Riccione. L’amarcord di una nonna molto speciale

donna rachele«MIA NONNA era una donna speciale». Più di trecento pagine di ricordi incastonati nella storia del ventesimo secolo più grande delle persone e delle tragedie personali. Ricordi capaci però di far rivivere la quotidianità di una donna e della sua famiglia. Quella persona è passata alla storia con il nome di Donna Rachele, la moglie di Benito Mussolini. A ricordarla è la nipote Edda Negri, che ha voluto aggiungere al proprio cognome anche quello del nonno. «A rendere possibile questo libro è stato il mio incontro con Emma Moricone. Un caso, ma questo volume è pieno di coincidenze».
IL VOLUME sarà presentato il sabato alle 17.30 a Villa Mussolini. Quando ha deciso di scriverlo?
«In realtà già a vent’anni ho cominciato a buttare giù i miei ricordi, ma poi mi fermavo. Li lasciavo lì, li riprendevo, ma puntualmente li rimettevo nel cassetto. E’ stato l’incontro con Emma che mi ha permesso di mettere in fila i ricordi della nonna, in quella che è stata la storia. Abbiamo così cominciato a cercare in archivi trovando i telegrammi di mio nonno, quelli del preside che diceva al Duce che i suoi figli dovevano studiare di più. Ho scoperto cose che non conoscevo, ma al centro di tutto questo c’è mia nonna».
Chi era Donna Rachele?
«Una donna speciale, non solo per me. Ha saputo stare accanto al nonno nonostante tutto quello che è accaduto. Ha tenuto la famiglia unita nonostante la tragedia che attraversava».
E’ la storia di quel periodo a essere tragica.
«Ogni famiglia ha vissuto un dramma in quegli anni e noi non ci siamo fatti mancare nulla. Ma non è questo quello che emerge nel libro. I contributi storici sono un contorno ai ricordi e alla vita di una famiglia. Tanto è vero che viene solo citato piazzale Loreto, semplicemente per inquadrare storicamente il momento. Le foto tremende di quello che è accaduto in quel piazzale sono di una cattiveria che non saprei nemmeno definire, disumana. Ancor oggi non riesco a vederle. Quello che invece viene raccontato è come mia nonna abbia vissuto quei momenti. Non sapeva dov’era suo marito e aveva due ragazzini da crescere. Mia nonna stette accanto al marito fino alla fine».
Perché?
«Lo amava tantissimo. Donna Rachele era una persona semplice e non ha mai voluto cambiare questo suo aspetto. La sua vita difficile è iniziata da ragazzina quando non ha potuto riconoscere la figlia. Era minorenne e avrebbe rischiato la prigione. Nonostante fosse la moglie del Duce continuò ad andare dalla sua sarta di fiducia a Forlì. Fu sempre accanto al nonno nonostante le amanti e le tante difficoltà, come le tragedie di Edda e di Ciano. Dopo la fine della guerra ha cercato il corpo del marito per dodici anni. Ha sopportato la bomba al cimitero, e in tutto questo è sempre rimasta una persona semplice».
Cosa ama ricordare di sua nonna?
«Le stavo sempre appiccicata. A quattro anni andai a vivere con lei. Uscivamo per andare a comprare le uova assieme. Ma quello che mi piace pensare è che per anni ci siamo sorrette a vicenda. Lei mi ha cresciuto, ma standole accanto da bambina, forse un po’ l’ho aiutata anch’io ad andare avanti».
Cosa le diceva?
«Che le somigliavo tanto. Aveva una semplicità e una dignità come nessuno».
Che finale ha scelto per il suo libro?
«Non riuscivo a scrivere un finale, poi ho trovato una foto: mia nonna dietro di me che mi sorregge».

Resto del Carlino