Una rosa di tre nomi all’interno dei quali trovare il candidato sindaco del Movimento 5 stelle. I grillini premono sull’acceleratore perché il tempo stringe. Il 6 marzo è previsto il termine per la certificazione delle liste dal Movimento nazionale. I pentastellati riccionesi potrebbero ottenere una deroga, vista la caduta improvvisa della giunta, ma sarebbe comunque una questione di poche settimane in più. Così anche nella serata di lunedì una ventina di attivisti hanno fatto il punto e sono emerse le prime certezze. Una di queste si chiama Vincenzo Cicchetti, il capogruppo uscente del Movimento. «Per quanto mi riguarda sono in attesa di capire che squadra mettere in piedi. Se questa offrirà le necessarie garanzie per pensare a un governo della città, allora sarò disponibile a candidarmi a sindaco. Altrimenti no. Vedremo, potrei ricandidarmi anche a consigliere comunale». Ma in casa M5s non mancano gli spifferi, anzi, vere e proprie correnti. Non è un mistero che l’ex capogruppo non sia amato da una parte di attivisti. E quindi si andrà alla conta. Il nome dei restanti candidati resta ignoto. Tuttavia non è escluso che possa mettersi in gioco anche l’altro ex consigliere Morena Ripa. Anche lei può contare su una buona fetta di simpatizzanti. Ma attenzione a Daniele Tomassini, un lontano passato nei Giovani democratici del Pd e un presente tra i Cinquestelle. Non gli manca il seguito nel Movimento e potrebbe, personalmente o sponsorizzando un altro nome, partecipare alla scelta del candidato. La decisione pare verrà presa nel gruppo di attivisti storici. Se si troverà la quadra in questo gruppo consolidato, l’M5s taglierà i tempi ed eviterà consultazioni popolari o in Rete, rinunciando a chiedere le preferenze agli iscritti nel Meetup. La sensazione è che, correnti a parte, tra i pentastellati si stia facendo largo la consapevolezza di giocarsela. «Solo il simbolo vale un 20% – sottolinea Cicchetti – con un buon candidato si sale significativamente. Nel 2014, quando ero candidato, arrivammo al 16%, ma era il punto più basso del Movimento, con l’allora Pd di Renzi che alle Europee arrivò a superare il 40 per cento quasi doppiando il M5s». Il Resto del Carlino
