mandare ogni mese milioni di euro in Italia altrimenti avrebbe dovuto abbandonare il progetto. Delta era il suo obiettivo primario. Nel 2010 Banca centrale gli aveva detto di fare basta, che era arrivato sopra il limite del plafond, ma non ha pensato alla Cassa, c’era il progetto Delta di cui Cassa era prigioniera. Di fronte a progetto più importante, per Fantini tutto veniva messo in secondo piano. Si capisce solo così perché di fronte ai poteri forti il progetto andava abbandonato.  Quindi il capitolo della Defenestrazione di Banca centrale: la ricostruzione di Papi e Caringi forse è un po’ parziale. Dopo l’intervista di Caringi alla Procura di Forlì, in cui evidenziava il suo ruolo in Banca d’Italia, qui dentro anche dall’opposizione emergeva che non potesse più ricoprire il suo ruolo a Bcsm.
Quindi il problema di Ccr: ad ogni riunione il problema era Cassa di Risparmio, il fatto che se non si davano garanzie poteva saltare Delta e con essa Cassa. La maggioranza e il governo hanno rischiato e c’era una banca da salvare, hanno preso decisioni senza sapere se c’era un’uscita dal tunnel, ma tutti si sono mossi per difendere Cassa. Anche in quegli incontri su cui la relazione è stata critica, il primo obiettivo era la questione dello Stato. Uno può dire che un segretario era iperattivo e uno neutrale, ma avrei voluto vedere voi in quella situazione. Se non avveniva un accordo con Sopaf, la Repubblica ci avrebbe rimesso, questo era evidente. Il mandato di arresto a parte della Procura di Forlì risale al dicembre 2008, qualche dubbio mi rimane. Se avessero chiuso invece che a luglio a gennaio, forse quello che è successo non sarebbe avvenuto.
C’erano seconde finalità? Aspettiamo i risultati del tribunale. Sono convinto che in quel momento prevalessero questioni di Stato, spero il tribunale tolga ogni dubbio. Io ricordo lunghe riunioni, difficoltà e dubbi. Non posso condividere poi che un consigliere vada a Forlì a portare un documento che doveva restare in quest’Aula, questo è un comportamento che non posso accettare e ha fatto bene la commissione a segnalarlo”.
Valeria Ciavatta, Ap: “Mi unisco ai ringraziamenti alla Commissione. Se il dibattito fosse stato in seduta segreta però mi sarei sentita più libera di intervenire anche su alcune rogatorie che meritano approfondimento sul rapporto paritario che dovrebbe esserci tra due Stati sovrani. Avrei voluto parlare del ruolo di alcuni ex giudici.
Vorrei ricordare sul piano politico che la commissione è stata istituita nel momento in cui il Paese si è trovato di fronte a vicende che hanno messo in discussione il ruolo politico e istituzionali di personaggi con responsabilità in legislature precedenti. Nell’ondata del desiderio di fare chiarezza e pulizia anche su altri temi era stato chiesto di fare commissioni c’inchiesta dall’opposizione: in un Odg era stata proposta l’istituzione contemporanea di 7 commissioni d’inchiesta. Di fronte l’impossibilità della richiesta, il nostro capogruppo Venturini ha offerto la disponibilità a votare l’istituzione di una commissione su  uno degli argomenti presenti all’Odg e l’opposizione ha scelto il tema Cassa di risparmio. Non è secondario precisarlo in quanto il lavoro della commissione è stato corposo e impegnativo. Figurarsi se le commissione contemporanee fossero state non due, ma sette. Lo dico perché non è più accettabile sentirsi dire che si vuole nascondere l’immondizia sotto il tappeto. Detto ciò credo che la relazione dica tante cose che non è il caso di ripercorrere. Qualcuno ha detto che il segretario Mularoni ha dato tutte le colpe alle istituzioni italiane, non è vero. Il suo intervento è iniziato proprio dai problemi gestiti come eredità di un non governo del sistema bancario e finanziario. Non dobbiamo ridire le cose che sono già nella relazione. E’ stata proprio questa malagestione del sistema economico e finanziario a portare il Paese in una situazione di grandissima difficoltà in cui si è portata anche Cassa. Tuttavia credo che volendo fare una lettura, un prima e un dopo c’è sempre. E oggi ci si dimentica del prima, di un sistema finanziario cresciuto a dismisura che non ha accettato il ruolo della vigilanza e ha continuato nel malvezzo di appellarsi ad alcuni politici per avere trattamenti privilegiati. E Cassa non ha fatto eccezione. Come Ap abbiamo sempre denunciato questo sistema. Nelle conclusioni la relazione è troppo benevola nei confronti degli operatori finanziari recalcitranti alla luce delle pagine precedenti.
