Riccione. Green Bar all’asta per 290mila euro. Saltano i sigilli al locale dei vip

Per il Green Bar pare sia arrivata l’ora della svolta. Chiusa un paio di anni fa, andrà all’asta il primo febbraio. Per l’aggiudicatario dell’azienda (licenza e mobilio, muri esclusi) nessuna possibilità di aprire un negozio: nel locale infatti si prevede solo la riapertura di un bar caffé, attività che tra quei muri esiste da oltre un secolo. Come stabilito dall’Igv (Istituto vendite giudiziarie del Tribunale di Roma e Tivoli) la vendita del bene (comprensivo dei beni mobili presenti all’interno del locale in viale Ceccarini) parte da una base di asta di 290mila euro, ai quali vanno aggiunti l’Iva e gli oneri di legge. L’importate partita si giocherà a Roma, perché il bene, come confermato nel febbraio 2016, è tuttora sotto confisca.
A porre i sigilli al Green Bar, l’11 luglio del 2014, sotto gli occhi allibiti di turisti e residenti a passeggio in salotto, era stata la Guardia di Finanza, che si è avvalsa della nuova legge antimafia, ora allargata ai casi in cui emerge una sproporzione milionaria tra i redditi dichiarati e il patrimonio, oltre a trascorsi con la legge. In questo caso, appunto, il reddito dichiarato, neppure 60mila euro, era sproporzionato rispetto al patrimonio. La licenza del Green Bar, come emerso dalle indagini era costata infatti 944mila euro. Il sequestro-confisca era scattato per l’ «abitudine» del gestore, Salvatore Castaldo, tra l’altro condannato a due anni per la tentata estorsione ai danni di un avvocato, a evadere le tasse. Assieme al centralissimo locale erano stati sequestrati l’appartamento, il suo garage e l’auto, per un ammontare di oltre 5 milioni di euro.
Il blitz era stato messo a punto in seguito a una lunga e certosina indagine delle Fiamme Gialle che, dopo il sequestro, ha portato gli investigatori in una banca di San Marino, dove in una cassetta di sicurezza presa dal titolare del noto locale, il Nucleo di Polizia Tributaria ha trovato 649mila euro e diversi preziosi documenti. Sta di fatto che da quel momento il locale è stato gestito per conto dello Stato da un amministratore. C’è stato anche un vano tentativo di riapertura. Poi di nuovo quel buco nero, che di certo in pieno centro non è un bel vedere. Proprio per questo motivo, oltre un anno fa, il Consorzio d’area di viale Ceccarini per non far notare tutte quelle vetrine spente e l’abbandono, ha pensato di rivestire i vetri con delle gigantografie di foto d’epoca, scattate da Pico Zangheri. A sperare che le luci si riaccendano è per primo l’anziano titolare dei muri Raul Del Bianco, deciso a ospitare anche in futuro un pubblico esercizio. «E mia volontà che lì continui a esserci un bar», attività avviata addirittura da suo nonno Cesare Del Bianco. Il Resto del Carlino