SONO tornati in riviera con le immagini della povertà e i volti sofferenti di tante persone bisognose impresse negli occhi e nel cuore. Protagonisti del viaggio che li ha portati nella missione africana del misanese Padre Bernardo Coccia, a Shashemeni, in Etiopia, don Antonio Moro con Emanuela Morri e Claudio Portioli della parrocchia di San Martino, assieme agli amici Nerio Tampieri, Urbano Quadrelli e Alessandro Lazzarini, della Colonnella di Rimini. Per una decina di giorni il gruppo che ha portato anche materiale didattico, ha condiviso la vita con chi da decenni opera in quella missione, grazie anche al sostegno di tanti conterranei che nel tempo hanno contribuito, e contribuiscono, a portare avanti il Centro Romagna di Addis Abeba, che si occupa delle adozioni a distanza di circa 4.000 bambini, in parte adottati da famiglie di Riccione e dintorni.
Il lavoro da fare è tanto, come raccontano Claudio ed Emanuela: «Nei villaggi che si trovano anche nei pressi di Kofole in sud Etiopia, a 300 chilometri a sud di Addis Abeba, le persone vivono nei tucul, piccole costruzioni a pianta circolare con tetto conico di argilla e paglia, o in baracche di fango, paglia e lamiera, senza luce e servizi. Qui, purtroppo, si vive nella miseria più nera, che non abbiamo visto neppure durante il viaggio in Nigeria. Solo chi vive lungo la strada nelle casette di paglia e terra, si è allacciato al filo elettrico e si è concesso una lampadina. Nei villaggi, eccetto la via principale, le strade sono tutte sterrate con buche anche alte un metro, dove si accede solo con fuoristrada o con i somari che tirano i carretti». Come osserva la Morri, «uno dei maggiori problemi è quello dell’istruzione, il 60 per cento dei bambini, infatti, diserta la scuola». Non è un caso che le adozioni a distanza servano in parte a sostenere l’educazione scolastica. «Visto il lavoro svolto dal Centro Comboni di Riccione _ continua la Morri _ ci è sembrato giusto andare a vedere di persona una realtà, che finora abbiamo conosciuto solo attraverso le lettere e le foto che ci vengono spedite per le adozioni a distanza». Un segno di vicinanza anche a Padre Bernardo, classe 1949 , che opera in Etiopia da 36 anni, ora affiancato da padre Angelo Antolini di Fermo.
Resto del Carlino