Dire che governo non ha fatto nulla per difendere la Cassa è inaccettabile, in ogni sua seduta era il tema prioritario. Mancini dice che tutti siamo stati responsabili, tuttavia bisogna riconoscere che se oggi possiamo godere della nostra sovranità e se possiamo fare questo dibattito, vuole dire che qualcuno ha lavorato e dobbiamo riconoscerlo”.
Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “Non mi esimo dal ringraziare i commissari per l’equilibrio nei giudizi e per la precisa ricostruzione di avvenimenti non semplici. Mi voglio soffermare su alcune valutazioni sul governo precedente. In primis l’analisi della situazione di San Marino da dicembre 2008 in poi, ci sono stati momenti schizofrenici impensabili.
Si è creato una banca importante per il nostro Paese, con importanti capacità economiche e disponibilità di liquidità, che si è posta il dubbio di come investirle. Questo ha dato origine al progetto Delta. Il problema è stata la mancanza di valutazioni del Paese, si è parlato di un uomo solo al comando, perché solo è stato lasciato. Le conseguenti vicende politiche, la creazione di Banca centrale: il sistema però ancora non aveva ben compreso quale doveva essere l’attenzione necessaria per soggetti così importanti come Crrsm. E’ difficile dire che questo percorso non potesse essere compreso ed evitato. Dal primo giorno in cui il congresso si è insediato, Cassa era argomento delle riunioni, Sul Ccr, di cui la commissione ha sottolineato la poca incisività e mancanza di indirizzo, posso condividerne giudizio. Ma si è riunito tante volte, ma soprattutto il congresso che ha ascoltato Banca centrale. Nonostante la stima dei colleghi, nel leggere la relazione, nelle parti su altri incontri avvenuti fuori dal congresso, mi viene da dire che forse sarebbe stata necessaria maggior fiducia e volontà di condividere le informazioni. Era inutile discuterne in congresso infatti se in altre stanze avvenivano altri fatti. Dico questo perché c’è rammarico che si poteva dare maggior contributo per tutelare il primario istituto del Paese.
E’ stato certamente un periodo concitato, a Roma con diversi colleghi, oltre al sottoscritto, ci siamorecati per presentare il Forum Ambrosetti. Avrebbero dovuto partecipare alla conferenza stampa diversi professionisti illustri, ma pochi giorni prima erano avvenuti gli arresti dei vertici Carisp, e loro si sono rifiutati di partecipare malgrado lauti compensi per loro partecipazione al Forum. Questo è emblematico, è stato uno degli episodi più brutti vedere che i nostri stessi advisor non si sono voluti vedere al nostro fianco.  Hanno sputato sul piatto in cui hanno mangiato.
Non voglio trasformare in santi i vertici di Banca centrale. E’ stata sempre sottodimensionata e non ha mai fatto presente al Ccr quanto doveva in base alle sue funzioni. Ha perso la funzione di indirizzo che sarebbe stata importante soprattutto per Cassa. Era un ruolo che poteva esercitare. Quando abbiamo presentato sfiducia perché un membro della nostra vigilanza era andato a testimoniare in un tribunale italiano, uscendo dalla riunione del Ccr, mi è stato detto ‘non sapete quale sbaglio avete fatto, vedrete che effetto avrà sulla Repubblica’. E’ stato inaccettabile”.

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 19-25 FEBBRAIO 2015 

MERCOLEDI’ 25 FEBBRAIO-seconda parte

Nella seconda parte dei lavori del pomeriggio, prosegue il dibattito sulla relazione finale della Commissione consiliare d’Inchiesta sul caso Cassa di Risparmio-Delta, cui si sono iscritti ad intervenire in 49. Con l’intervento di Mimma Zavoli di C10 viene sospesa la seduta. I lavori riprenderanno alle 21, con la conclusione del dibattito e le repliche. 

