Renzi. Brinda alla resa di Berlusconi

renziSALVINI che fa la parte del leone e riempie Renzi di insulti. Berlusconi sfibrato e fischiato. Persino il battibecco Salvini-Alfano. Tra Nazareno e palazzo Chigi si fregano le mani. Manca solo che esultino – non lo fanno, ovvio – per i tafferugli tra estrema destra ed estrema sinistra, con la polizia nel mezzo. La manifestazione del centrodestra, seppur unito, di Bologna è, per i renziani, la prova che «il re è nudo» e che, come ha spiegato già il giorno prima il premier, «l’Italia moderata non seguirà Berlusconi se l’approdo è la subordinazione a Salvini». I renziani, nelle dichiarazioni pubbliche, sono ancora più
tranchant. Attaccano la parte da ‘spalla’ che recita il Cavaliere per far capire ai suoi elettori che l’unico approdo possibile è il Pd. O, meglio, il futuro ‘Partito della Nazione’.

SOLO il ministro alle Riforme, Maria Elena Boschi vola alto: «C’è un clima diverso nel Paese, di ritrovata fiducia, con buona pace di chi propone di tenerlo bloccato come in passato». Ce l’ha col Cav, anche senza nominarlo. Del resto, lo stesso Renzi non calca la mano, contro di lui, quanto contro Salvini: «Doveva bloccare l’Italia per tre giorni, non l’ha fatto neppure mezza giornata…» riflette con i suoi prima di imbarcarsi per Riad, «per spingere avanti il Paese», appunto.
Dal Nazareno è il vicesegretario Lorenzo Guerini a dare la linea sulle dichiarazioni che riempiono le agenzie davanti alla piazza di Bologna: da un lato c’è il renzismo doc («a chi vuole bloccare il Paese rispondiamo che lo abbiamo sbloccato»), dall’altro l’attacco polemico («a Bologna niente di nuovo, ma tanto di vecchio»). Sul «malinconico amarcord» di vent’anni fa insiste l’altro vice del Pd, Debora Serracchiani, come sui «moderati ostaggio delle destre» mentre il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, affonda su Berlusconi: «Ha ceduto la leadership a Salvini. Il 1994 si ripete, ma in farsa». Ancora più dura la senatrice Anna Finocchiaro che descrive Berlusconi come «la valletta servente della Lega di Salvini» e parla di «triste parabola». Andrea Romano e Francesca Puglisi parlano di «ritorno al passato: stessi slogan e facce di vent’anni fa» mentre il deputato dem bolognese Gianluca Benamati torna sul «crepuscolo di Berlusconi» e il senatore Andrea Marcucci osserva: «i moderati sapranno scegliere tra chi urla e chi no».

COME spiega il leader dei Moderati, formazione piemontese con ambizioni nazionali, Giacomo Portas, «l’abbraccio del Cav con l’estremismo della Lega è totale. Ha messo una pietra tombale sulla possibilità di essere un moderato». Largo al premier, dunque. Chi invece si lascia scappare la frizione e casca nel gioco di Salvini è il leader dell’Ncd e ministro all’Interno Angelino Alfano. Attacca Berlusconi, paragonandolo a un vecchietto che «a 80 anni va lì a farsi fischiare dalla gente di questo qui» (sarebbe Salvini). Poi, in un crescendo, definisce il leader leghista «un ignorante, un quaquaraqua cui non affiderei neppure il ministero alle zanzare» e la piazza di Bologna «la Cosa Nera». Ai moderati ci penserà il Pd.