Riccione. ‘Ndrangheta in Riviera

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Un’attività investigativa autonomamente condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, le cui risultanze sono state pienamente condivise dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna (Sostituti Procuratori Dott. Marco Mescolini e Dott.ssa Beatrice Ronchi), ha portato al sequestro preventivo delle società “CU.GI.RA. s.a.s.” e “MAGU s.r.l.” operanti nella provincia di Rimini nel settore della ristorazione, bar e attività simili che gestivano rinomati esercizi adibiti a bar-pasticceria nel centro di Riccione.

Avendone infatti accertata la loro riconducibilità ai fratelli BOLOGNINO Michele e Francesco, soggetti emersi nella nota indagine “Aemilia” condotta dai Carabinieri, quali affiliati alla cosca della ‘Ndrangheta calabrese “Grande Aracri”, il Tribunale di Bologna ne ha disposto il sequestro penale inserendolo in un decreto col quale sono stati cautelati beni e numerose società riconducibili ad altri soggetti risultati strettamente collegati al sodalizio criminale investigato dai colleghi dell’Arma, che hanno contestualmente eseguito le misure personali e reali disposte.

A comprova che la ‘ndrangheta ha esteso i propri interessi economici anche sulla riviera romagnola, l’indagine riminese nasce nel 2015 – a seguito degli interventi eseguiti nel gennaio u.s. nell’ambito della predetta operazione “Aemilia” – come rivisitazione ed attualizzazione, attraverso specifica analisi operativa e mirati accertamenti economico-patrimoniali-reddituali, di precedenti attività investigative condotte dal Nucleo pt di Rimini nei confronti di BOLOGNINO Michele e Francesco e altri soggetti principalmente per il reato di trasferimento fraudolento di beni ex art. 12 quinquies della L.356/1992.

I riscontri trasversali ed innovativi effettuati anche mediante l’utilizzo di moderni software applicativi in uso esclusivo al Corpo ed i controlli economici effettuati facevano infatti accertare, da un lato la titolarità delle attività commerciali in capo ai BOLOGNINO, riconducendo conseguentemente il ruolo fittizio di meri prestanome compiacenti quello formalmente rivestito dagli attuali rappresentanti legali e degli intestatari delle quote delle due società, dall’altro di individuare patrimoni e disponibilità che non trovano una giustificazione lecita e che risultano sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati ufficialmente.

Per tale motivo, il Tribunale ne ha disposto il sequestro secondo il combinato disposto dell’art. 321 C.P.P e dell’art.12 sexies della L.356/1992 che appunto è finalizzato alla confisca c.d. “allargata” per sproporzione, eseguito in data odierna dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Rimini.

Le aziende commerciali sottoposte a sequestro unitamente alle disponibilità patrimoniali e finanziarie relative saranno gestite da un amministratore giudiziario specificamente nominato dal Tribunale che ne determinerà anche il valore di mercato.

Anche in questo caso l’attività ispettiva condotta dalla G. di F. di Rimini è stata improntata verso requisiti di “qualità” e “concretezza” nella convinzione sempre più ferma che contrastare la criminalità organizzata vuol dire ricomporre gli equilibri dell’economia legale.