Riccione. Il Pepenero ha un nuovo gestore. Ma le assunzioni le decide il giudice

night-club-pepenero-riccione-603x272IL PEPENERO ha un nuovo padrone e presto sarà in grado di ripartire. Ad aggiudicarselo all’asta per 220mila euro all’anno di affitto, è stato Amleto Pianforini, un immobiliare parmense che ha deciso di investire nelle leggendarie peperine e che ieri pomeriggio ha firmato il contratto davanti al notaio. Il gip di Rimini, Vinicio Cantarini, ha messo però delle condizioni molto rigorose, e in qualche modo eccezionali, che il nuovo amministratore, e unico socio, ha accettato. Prima fra tutte è che la scelta di qualsiasi dipendente, peperine incluse, va preventivamente comunicata tramite l’amministratore giudiziario, Giancarlo Ferrucini, e autorizzata dal giudice. Così da evitare che venga assunta gente in qualche modo legata alla vecchia gestione. Un’altra condizione è che l’affittuario dovrà trasmettere a Ferrucini, con cadenza mensile, il bilancio di verifica dell’azienda, inclusi i documenti bancari. L’amministrazione giudiziaria, si riserva inoltre la facoltà di effettuare ‘visite’ al Pepenero per verificare che vengano rispettati i requisiti previsti dal bando di gara e che la gestione sia nel rispetto dell’ordine pubblico. Visite che potranno essere effettuate anche con l’assistenza della Guardia di finanza, seppur in sordina.
DOPO 
molte peripezie, lo storico night di Riccione, torna a prendere vita. Dopo il sequestro scattato nell’agosto del 2013 nell’ambito della maxi inchiesta delle Fiamme Gialle su Francesco D’Agostino, il napoletano in odore di camorra, il locale aveva chiuso i battenti, mandando a spasso tutti. Nel marzo scorso sembrava che stesse per tornare a nuova vita, grazie ad Andrea Verde, un esuberante imprenditore milanese trapiantato in Francia che si era aggiudicato l’asta. Sembrava cosa fatta, fino a quando l’amministratore giudiziario non aveva cominciato a nutrire sospetti sulla fideiussione dall’iter un po’ troppo sospetto. Ferrucini aveva segnalato la cosa al magistrato, e alla fine avevano scoperto che la carta intestata era sì quella della banca, ma che l’istituto di credito non aveva mai emesso quella fideiussione e che anche la firma di un consigliere era fasulla. Verde, avevano detto, nemmeno lo conoscevano. Il milanese era stato tagliato fuori, e il locale era finito di nuovo all’asta. Ora finalmente sembra che sia pronto a riaprire in grande stile. Il Resto del Carlino