Di seguito gli estratti degli interventi della seconda parte del pomerigigo

Comma 12. Relazione conclusiva della Commissione Consiliare d’Inchiesta su presunte responsabilità politiche o amministrative legate alla vicenda “Cassa di Risparmio” e successivo dibattito.

Tony Margiotta, Su: “Le Commissioni di inchiesta su temi importanti funzionano. E oggi stiamo dibattendo su una pagina oscura della storia sammarinese. Carisp è la banca dei sammarinesi. In questa vicenda ci sono alcune persone responsabili della crisi e soprattutto della situazione problematica che in questo momento il sistema San Marino sta vivendo. Attraverso decisioni esclusivamente di interesse personale e non di interesse di Stato si è trasferito il denaro dalla Carisp all’interno di Delta. Un uomo solo al comando ha voluto questo. E questo gli è stato permesso perché all’epoca alcuni politici non avevano a cuore l’interesse della comunità, ma solo quello personale. Come è stato possibile trasferire il patrimonio della Carisp all’interno di Delta? Con il consenso di alcuni politici che avevano responsabilità di governo. Alla fine del dibattito auspico condivisione per elaborare un documento che vada a dare risposte alla comunità sammarinese nei confronti di questo argomento. Sottolineo l’importanza che nel 2010 ha avuto l’esposto del gruppo consiliare di Sinistra Unita: ha reso possibile l’inizio di questo iter e ha permesso di fare luce su questa situazione difficilissima e molto complicata. Spero in un odg condiviso per prendere una posizione chiara e netta sulle questioni sollevate dalla commissione”.

Massimo Cenci, Ns: “Invito a ragionare sul ruolo delle commissioni di inchiesta e sulla opportunità di promuoverle quando tutti gli elementi non sono presenti sul tavolo. Quello che può gestire il Tribunale è giusto farlo gestire al Tribunale. Il primo elemento da cui poteva sorgere qualche indicazione arriva nel 2007 con l’inchiesta “Re Nero” che coinvolse Asset Banca: una vicenda che fu sottovalutata da molti. In quella circostanza però ci furono delle particolarità che col senno di poi dovevano indurre ragionamenti diversi. Nostri concittadini sono stati arrestati, anche con metodi poco ortodossi e ancora non sanno il perché della loro detenzione. Arresti fatti con un impiego di forze non proporzionato e affiancati da giornalisti. L’impressione di allora è che l’obiettivo da raggiungere era un altro. Da lì parte tutto il resto con, nel 2008, il sequestro del portavalori della ditta Battistolli fino all’arresto dei rappresentanti di Cassa di Risparmio. Lasciare che il Paese arrivasse a questa situazione è stata una colpa della politica. Non si cerchi di sminuire la portata di quello che è successo. Ma ricordiamoci anche che il sistema sammarinese dell’epoca non aveva le carte in regola e non era facile salvaguardarlo. Stiamo vivendo uno dei momenti storici più importanti degli ultimi decenni ma ce ne renderemo conto tra molti anni. Siamo passati da un paese indifendibile a un paese che ha tutte le carte in regola per sedersi al tavolo con dignità con altri paesi. Non guardiamoci indietro con nostalgia. Siamo passati da paese “con senso di colpa” a paese con le “carte in regola”.

Michele Muratori, Psd: “Un ex Segretario di Stato alle Finanze ha usato la politica per ottenere un ruolo di mediatore privato, ma senza che sussistessero le ragioni di Stato. Ha avuti comportamenti inopportuni. Come inopportuna è stata la consegna di documenti secretati al pm Di Vizio. A che prezzo abbiamo pagato questi errori? Quanti anni abbiamo perso per capire quale era la strada giusta da intraprendere? Chi ci ripaga del danno di immagine? Per il futuro sarà necessario un approccio sistemico ed organizzato tra le varie istituzioni sammarinesi. Non sono più i tempi dell’uomo solo al comando ma piuttosto di una politica che crea strutture e competenze. Nella relazione si parla di ‘rituale inopportuno’, ma io esprimo censura per una politica da cui dobbiamo starcene per sempre lontani”.

