Riccione. La conversione del Cocco

COCORICOCHE la chiusura del Cocoricò disposta dal questore di Rimini non fosse un teorema od un provvedimento punitivo lo dimostra oggi il fatto che alla prima apertura dopo lo stop sia stato immediatamente pizzicato un pusher con coca ed mdma, stessa sostanza che scorsa estate ha ucciso il minorenne Lamberto Lucaccioni – detto da chi non ha nulla contro questa rinomata discoteca della Riviera. Eppure qualcosa va ricucito nei rapporti del dottor Improta con la città e ai miei occhi ciò lo dimostra l’esagerato risalto dato alla vicenda che lo vede indagato ora (e non imputato) nel caso dell’estradizione di Alma Shalabayeva, moglie del magnate kazako Ablyazov nonchè dissidente politico quando Improta era alla guida dell’Ufficio Immigrazione romano. La vicenda Shabalayeva è ancora tutta da dipanare, è politica ed è diplomatica prima di tutto – intrigo internazionale appunto -, e non può essere data in pasto per puro sensazionalismo o per sentimento di vendetta da parte di chi non ha digerito le chiusure estive di alcuni locali.
Lettera firmata
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BISOGNA far attenzione a non confondere i due piani. Da una\ parte c’è il ‘caso Shalabayeva’, di cui la stampa locale ha dato notizia in maniera misurata, altro è la vicenda Cocoricò, che ha invece occupato abbondantemente le cronache riminesi. Non penso affatto che il rapporto tra la città e il questore siano stato incrinato dalle due questioni, né tanto meno ritengo che vi sia alcun collegamento. Purtroppo ci siamo ormai abituati a trarre le conclusioni al solo parlare di inchieste, e sappiamo bene che da decenni l’avviso di garanzia si è evoluto da strumento di ‘garanzia’ per l’indagato a condanna preventiva. Se me lo permette trovo più interessante constatare la conversione del Cocoricò, e non sarà certo l’arresto di un spacciatorino a dimostrare il gigantesco passo in avanti fatto dal locale in fatto di sicurezza e tutela dei minori. La chiusura (e l’ennesima morte) hanno indotto i gestori a imboccare la strada giusta, a dispetto di chi ha giudicato la punizione eccessiva. Pesante, non c’è dubbio, ma i primi risultati dicono che a qualcosa è servita. Meglio tardi che mai.

Resto del Carlino