Il Comune vince la prima battaglia al Tar contro la società Michelangelo, e si rimette in moto la macchina burocratica che porta al ripristino dei luoghi, ovvero l’ipotesi demolizione per gli abusi fatti negli edifici sorti sulle ceneri della vecchia colonia San Giuseppe, con vista mare.
La battaglia tra Comune e privato si trascina dal secolo scorso. Quella vecchia colonia sarebbe dovuta diventare una casa protetta. Ed invece ne sono nati appartamenti in una posizioneinvidiabile, compresi tra i viali Torino, Canova e Michelangelo. Ma qualcosa non andò per il verso giusto e dal municipio videro spuntare gli alloggi. Così nel 2002 gli uffici comunali presentarono alla proprietà un’ordinanza di riduzione in pristino. Ovvero si chiese di eliminare gli abusi commessi, pena il ripristino dei luoghi com’erano. Passano due anni e il privato presenta domanda per sanare l’abuso commesso, in primo luogo il cambio di destinazione d’uso, da casa protetta ad abitazione. La richiesta viene rigettata perché, si legge nelle motivazioni, «l’intervento che ha comportato la trasformazione del complesso originario costituita da una struttura edilizia composta da due unità immobiliari da adibire a casa protetta per anziani in residenziale con incremento delle unità immobiliari da 2 a 45, non è ammesso a sanatoria in quanto ristrutturazione con mutamento d’uso da direzionale a residenziale di manufatti superiori a 100 mq». Passano altri anni e nell’ottobre scorso il municipio consta che non è arrivata alcuna richiesta di apertura per una casa protetta, quindi rispedisce l’ordinanza di riduzione in pristino. La società è ricorsa al Tribunale amministrativo per chiedere la sospensiva del provvedimento, ma il Tar l’ha rigettata. Ora si attendono le mosse del Comune che dovrebbe riavviare le procedure. L’eventuale demolizione andrebbe fatta entro i 90 giorni dalla notifica del provvedimento. In caso contrario il municipio è determinato a procedere ex lege per acquisire al patrimonio pubblico il complesso immobiliare. Il Resto del Carlino
