[c.s.] In questi giorni sta arrivando nelle case una lettera per il pagamento della refezione scolastica, che ci ha spinti a depositare un’interpellanza in proposito.
La lettera invita al rispetto dei pagamenti e sottolinea quali siano le procedure di legge in caso di mancato pagamento: si avvierà dopo 30 giorni una procedura di iscrizione a ruolo. L’iter comporta l’invio della cartella esattoriale, e nel caso si continui a non pagare, la riscossione coatta fino al pignoramento dei beni mobili e immobili con maggiorazione dell’importo per il ritardato pagamento.
L’invio di una precisazione del genere da parte della Direzione della Scuola d’Infanzia e Servizio Socio Educativo per la prima infanzia, crediamo possa essere letto come un ulteriore campanello d’allarme sulla situazione critica in cui versano sempre più famiglie che evidentemente faticano a pagare le rette.
In questo periodo di crescente crisi occupazionale, occorre evitare che le ripercussioni ricadano sulle fasce più deboli: in questo caso i bambini.
Riteniamo doveroso che l’approccio vada oltre l’intransigenza del rispetto delle leggi: occorre da una parte analizzare le cause (il perché vi siano questi ritardi o mancati pagamenti) e dall’altra creare le condizioni affinché tutti riescano a rispettare il pagamento delle rette dei propri figli a scuola.
Se un genitore non riesce a pagare la quota della refezione per il figlio, non è certamente pignorandogli dei beni che si risolve la questione. Questi campanelli di allarme andrebbero colti dalla politica affinché si trovino soluzioni immediate ed alternative: questi sarebbero temi prioritari da trattare in Consiglio!
Come creare le condizioni affinché non vi siano famiglie impossibilitate a pagare il cibo a scuola per i figli? Ad esempio verificando lo stato del reddito delle famiglie e quello lavorativo dei genitori e creando dei meccanismi di tutela per chi ha maggiori difficoltà. Meccanismi che non tengano conto di questi aspetti rischiano infatti di mancare l’obiettivo.
Ad esempio gli sconti definiti dalla delibera di Congresso di Stato n.39 del 17 dicembre 2013 si applicano solo dal terzo figlio, non tenendo conto quindi del reddito famigliare ma solo del numero dei figli. Tuttavia non è affatto automatico che siano le famiglie con più figli ad aver bisogno di aiuto. Al contrario, possono esserci famiglie numerose i cui genitori garantiscono un reddito famigliare dignitoso, mentre famiglie monoparentali con un figlio e un genitore, magari anche disoccupato, vengono automaticamente escluse da questo meccanismo.
Applicare una scala in base alle fasce di reddito può essere una soluzione, magari tramite semplice autocertificazione, diffusa ormai in tutti gli uffici, con controlli successivi.
Questo non vuol dire non voler pagare la retta, sia chiaro, ma andare incontro alle necessità dei cittadini.
Occorre anche considerare che ci sono sempre più casi di mamme che preferiscono affidare i figli a nonni o zie per risparmiare, dal momento che non possono permettersi il nido o la scuola dell’infanzia (la cui frequenza non è obbligatoria).
In Consiglio avevamo sollevato questi problemi e in quel caso il Segretario Morganti ci aveva assicurato che si sarebbero trovati modi per tutelare le sempre più numerose famiglie in difficoltà: il modo a nostro avviso non è certo quello di intimare loro di rispettare il pagamento delle rette a scuola!
Che queste situazioni di disagio stiano aumentando è facile da capire: non si sono trovate soluzioni efficaci per diminuire la disoccupazione ma non si è voluto nemmeno parlare in aula, come avevamo richiesto mesi fa alla Reggenza, di sostegni al reddito delle famiglie.
Ad aggravare la situazione, sono i casi di persone non solo rimaste senza lavoro, ma con mesi di arretrati di stipendi e contribuiti non pagati. Abbiamo denunciato come in almeno un caso la ditta presenta debiti importanti con lo Stato per centinaia di migliaia di euro di bollette non pagate, eppure non ci risulta che in questa circostanza particolare ci sia stata la stessa intransigenza per il recupero delle somme: al contrario ci pare si sia atteso fino a determinare l’inesigibilità di questi crediti!