Luca Santolini, C10: “Il clientelismo e la spartizione politica che tanti danni hanno fatto al paese non sono rimaste fuori da questa vicenda. Gravissime le pressioni politiche su Banca Centrale nel caso di alcune ispezioni. Gravissima è la consegna da parte di Gatti della lettera di Fantini (di cui era venuto in mano per il suo ruolo di Segretario di Stato) al pm Di Vizio. Lettera che ha dato un assist micidiale alla Procura. Gatti seppur uomo potente non può fungere da capro espiatorio di tutto un sistema. Serve interrogarsi anche sulla posizione di chi ha assistito allo sfacelo di quel sistema con un atteggiamento passivo. Non solo il Segretario Antonella Mularoni, ma tutti coloro che hanno accompagnato quel percorso. Non posso dare giudizi netti su quell’atteggiamento definito “neutro”. Fatico a cogliere le difficoltà di momenti in cui a opporsi a quella politica erano in pochi. Ma vorrei sentire qualche ammissione di responsabilità di chi è stato anche solo spettatore. La Carisp è stata gestita con poca prudenza e, cosa ben più grave, non è stato considerato che quelle scelte avrebbero messo a rischio un sistema intero. L’incapacità del sistema San Marino di rispondere agli attacchi esterni è dovuta alle colpe della politica. Scrolliamoci dagli occhi le fette di prosciutto. Riprendiamo la consapevolezza delle possibilità ma anche dei limiti di questo Paese. Riprendiamo la consapevolezza del valore del rispetto delle regole. Spero che al termine del dibattito emerga una ferma condanna di questo Cgg delle dinamiche interne sammarinesi emerse nella relazione della commissione”.

Gian Nicola Berti, Ns: “Non tutti gli elementi del puzzle sono a disposizione del Cgg per poter ricostruire la verità storica. Elemento importante sicuramente è stato l’arresto dei Magnoni e la dichiarazione di incompetenza della Procura di Forlì a proseguire le indagini su Carisp. Non mi aspettavo molto da questa commissione, ma devo complimentarmi per lavoro attento e minuzioso. Lavoro ben più alto di certi discorsi che ho sentito oggi in Aula. Nelle conclusioni “la commissione esprime l’auspicio che le istituzioni sammarinesi sappiano fare sistema nella difesa dello Stato a partire dai processi di Rimini e Bologna”.
Purtroppo mi sembra di assistere alla solita logica anti-sammarinese. Logica di chi usa qualunque evento per finalità di interesse proprio: vergognoso. Non è possibile che un paese piccolo come il nostro sappia soltanto dividersi. Il problema non è né Gatti, né Mularoni, ma siamo noi: incapaci di essere politici degni e di essere degni sammarinesi. Basta con questi falsi moralismi. Si parla tanto di voto di scambio in questo Paese. Che cos’è il voto di scambio di fronte alla falsità ideologica che si mostra per ottenere un voto a discapito degli interessi sammarinesi? L’errore principale di Fantini è stato quello di non aver capito che nel momento in cui Carisp fosse uscita da Delta, Carisp sarebbe stata attaccabile. Dopodiché Banca di Italia autorizzò un procedimento di rigore nei confronti di Carisp e il Gup dispose procedimenti di arresto. Gran parte delle accuse erano inconsistenti e sono sicuro che verrà dimostrato ciò durante la strategia difensiva di Cassa. Rimuovere i vertici di Banca Centrale, dopo il 2008, fu un atto necessario perché non facevano vigilanza. Se non fanno attività di vigilanza è come non avere vertici. Tra controllati e controllori le colpe sono di chi deve perseguire, accertare e poi condannare le condotte irregolari. Cominciamo ora a fare sistema. A essere sammarinesi. E’ mancato un elemento di coesione e condivisione. Gabriele Gatti: non mi è mai piaciuta la sua politica ed è vergognoso che abbia consegnato un documento secretato alla Procura di Forlì. Ma attenzione fino a quando non verrà provato che ha rubato anche solo un centesimo, nessuno tocchi Caino. Fino a prova contraria lui ha lavorato nell’interesse del paese”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Dobbiamo arrivare a un giudizio di natura politica sull’operato di alcune persone. Dobbiamo trarne però un elemento positivo e non solo una censura sterile. L’analisi serve a fare quadrato. Al di là delle valutazioni sulle persone emerge un grave errore commesso come sistema Paese: c’è stata incapacità di fare sistema.
