«IO LAVORO al Cocoricò, faccio il pierre e voglio fa sapere a tutti quello che accade ogni sera in quel locale. Voglio far sapere a tutti la fame di soldi che porta a guadagnare sulla pelle dei ragazzi, tra questi molti minorenni».
Inizia così la lettera anonima arrivata martedì in Procura. A girarla agli inquirenti è stato Roberto Bianchi, l’avvocato dei genitori di Lamberto Lucaccioni, il sedicenne morto dopo aver assunto ecstasy durante una serata con gli amici sotto la Piramide. La lettera era arrivata nello studio del legale di Città di Castello. Non racconta nulla della notte dello sballo in cui ha perso la vita lo studente umbro. Nessun accenno, solo una ricostruzione di quello che succederebbe sotto la Piramide.
Si tratta di una paginetta, scritta al computer che, secondo chi l’ha avuta tra le mani, punta il dito contro il locale più famoso d’Italia, in modo circostanziato e con dovizia di particolari. Sono accuse pesanti quelle che conterrebbe la lettera e che adesso sono al vaglio della Procura riminese che sta conducendo le indagini sulla morte di Lamberto Lucaccioni e sul caso del 17enne di Como che rischia il trapianto di fegato dopo aver assunto Mdma sabato 11 luglio nella discoteca di Riccione.
«IN QUEL LOCALE non si rispettano le regole, ad iniziare dall’alcol che viene somministrato ben oltre le tre. Si va avanti fino alle sei, incuranti di ogni norma», si legge nell’atto di accusa al vaglio dei magistrati. Tra i punti contestati anche la capienza del locale, che arriverrebe a contenere fino a 7mila persone, come risulterebbe «dai filmati su Youtube». E lo sballo sarebbe routine, con «tutte le notti ci sono ragazzi che si sentono male per alcol e droga» mentre «fuori si svolgono accoltellamenti per lo spaccio». Uno scenario inquietante quello tracciato dal pierre ‘senza volto’ che lascia però molti dubbi e interrogativi. Quanto ci sia di vero dietro quelle accuse di fuoco, mosse però in forma anonima, toccherà alla magistratura stabilirlo. La lettera è ora agli atti. Il Resto del Carlino
