Riccione. Arcigay, è un addio al veleno

arcigay«ADDIO Riccione, ce ne andiamo a Rimini». L’Arcigay ha fatto le valigie: «Sfrattati dal Comune». Ieri i membri dell’associazione con sede a Riccione dal 1994, hanno lasciato i locali occupati in viale Bergamo, dove si trova la palazzina pubblica che ospitava diverse associazioni. Il passato è d’obbligo visto che l’amministrazione ha inviato a tutte (anche a quelle presenti al centro di quartiere Fontanelle) la lettera di sfratto. In questi giorni è terminato il periodo entro cui lasciare i locali e consegnare le chiavi. Stanno preparando le valigie una decina di associazioni. Liberati i locali, il Comune ha annunciato un bando per la riassegnazione degli spazi nel 2016, chiedendo una compartecipazione alle spese. «Nel frattempo tutti fuori, senza alcuna spiegazione – riprende Marco Tonti presidente provinciale di Arcigay -. Quello che ci colpisce non è il semplice fatto di rivedere i criteri di assegnazione dei locali. Saremmo disponibili a partecipare a un bando, ma quello che sta facendo questa amministrazione è ben diverso. A noi appare un disegno preciso. Da una parte spalancano le porte all’avvocato Gianfranco Amato e alla sua teoria del gender che non commento nemmeno, dandogli niente meno che il palazzo del Turismo. Dall’altra ci sfrattano senza spiegarci nulla». Tonti arriva persino a citare Mussolini. «Negli anni Trenta, Riccione era la capitale per gli omosessuali, che si vedevano al Bar Lina a due passi da Villa Mussolini. Non si registrano problemi o censure. Per i fascisti bastava non parlarne. Questa città è rimasta un punto di riferimento per i gay fino a una decina di anni fa. Oggi notiamo nel comportamento di questa amministrazione una volontà precisa. Stando così le cose ce ne andremo a Rimini dove hanno approvato un registro per le coppie di fatto, al contrario di Riccione che lo ha bocciato».