Resta aperta sino al 29 settembre la mostra “Donne al lavoro. C’è poco da ridere” Alla Sala Sant’Agostino di Rimini

(Rimini, 21 settembre 2024) – “Potrei proporti per una promozione. Io ti ci vedo in certe posizioni…” (Anarkikka). “Finalmente sono riuscita a conciliare famiglia e lavoro. Sono single e disoccupata” (Pat Carra). “Tu sei pazza, Mafalda! Io prendere una laurea? Io diventare ingegnere, o architetto, o medico? Io sarò una donna di casa, mi occuperò di economia domestica. Sarò una Donna! Non una di quelle effemminate che fanno lavori da uomini” (Quino).

Si sorride un po’ amaro, e a volte con rabbia, guardando le vignette di Anarkikka, Pat Carra e Quino (il creatore di Mafalda) esposte nella mostra “Donne al lavoro. C’è poco da ridere” allestita nella Sala Sant’Agostino di Rimini (via Cairoli, 36), a cura delle Acli di Rimini – Coordinamento Donne Acli Rimini.

 

Anarkikka e Pat Carra, due grandi artiste italiane, da anni si occupano di tematiche di genere attraverso vignette ironiche e pungenti che, con pochi tratti limpidi e puliti, segnalano garbatamente ma con rigore la mancanza di equità tra uomini e donne nei luoghi di lavoro.

Pat Carra delinea anche le difficoltà di conciliazione per le donne tra vita lavorativa e famiglia, mentre Anarkikka illustra tra l’altro le molestie che tante donne subiscono da colleghi e superiori.

La terza protagonista della mostra è Mafalda, nata sessant’anni fa dalla matita del notissimo fumettista argentino Quino (1932- 2020). Nei disegni esposti, Quino mette l’accento soprattutto sui ruoli delle donne e sull’importanza della formazione, su quella laurea a cui tante donne in passato rinunciavano – oggi, per fortuna, il numero è in diminuzione – per sposarsi e dedicarsi alla famiglia, precludendosi così la possibilità di trovare un lavoro e di essere autonome economicamente.

 

La mostra “Donne al lavoro. C’è poco da ridere” fa parte del progetto “Certificazione della parità di genere. Un passo avanti per le donne, il lavoro, le aziende”, promosso da Acli provinciali di Rimini – Coordinamento Donne Acli, con il contributo della Regione Emilia-Romagna (DGR n. 748 del 15/05/2023).

Il titolo dell’esposizione rimanda alla situazione delle donne nel mondo occupazionale, spesso preoccupante e non paritaria rispetto agli uomini, e al tempo stesso allude ai sorrisi, talvolta amari, che ci suscitano le illustrazioni in mostra.

Inserire una mostra di vignette all’interno di un progetto “serio” come quello sulla Certificazione della parità di genere non significa sminuire l’importanza di una tematica fondamentale come quella di cui si tratta. Né la mostra vuole “ridicolizzare” le difficili battaglie portate avanti da donne e uomini per creare un ambiente lavorativo inclusivo e rispettoso di tutte e tutti. Scopo della mostra è avvicinare alle tematiche di genere anche persone, specie giovani, che sono poco o nulla interessate ad argomenti che reputano pesanti, noiosi e/o obsoleti.

Il mondo del lavoro, specie in alcuni settori, risente ancora molto di stereotipi del passato ed esserne consapevoli è il primo passo per superarli. E se la presa d’atto avviene grazie a una vignetta e a un sorriso, l’obiettivo è stato raggiunto. Gli step successivi sono il pensiero, la riflessione e l’azione, perché tutti insieme, donne e uomini, giovani e adulti, si impegnino per costruire una società civile e accogliente.

 

La mostra rimane aperta tutti i giorni sino al 29 settembre, ore 16-19, con ingresso libero.

 

Gli autori

ANARKIKKA

Stefania Spanò, in arte Anarkikka, è autrice, vignettista, illustratrice, femminista.

Organizza campagne sociali, in particolare contro la violenza di genere, attraverso l’ideazione e la realizzazione di slogan, loghi, illustrazioni, manifesti e video. Collabora da anni con i Centri antiviolenza. È autrice di copertine per Fandango ed Einaudi (“Stai zitta” di Michela Murgia, per il quale ha realizzato anche le illustrazioni). Per People, ha pubblicato “Smettetela di farci la festa” (2021) e il calendario “Santa, maDonna” (2023). Nel 2022 l’associazione Differenza Donna le ha riconosciuto l’Award per mettere il proprio talento al servizio del femminismo e della libertà delle donne. La sua storia è parte di “Ho detto no. Come uscire dalla violenza di genere” (Il Sole 24 Ore) scritto dalle giornaliste Chiara di Cristofaro e Simona Rossitto. Nel 2024 per People, ha pubblicato “Non chiamatelo raptus”, con prefazione di Vera Gheno.

 

PAT CARRA

Pat Carra proviene da una famiglia con molte donne che sono state le prime protagoniste e il pubblico originario delle sue vignette. Negli anni Settanta ha incontrato il femminismo, che è stato l’ingresso in un teatro libero e aperto, dove le donne giocavano le più svariate parti, tragiche e comiche.

«Disegnando fumetti mi sento l’ambasciatrice ironica delle nostre lotte», dichiara.

I suoi fumetti sono raccolti in mostre e libri. Pat Carra ha disegnato e disegna per InGenere.it, Corriere della sera, il manifesto, Anaao Assomed, Donna moderna, Cucina naturale, Cuore, Terre di mezzo, Noi donne. È tra le fondatrici di Erbacce e Aspirina la rivista.

Ha ricevuto vari premi, tra cui Premio Satira Politica – Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi (2006), Annual Award Oro per il fumetto – Associazione Autori di Immagini (2017) e World Humor Award – Humor in comics (2022).

 

QUINO

Quino, pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón, è il fumettista argentino creatore di Mafalda. Quino la disegna per la prima volta nel 1963, allo scopo di pubblicizzare una marca di elettrodomestici. Ma il destino della piccola-grande bambina, piena di idee per migliorare il mondo, sarà diverso e le strisce di Quino finiranno per essere pubblicate su varie riviste per poi approdare su “El Mundo” e in seguito venire raccolte in volumi di grande successo.

Con Mafalda, una bambina di 6 anni che denuncia i mali del mondo, Quino racconta la classe media, le sue aspirazioni, le preoccupazioni e i problemi conseguenti al capitalismo, prendendo posizione contro l’ipocrisia dell’essere umano di fronte alle disgrazie altrui e criticando ferocemente la guerra, senza mai dimenticare le tematiche di genere.

 

 

Ufficio stampa Acli: Manuela Angelini,