Repubblica.it – Coronavirus, San Marino ha il primato mondiale dei contagi

Analisi sulla diffusione pro capite. I più colpiti (tra i primi cento) sono gli Stati europei poco abitati come Andorra, Lussemburgo e Islanda. L’Italia è ottava.

La diffusione del virus è stata più profonda in Europa e, in particolare, nelle nazioni più piccole (e meno abitate). I dati delle positività pro capite riscrivono la classifica del contagio. Se si prendono le prime cento nazioni per numero di infetti – gli Stati Uniti largamente in testa con 792.938 casi sui due milioni e mezzo registrati nel mondo oggi alle ore 13, quindi la Spagna che ha appena superato duecentomila positivi davanti all’Italia (181 mila), la Francia (155 mila), la Germania (147 mila), il Regno Unito (125 mila) – e, quindi, si mette in rapporto la diffusione certificata con la popolazione di ogni Paese, si scopre che è Andorra, 77 mila abitanti incastonati tra i Pirenei, la nazione che ha subito in maniera più capillare il Corona. Il piccolo e lussuoso principato, paradiso fiscale e centro sciistico, con 717 positivi al Covid-19 è 88° nel mondo in valore assoluto, ma la sua penetrazione “ad personam” è l’unica che si avvicini all’uno ogni cento abitanti (0,93 per cento, esattamente).

L’indagine pro capite rivela, ancora, che il secondo Stato per diffusione è il Lussemburgo: 3.558 contagiati su 613.894 abitanti, lo 0,58 per cento. E al terzo posto c’è l’isolata Islanda: 364 mila abitanti di cui 1.773 positivi, lo 0,49 per cento.

Fuori dai primi cento stati per contagi assoluti c’è San Marino: 462 casi su una popolazione di 33.785 persone. La percentuale di positività, qui, sale addirittura all’1,4 per cento, la più alta nel mondo. San Marino ha fatto registrare 39 morti con una percentuale di letalità non lontana da quella italiana: l’8,2 per cento.

All’interno di grandi aree contagiate

Una delle possibili spiegazioni della crisi delle énclave europee – per coincidenza regni dell’off shore finanziario – potrebbe essere proprio la loro collocazione geografica in mezzo a larghe terre largamente contagiate. Il leader epidemiologico, lo Stato di San Marino, è di fatto una montagna, il Monte Titano, stretta tra Rimini e Pesaro-Urbino, province italiane mediamente colpite. E così Andorra è un picco tra Francia e Spagna, nazioni infette. E il Lussemburgo è inserito nel bacino nordeuropeo fra Germana, Belgio e Francia. Sono tutte piccole realtà costrette in grandi aree dove il virus si è diffuso e disabituate a lavorare sulle emergenze. Un’altra ipotesi è quella dell’utilizzo più frequente, in una popolazione inferiore per numeri, del tampone: più test, più positivi certificati. L’Islanda ha controllato l’11,9 per cento dei residenti, il Lussemburgo il 5,5 per cento, San Marino il 5, Andorra il 2,2. Sono tutte percentuali superiori a quelle della Germania che, con il due per cento dei testati, è considerato un Paese clinicamente virtuoso.

Colpite anche Belgio, Svizzera e Irlanda

Restando nel panel dei cento Paesi più colpiti, nella classifica della diffusione pro capite dopo le microrealtà di Andorra, Lussemburgo e Islanda, arriva la Spagna, il più colpito tra i grandi Paesi europei: 200.210 contagi accertati in una popolazione di 46,9 milioni. E’ una percentuale pari allo 0,43 per cento. Poi c’è il Belgio con lo 0,35 per cento (39.983 contagi su 11,5 milioni di abitanti) e Svizzera e Irlanda con lo 0,32. Ottava è l’Italia, che conta 181.288 positivi al Covid su 60,4 milioni di cittadini: lo 0,30 per cento. Soltanto adesso, noni, arrivano gli Stati Uniti, che distribuiscono un volume di quasi ottocentomila contagiati su una popolazione di 328 milioni (e il rapporto, quindi, è lo 0,24 per cento). Decima è la Francia (0,23 per cento), a seguire il Qatar (0,21), il Portogallo (0,20), il Regno Unito e l’Olanda (0,19). La Germania, con lo 0,18 per cento, è la quindicesima nazione per diffusione pro capite del contagio.

Tre considerazioni. Vista la curva della crescita, Stati Uniti e Inghilterra (ma anche Turchia e Russia) nelle prossime ore possono peggiorare le loro performance (ma difficilmente si avvicineranno ai piccoli stati europei). La seconda questione è che sia la raccolta che la diffusione dei dati non sono omogenee nel mondo e, inoltre, per ragioni politiche (Cina, Russia, Turchia) o arretratezza del sistema sanitario diverse nazioni potrebbero avere aliquote di positivi ben più gravi di quelle diffuse da John Hopkins University e Worldometers. Infine, per quanta riguarda l’Italia, se si togliessero dalla mappatura i risultati della Lombardia la nostra percentuale di contagio scenderebbe dallo 0,30 allo 0,22 regalandoci standard migliori di Stati Uniti e della stessa Francia. Repubblica.it