La Piramide, ‘spenta’ quattro mesi per ordine del Questore di Rimini, torna ad animarsi. Lo fa per una sera. Una sera sola. Ma intensa. Dedicata a riflettere e a confrontarsi sull’uso di sostanze stupefacenti e al suo contrasto. Quelle sostanze, come l’ecstasy che si è portata via, sui colli di Riccione, il 16enne umbro Lamberto Lucaccioni. Una serata per dire che il ‘Cocco’ “non sfida nessuno” e che è pronto a fare la sua parte, come tutti, perché occorre fare “basta con il cercare colpevoli facili e titoli a sensazione”. E lì, sotto sotto l’intreccio di vetro e acciaio, che fino a qualche settimana fa rimbombava di decibel, sono venuti in tanti. Sulle cinquecento persone abbondantisedute nella grande pista, vicino ai banconi dei bar su cui sono appoggiate, bene in fila, bottigliette di acqua minerale. In tanti, di ogni età. Adolescenti con i genitori, molti riccionesi che forse, al ‘Cocco’ venivano quando, loro, erano ragazzini; ragazzi con il cappellino da baseball, ragazzi con le magliette nere e la scritta ‘Basta. #nonsipuomorirecosi; uomini e donne di mezza età. I buttafuori in piedi in giacca e pantaloni neri. Un popolo vario, drappello di quei 3.200 che su Facebook, virtualmente, hanno garantito la loro adesione alla serata trasmessa pure sul canale Youtube del locale romagnolo.
Seduti a provare a capire in una serata organizzata dallo stesso Gruppo che gestisce la discoteca insieme a Giorgia Benusiglio, ragazza lombarda, che a 17 anni ha rischiato di morire per assunzione di ecstasy, salvata da un trapianto di fegato. Insieme a loro il ‘Principe Maurice’, icona delle notti riccionesi, il parlamentare di Forza Italia Paolo Francesco Sisto, promotore di una proposta di legge che prevede anche un Daspo, il ‘Dab’, per le discoteche e Giampietro Ghedini, della Fondazione ‘Pesciolinorosso’, oltre a uno dei patron del Cocoricò, Fabrizio De Meis. “Non siamo qui per chiedere di riaprire il Cocoricò – assicura De Meis parlando della serata ‘Spegniamo la droga. La musica saranno le parole’ – ma per manifestare a tutti quello che è il pensiero del Cocoricò: no alla droga, no allo sballo. Noi – scandisce – non sfidiamo nessuno”. Anzi, aggiunge, la serata non è che “l’opportunità di essere tutti uniti, perché il problema della droga si può combattere solo con l’aiuto di tutti. Basta cercare colpevoli facili – ammonisce -, fare titoli a sensazione, basta dare del colpevole alle discoteche, ai politici, alle famiglie, uniamoci tutti per contrastare il fenomeno della droga“.
Desiderio di unità, racconta anche Giorgia Benusiglio che alla platea disegna, “senza giudicare, senza demonizzare”, la sua parabola di vita e di sofferenza. Nel silenzio più assoluta. “Possiamo fare qualcosa, solo così: genitori, locali, giovani, forze dell’ordine, istituzioni”. E, argomenta, “bisogna dire che la vita è una soltanto, la salute è una soltanto, se la perdi non puoi più tornare indietro. Io sono e sarò una paziente a vita: ho perso la mia adolescenza, la mia libertà per qualche ora di sballo, non ne vale la pena”. E se dal punto di vista istituzionale Sisto (che ribadisce l’esigenza di un “Daspo, il Dab per le discoteche”) garantisce che anche “il Parlamento dovrà fare la sua parte“, in attesa di una presa di posizione politica netta, la chiosa spetta a De Meis, secondo cui una discoteca senza minorenni potrebbe essere un “atto di assoluta responsabilità” che può “aiutare. Ad ogni modo – taglia corto – trovo innaturale che un sedicenne sia a ballare fino alle 3 di notte: quando avevo io 16 anni, al massimo pensavo di andare a ballare il pomeriggio”.
Sara Ferranti