Il tempio ‘maledetto’, per una sera, è diventato un ritrovo per famiglie con adolescenti al seguito. Ci sono le mamme, ci sono i papà, e ci sono loro, i figli. Hanno quattordici, quindici, sedici anni. La stessa età di Lamberto Lucaccioni, il giovane di Città di Castello che proprio su questa pista da ballo si è accasciato ed è morto, stroncato da un’overdose di Mdma. Meno di un mese dopo, su quella stessa pista da ballo, trasformata per l’occasione in una platea per circa 600 persone, il Cocoricò, il simbolo della trasgressione, la discoteca più famosa (e anche più demonizzata) d’Italia, lancia la sua crociata contro lo sballo. «Accendiamo la musica, spegniamo la droga»: questo lo slogan scelto per la serata-dibattito organizzato dalla Piramide. Un momento di riflessione e sensibilizzazione proprio dentro alla cattedrale della techno, un luogo dove in passato si è consumato il rituale del cristallo disciolto nell’acqua. Il popolo della notte, i fedeli del ‘Cocco’, stavolta hanno dato buca. In prima fila, ad ascoltare le testimonianze dei tanti ospiti (da Giorgia Benusiglio a dj Ralf, da Gianpietro Ghidini a Claudio Coccoluto), ci sono decine di ‘teenager’ in compagnia dei genitori. Come Sandra, mamma di Luca e Alessandra. «I miei figli – spiega – hanno dodici e tredici anni. Volevo che capissero con la loro testa quali sono i rischi legati a certe sostanze. È inutile fare finta di niente, nascondere la polvere sotto il tappeto. Meglio metterli di fronte alla realtà, fargli capire a cosa potrebbero andare incontro. Una terapia d’urto, chiamiamola così». O Maria, che è qui con la figlia e le amiche, tutte 14enni. «Si fa presto a dire: sono tutti bravi ragazzi. Poi un bel giorno scopri che sono finiti all’ospedale dopo aver ingerito qualche pasticca. A quel punto i rimpianti servono a poco. A breve queste ragazze avranno l’età per andare in discoteca e voglio che si rendano conto dei pericoli che le aspettano: bisogna guardare il ‘mostro’ in faccia. Il locale ha fatto bene a organizzare questa serata: ce ne vorrebbero di più». (…) Il Resto del Carlino