Finché si continua sulla linea intrapresa per cui ci si dimostra accondiscendenti verso i forti e inflessibili verso i deboli, creando cittadini di serie A e di serie B, finché non ci si impegna a trovare soluzioni nell’immediato verso un disagio sempre più diffuso nel nostro paese, non si farà che creare nuove emergenze sempre più difficili da contenere.
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Interpellanza presentata dal Movimento RETE in merito alla riscossione dell’importo per la refezione scolastica
Con riferimento alla delibera di Congresso di Stato n. 39 del 17 dicembre 2013 “Aggiornamento quote refezione scolastica e rette Asili Nido” e al Decreto Delegato 7 Agosto 2014 n.131;
Con riferimento altresì alla comunicazione inviata alle famiglie sammarinesi dal dirigente della Scuola Infanzia e Servizi socio educativi per la prima infanzia in data 25 settembre 2015 ad oggetto “riscossione importo refezione scolastica” in cui si sottolinea che “la Direzione della Scuola dell’Infanzia e Servizio Socio Educativo per la prima infanzia, trascorsi 30 giorni dal mancato pagamento delle somme dovute per il consumo della refezione scolastica è tenuta a procede all’iscrizione al ruolo dei debitori” e in caso di mancato pagamento “è prevista la possibilità di altre azioni, compreso il pignoramento dei beni mobili ed immobili”;
Risultando come per molte utenze di aziende per importi di qualche centinaia di migliaia di euro non si proceda al pignoramento dei beni, ma per le quali si prevedono altri metodi per il rientro delle somme debitorie come da risposta a precedente nostra interrogazione;
Tenuto conto dell’istanza d’arengo appena depositata n.7 del 04-10-2015 – Per l’attuazione del diritto all’alimentazione quale diritto dell’uomo riducendo lo spreco di cibo nella filiera distributiva;
Valutato che in un’ interrogazione del 2010, l’ex-Segretario all’Istruzione Morri aveva risposto che :
“L’aggiornamento delle quote refezione porterà ad un risparmio di oltre un milione di euro, che potrebbe essere destinato altri investimenti infrastrutturali nell’ambito della scuola e di cui si sente la necessità.”
Si interpella il governo per conoscere
– quante siano le famiglie sammarinesi non in regola con il pagamento della quota refezione e per quale importo totale;
-se sia stata fatta un’ analisi delle motivazioni che conducono le famiglie ad avere problemi a pagare le rette e quali esse siano;
– in quanti casi si è proceduto all’iscrizione a ruolo dei debitori;
– quale sia l’ammontare totale preciso dei disavanzi dal 2013 ad oggi causati da rette non pagate;
– se dal 2010 ad oggi risultano casi di reiterazione di situazioni di morosità conclamate nel pagamento delle rette della refezione scolastica e in caso affermativo quali siano le misure messe in atto per accertarsi delle possibili motivazioni e/o cause della reiterazione anche al fine di evitare il riproporsi del problema;
– quanti casi di pignoramento forzato siano stati effettuati fino ad oggi;
-se siano stati valutati casi di disguidi tecnici amministrativi per cui il ritardato pagamento non sia imputabile ai genitori o agli operatori dei servizi;
– quanti siano il numero totale di pasti preparati giornalmente per la refezione scolastica;
– quanti pasti o porzioni di pasti vengono buttati quotidianamente in relazione alla quantità totale preparata;
– il costo alla scuola del singolo pasto per alunno e per singolo insegnante e addetto;
-che risparmio si è avuto dall’ultimo aggiornamento delle quote refezione (2010). Come sono stati utilizzati i soldi risparmiati;
-se il governo abbia intenzione di promuovere azioni per venire incontro alle difficoltà delle famiglie nel pagamento delle rette e di che tipo;
– si richiede una stima dello spreco annuale di cibo.