‘LE ROI Nibalì’, come lo chiamavano i francesi dopo lo strepitoso Tour de France vinto lo scorso anno, sembra aver ritrovato a Riccione il sorriso dei tempi migliori. Oggi Vincenzo Nibali correrà insieme agli altri azzurri della Nazionale guidata da Cassani il ‘Memorial Pantani’ in onore del Pirata. Quasi duecento chilometri sulle salite più amate di Pantani, che ieri il vincitore di Vuelta di Spagna, Giro d’Italia e Tour de France ha passato in rassegna durante la ricognizione pre-gara.
E’ una corsa dal sapore speciale quella che parte oggi da Riccione. Che ricordo personale ha di Pantani?
«E’ stato guardandolo in tv, da ragazzino, che mi sono sempre più appassionato a questo sport. Marco è stato un idolo per tutti noi, le sue imprese in sella sono destinate a rimanere nelal storia».
Ha seguito le vicende dell’indagine sulla sua morte? Che idea si è fatto di quelle ultime terribili ore passate da Pantani nel residence di Rimini prima della sua morte?
«Preferisco onestamente non parlare di questo aspetto. Mi piace ricordare Pantani per le sue imprese sportive, che sono state davvero grandi. Del resto, non spetta a me parlarne».
Nel suo giro di ricognizione come ha trovato le strade riminesi? Sa che molti cicloturisti si lamentano e non ritornano più da queste parti?
«Mah… Ho trovato parecchie buche, sì, ma non accade solo qui… Ormai in tutta Italia questo succede: piove, le strade si spaccano e non ci sono soldi per ripararle. E’ diventata ormai una costante».
Lei ha incontrato ieri i tifosi qui a Riccione, è stato anche a San Marino… E’ stata una delle sue prime volte in assoluto da queste parti?
«Ero venuto da ragazzino per alcune corse, ma sinceramente non conoscevo molto bene i posti. Non ho avuto molto tempo per visitarli in queste ore, ma quello che ho visto mi è piaciuto…».
Lei oggi correrà con gli azzurri in vista dei Mondiali di ciclismo della prossima settimana. Non ci sarà invece Aru, suo compagno di squadra (all’Astana) che ha appena vinto la Vuelta, e che molti considerano il suo erede.
«Sicuramente Fabio (Aru) ha fatto grandi cose, come mi aspettavo, anche se siamo due ciclisti diversi. Io sono più completo, Fabio invece è più uno scalatore puro. Sono felice di andare ai Mondiali, non sarò il capitano ma farò il massimo per la squadra».
