Riccione. Imprenditore ‘La banca non mi dà i soldi per le tredicesime’

soldiSI PUO’ essere in crisi anche per troppo lavoro. Perché quando i numeri salgono, le banche si fanno negare. Succede a Massimo Martini, 46 anni, di Macerata Feltria, ex consigliere comunale, e dal primo aprile scorso socio di un calzaturificio di Riccione, un’azienda con 21 dipendenti. A settembre è rimasto senza lavoro, le macchine ferme, zero prospettive. Racconta: «Ho messo i dipendenti in cassa integrazione e ho iniziato a cercare lavoro in giro per l’Italia e nel giro di poche settimane ho trovato commesse per 500mila euro da consegnare in 3 mesi. Si può immaginare la felicità, al punto di scartare anche altri clienti. Ripartiamo a novembre con la produzione, di lavoro ce n’è davvero tanto, al punto che assumo altre 4 persone». «Siamo ormai al 19 dicembre – continua – è il secondo week end che stiamo lavorando per cominciare con le consegne, anche diverse ore di straordinario. Può sembrare il massimo? Per qualcuno sì. Ma qui comincia il dramma. Come faccio a pagare gli stipendi ai dipendenti? Vorrei regalare loro un Natale felice e sereno. Ma con cosa pago? Incasserò tra 60 giorni, troppo tardi. Le risorse in azienda sono servite per tenersi al pari coi pagamenti vari. Cosa fare? Si va in banca e si chiede aiuto. Normale. Ho lavoro, mi aiuteranno penso. Noi non abbiamo esposizioni verso il sistema bancario, solo un piccolo anticipo fatture garantito al 50% da soldi miei personali (pensate che rischio per la banca…)».Chiedo un finanziamento mirato al pagamento degli stipendi in fin dei conti sto per emettere fatture di vendita per oltre 130.000 euro. Chiedo il minimo sindacale, 25.000 euro, giusto la somma per gli stipendi netti. E sapete come è andata a finire? “Sa il suo rating è peggiorato, avete avuto il 26% di insoluti sui vostri clienti (tutti regolarizzati nelle settimane successive). La banca dice di no, a meno che non versi il 70% della somma a garanzia. «Come? Non ti basta il lavoro che sto producendo? Le commesse tutte regolari e firmate?» No, risponde, mi dispiace, nulla di personale. «Sono tre giorni che mi vergogno di guardare in faccia i miei dipendenti, mi chiedono quando farò il bonifico dello stipendio, una ragazza mi ha chiesto se potrà fare i regali alle sue figlie Mi sono nascosto in macchina a piangere, non so come dirglielo. Sento la rabbia di chi non crede più».

Resto del Carlino