Stendo un velo pietoso sul tentativo degli stessi di arrivare a un patteggiamento. La politica dovrebbe affermare che cose simili non devono accadere. Mai più abbandonare una parte del paese ai suoi destini, senza assumere iniziative d’insieme. Chiariti gli errori industriali nella gestione della Cassa, sono stati commessi altrettanti gravi errori che hanno aperto autostrade a personalismi e opportunismi. Dobbiamo cercare unità e non colpe. Colpe che sono diffuse e non individuali. Ha ragione Mularoni quando dice che le nostre dimensioni non ci fanno partire alla pari nel rapporto con gli altri paesi”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Ritenevo opportuno che prima di istituire la commissione si dovessero attendere gli esiti degli atti giudiziari penali che, tuttora, sono pendenti. Non credo che si possa dire che tutti sono stati dalla parte della Cassa di Risparmio. Invito tutti coloro che seguono il dibattito ad andarsi a leggere integralmente la relazione dei commissari. L’intero paese è stato oggetto di un attacco giudiziario e mediatico senza precedenti. Credo si possa parlare di assedio. Ho apprezzato molto l’intervento del segretario Mularoni, carico di passione nel riportare la drammaticità che i Segretari di Stato dell’epoca si sono trovati a gestire. La relazione è comunque efficace nel dare un segnale politico di condivisione di un atto di soggetti diversi. Così come è stato condiviso il lavoro penso ci possa essere altrettanta condivisione nella sintesi finale di questo dibattito. Responsabilità politiche ce ne sono: abbiamo ad esempio creato una piazza finanziaria senza alcuna struttura di controllo e abbiamo aperto la strada a capitali di non chiara provenienza. E’ stata una scelta politica sbagliata. Diffidiamo poi in qualsiasi campo di figure ingombranti e di grandi progetti. L’ingordigia di chi travalica i propri ambiti di competenza crea effetti deleteri prima o poi. L’uomo solo al comando ha dimostrato oggi più che mai la sua nocività. L’uomo solo al comando non è solo Fantini, ma anche Gatti, oppure l’avvocato Guido Rossi. La vicenda in esame ha dimostrato quanto sia importante il valore della prudenza e il senso del limite, a cui, tra l’altro, ha fatto riferimento il segretario Mularoni. San Marino deve dare rispetto, ma senza alcun timore reverenziale altrimenti ne va della nostra sovranità. Le conclusioni che devono essere fatte proprie da ognuno di noi sono quelle della relazione. Serve capacità di fare sistema rilevando però tutti quei comportamenti nocivi”.

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “La commissione ci ha raccontato i fatti con dovizia di particolari, ricordando uno dei momenti più gravi della Repubblica degli ultimi anni. Vorrei però partire dalla conclusione finale della Relazione, dall’auspicio che le istituzioni della Repubblica di San Marino sappiano fare sistema nella difesa dello Stato. Si deve continuare nelle azioni intraprese da San Marino, parlo dei rapporti con il nostro maggior partner, è impensabile che San Marino possa sviluppare e possa impostare politiche economiche e di sviluppo o bancarie e finanziarie senza tenere conto della sua collocazione geografica. Non tenere conto che il nostro vicino ci guarda è impensabile, servono allora azione politiche come quelle che da qualche anno sono state intraprese. Questo vuole dire fare sistema e portare fuori San Marino e collocarlo da un circuito chiuso. ‘Ignoto ad altri e noto a noi’ non è più possibile.
Lo spaccato del passato recente che la Commissione ci da deve servire per dire ‘questo ce lo siamo passato alle spalle’, ‘San Marino ha cambiato veste e sistema, il nuovo sistema è improntato alla trasparenza, alla chiarezza, allo scambio di informazione e alla collaborazione’. All’interno di questo sistema le autorità, gli enti e Bcsm devono fare le dovute verifiche e sanzionare se necessario. Ma non possiamo permetterci di non essere trasparenti e collaborativi, è una strada irreversibile. Da questa relazione dobbiamo continuare per raggiungere altri traguardi e fare in modo che le nostre banche si aprano ai mercati europei e internazionali e siano dotate delle migliore professionalità”. Marco Gatti, Pdcs: “La stragrande maggioranza dei consiglieri ha espresso parere positivo per la relazione fatta dalla commissione. Mi associo. Ma bisogna dire anche il perché. In alcuni punti ci possono essere verità diverse, ma il punto forte è che la relazione è unanime, poi che non c’è stata speculazione di parte.  I punti fondamentali che emergono: attorno a Cassa c’è stato uno scontro forte di poteri economici, quello italiano e quello sammarinese della Cassa. E’ stato uno scontro in cui Cassa ha perso per le sue dimensioni e per quelle del Paese. Hanno perso in tanti, anche i lavoratori, due mila, mille e passa del gruppo Delta, ce ne sono in territorio anche sammarinesi, e quelli che ruotavano intorno al suo indotto. Il secondo elemento è come hanno reagito le istituzioni e la politica dei due Paesi, in modo diverso. Quando la procura di Forlì ha iniziato una determinata azione, le istituzioni italiane si sono allineate. Nella Repubblica di San Marino non ho vissuto la stessa ‘squadra’, il fare sistema. Dobbiamo imparare questa capacità di fare sistema di non andare a cercare meriti e colpi, diversamente non dimostriamo di saper fare nuova politica ma continuiamo i vecchi percorsi. Oggi è facile, alla luce degli sviluppi processuali, dei rimborsi a Cassa, è più facile fare considerazioni, ma dire quello che si poteva fare meglio allora non è possibile.
