Riccione. Cocoricò. “NON FACCIANO GLI INGENUI” punto di vista di Sara Ferranti.

COCORICO' RIBALTATOIn un post di un noto gruppo pubblico di face, Si sta come d’autunno, in frigo, le birre” si legge:

“A tutti quelli che superficialmente canticchiano indignati filastrocche e luoghi comuni pro-Cocoricò consiglio prima di leggere l’ordinanza d’Improta. Questa è stata, per clamore e pesantezza mediatica, nient’altro che la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perchè il vaso era già pieno. Di merda. E non è come scimmiottate che con tale ordinanza credono di combattere la droga, o che così si combatta spaccio o consumo. Chiede, Improta, di intensificare controlli e precauzioni. Condanna semplicemente un luogo di perdizione che sfruttando tacitamente e passivamente il mercato delle droghe vende più ingressi, e di certo non è quindi nel loro interesse combatterlo dall’interno. Si, vi anticipo, non è nemmeno loro dovere. Ma giocarci e lucrarci sopra, seppur in penombra, di certo non va permesso. Tanti vanno solo a ballare e a divertirsi, ok, ma tanti, troppi altri vanno solo per smascellare come cammelli. Perchè pare evidente che lì c’è e si può. Ed è a questo “lì si può” che Improta si ribella, con pieni poteri per farlo. Ah, non per ultimo, evitate di piagnucolare per chi 4 mesi non lavorerà una/due sere a settimana; quanti saranno, 20-50-100 lavoratori occasionali? Per gli stabilimenti di Ilva, Fiat e chi più ne ha più ne metta, con migliaia di famiglie appese ad un filo, avete mai sprecato mezza parola? Ah già, fotte sega dell’Ilva, mica li invitano Villalobos.
Chiudo così, provocando, provocandovi, capovolgendo.”

 

Sono Sara Ferranti, giovane giornalista, stanca di vedere da giorni e giorni, le prime pagine di tutti i quotidiani che parlano della “Piramide più amata dal popolo della notte”.

Il caso mediatico sollevato dalla chiusura del Cocoricò ha superato i confini nazionali. Persino il sito internet del Guardian, uno dei più noti e autorevoli quotidiani britannici, in questi giorni ha deciso di dedicare un articolo alla vicenda del locale riccionese  cui segue una lunga pagina di commenti, con i lettori inglesi divisi tra favorevoli e contrari. Anche Gene, sull’edizione della Gazzetta dello Sport, ha dedicato il suo “Rompipallone” alla chiusura della Discoteca.

 

Non ricordo per quante altre notizie italiane ben più gravi (intendo più gravi della chiusura del locale, non della morte di Lamberto) si sia alzato un polverone simile, anche all’estero…

Per quanto mi riguarda, ho fatto il mio dovere, ho pubblicato “per onor di cronaca” (come ha sottolineato qualcuno) post e interviste anche di chi ha idee diverse dalle mie, ma ora credo che, nel marasma di “papiri” che circolano in questi giorni, ciò che è stato scritto nel gruppo “SI STA COME D’AUTUNNO NEL FRIGO LE BIRRE”, è la prima cosa sensata che leggo e sottoscrivo punto per punto…poi è vero che non si può dare la colpa al Cocoricò se il ragazzo ha acquistato droga nel suo paese, ben venga l’impegno dei gestori dei locali nel combattere lo spaccio ma, per favore, non possono fare gli ingenui… Severgnini, in un editoriale di ieri sul Corriere della sera, riportando una dichiarazione di Beppe Riboli (progettisti di locali notturni) chiarisce il concetto: «Se fai un club così (enorme, psichedelico, zero arredi), se offri musica così (hard core, techno, trance), se la mandi a 120 decibel (un aereo al decollo), se hai un parco-luci così (strobo da 5mila watt, teste mobili, accecatori, videoled) non c’è verso: per essere normale devi essere sballato».

Sara Ferranti