Contestualizzando abbiamo sottovalutato tutti il primo attacco al sistema, gli arresti di Asset. Abbiamo pensato fosse il problema di una banca, non era così. Poi è iniziato il problema di Cassa, con il fermo del portavalori, contestato poi anche dalla Cassazione, si disconoscevano gli accordi internazionali tra Italia e San Marino. E’ iniziato poi l’attacco a Ibs e San Marino dipinto come l’origine di tutti i mali. Poi il blocco del sistema dei pagamenti. Nessuno voleva parlare con San Marino in quel momento, la procedura Moneyval aveva dato il pretesto per ritenere San Marino un problema e si parlava spesso allora di protettorato. Forse qualche potentato economico lo vedeva come un’opportunità. In quel contesto sono state poste le azioni da parte di chi aveva la responsabilità politica. Io vi chiedo di mettervi nei loro panni e cosa voi avreste fatto con un Paese in questa situazione. Da Roma ci dicevano che se si ripianava la situazione Delta tra i due soci, si risolvevano anche i problemi del Paese. Allora ognuno si mette in moto secondo il proprio carattere per cercare una soluzione. Resto convinto, finché non mi è dimostrato il contrario, che in quel contesto i segretari di Stato  e la maggioranza, che non passava notte senza dormire, abbiano lavorato e deciso esclusivamente nell’interesse del Paese. Se vi foste trovati nei panni dei segretari agli Esteri e Finanze, nel momento in cui vi giungevano le notizie che se si concludeva una trattativa si sarebbe ristabilito un clima e firmato accordi, avreste alzato la mani e sareste rimasti a guardare, o avreste cercato di aiutare quella trattativa? Io avrei cercato di aiutare quella trattativa, magari con modi diversi, ma l’avrei fatto. Da Roma era stato detto che ci sarebbero stati arresti e che il gruppo Delta sarebbe smantellato e quello è successo. Se si fosse conclusa la trattativa, tutto si sarebbe fermato? Non lo possiamo sapere, ma chi aveva la responsabilità politica  non poteva restare con le mani in mano”.
Elena Tonnini, Rete: “Abbiamo visto Fantini a capo di una situazione diventata enorme, la terza realtà in Italia nel settore del credito al consumo, ma diventata ingestibile. Emerge una finanza come strumento non al servizio del Paese, come Carisp avrebbe dovuto essere, ma come strumento imprenditoriale per perseguire personalissimi interessi. Questo è successo perché le persone lo hanno permesso. Non si è compreso il fatto che in quel contesto, emerso come massoneria, P4 e criminalità organizzata, non era San Marino a dettare le regole del gioco.
Non emerge dalla relazione una posizione ufficiale del governo intero e una sua unità di intenti, ma emerge il ruolo di Gatti ingombrante e quello di Mularoni, ingombrante nel suo silenzio, non emerge la posizione del congresso. Gli standard erano visti come qualcosa da subire, a San Marino non vanno i modi e dei metodi dei Pm italiani, non sono io in grado di dire se si trattasse di accanimento o di voler fare di San Mario un protettorato. L’unico modo per evitare ‘modi sgrsditi’ era di costruirne propri. Non condivido per questo chi vede San Mario e Carisp come vittima. C’è responsabilità di non aver creato economia alternativa. San Marino oggi non è autonoma in nulla, il mio appello è di valorizzare la nostra autonomia e sovranità dove possiamo. Questa è la più grande responsabilità delle mancate scelte della politica. Non sto a dire che Gatti merita censure, mi auguro non si attenda il tribunale per riconoscere la sua responsabilità per quel documento dato a Di Vizio. Ma anche la responsabilità di Mularoni, presente all’incontro in cui si parlò in modo esplicito dell’invio del pagamento di una possibile tangente tra Carisp e Sopag. Mularoni è rimasta in silenzio e il silenzio merita una censura. O c’era un disinteresse, ma non credo, oppure c’era la coscienza ma si scelse di non parlare o l’incoscienza”.
Manuel Ciavatta, Pdcs: “Da un lato credo che abbiamo rischiato grosso, è stato un momento in cui il nostro Paese ha corso un grande rischio, d’altra parte vedo che il rischio lo abbiamo attraversato, più o meno come in passato. Alcuni sammarinesi che sono stati causa di problematiche hanno trovato sammarinesi che hanno trovato soluzioni. Con la Commissione d’inchiesta si è scoperta una pentola che evidenzia la responsabilità degli organi di Carisp, di quelli della vigilanza e anche dei governi che si sono succeduti e delle istituzioni italiane che hanno approfittato della debolezza di un sistema immaturo e impreparato. Ciò che è più grave, oltre al danno economico ereditato, è che abbiamo rischiato di dilapidare i risparmi di molta parte della cittadinanza, essendo la Cassa una banca storica del Paese. Abbiamo rischiato poi per la nostra sovranità, se le cose fossero andate diversamente. E la maggior parte della cittadinanza non se ne è accorta. Questi sono i rischi dei poteri forti di oggi. Non li vedi ma ci sono con il loro desiderio di conquista, anche del nostro territorio. Emerge dalla relazione anche la responsabilità di Fantini che ha fatto scelte oltre i limiti, come gli era stato detto dagli organi di vigilanza. Emerge la responsabilità di chi ha seguito le trattative, voglio credere che siano stati mossi dal senso di Stato, ma dalla relazione emerge che non c’è assenza di responsabilità. Guarderò a casa mia, i rilievi che interessano l’ex segretario Gatti non sono irrilevanti. Sicuramente la scelta di portare la lettera secretata a un procuratore che stava attaccando il nostro Paese credo gli abbia dato ulteriore forza nel suo attacco. Non conosco le ragioni di Gatti, ma non possono attenuare il giudizio su questa scelta. Se poi emergeranno altri addebiti, li dimostrerà la magistratura. Siccome Cassa era una questione di Stato, è chiaro che tutto il congresso si stava adoperando per risolverlo.
La prospettiva è lontana ancora ci sono un sacco di cose da fare, mi appello anche all’opposizione: dobbiamo dimostrare che la politica si è rigenerata. Chiamerei il Consiglio a continuare a lavorare meglio e chi viene dopo di noi deve fare ancora meglio di noi. Auspico un impegno unanime su quello che è il giudizio da dare”.
Mimma Zavoli, C10: “Condivido l’appello fatto da Ciavatta. L’operazione verità è importante e credo ci si stia incamminando in questa direzione. Ringrazio anche io i colleghi della commissione. Cosa si aspettano oggi i cittadini da chi li rappresenta in Aula dopo aver letto la relazione? Cosa hanno da dire i nuovi consiglieri Pdcs? A parte Ciavatta, nessuno è intervenuto. Perché non sono intervenuti per parlare di uno dei loro storici rappresentanti? Non avevate niente da dire? Avevo molte aspettative su un vostro giudizio degli interventi ascoltati. Invece abbiamo ascoltato le voci dei soliti che ovviamente hanno minimizzato e distribuiscono buffetti ad un segretario ‘iperattivo’. E’ un vero peccato. Credo che se un segretario di Stato ha il dubbio che si stia delineando qualcosa di illegittima, abbia il dovere di intervenire. Nella mia limitatezza, dopo questo approfondimento, sogno che il nostro Paese, con le sue istituzioni intere, all’unisono, si costituisca parte civile nelle procure di Bologna e di Rimini che dovranno riprendere in mano il processo che vede coinvolti i vertici di  Cassa.  E’ solo un sogno, ma voglio crederci”.

San Marino, 25 Febbraio 2015