Da un anno vive per la strada, senza un giaciglio, solo con il suo trolley che si trascina dietro con pochi effetti personali. Romano Berni, 76 anni, riccionese, con moglie e quattro figli che sostiene all’estero con la sua misera pensione, ora non ha più neppure l’auto che per anni è stata la sua casa. Di notte dorme sulle sedie di una struttura pubblica, poi, alle cinque di mattina puntualmente torna davanti alla chiesa di San Martino, in viale Diaz, dove trascorre l’intera giornata.
Non molla il suo muretto neppure quando, come in questi giorni, la colonnina del mercurio scende a zero gradi e la nebbia inumidisce gli abiti, fino a penetrare nelle ossa. Palin, come lo chiamano i vecchi riccionesi, sta lì con lo sguardo perso nell’infinito e tanta amarezza per quello che la vita non gli ha dato. Un gruppetto di signore della zona, a turno provvede a fargli avere almeno un pasto caldo al giorno e la colazione. C’è pure chi ha segnala il caso anche in Comune, che si spera dia una risposta. Ma la situazione di Berni, che già nel 2008 dormiva in auto, davanti al municipio, per attirare l’attenzione degli amministratori comunali, nel tentativo di avere un tetto fisso, è precipitata sempre più. Ora che è anziano, però, e la salute diventa cagionevole, non può più vivere all’addiaccio.
Romano l’ha capito e ora lancia l’appello: «Chi può mi dia una stanzetta per stare da solo o con uno dei miei fratelli, che vive in povertà in un’auto e che di giorno mi viene a trovare qui».
Di fatto mentre parliamo, eccolo spuntare dall’angolo dietro la chiesa. «Nella vita –dice – ho fatto scelte sbagliate, ora sto pagando, se non trovo un tetto, torno all’estero».
Si avvicina l’ora di pranzo, ed ecco arrivare due signore con le lasagne e altro cibo per Palin, mentre tutti i riccionesi che passano si fermano a salutarlo e a fargli coraggio. D’altra parte Berni a Riccione Paese è molto conosciuto. «Vivevo in una casa qui vicino alla chiesa con altri nove fratelli–racconta –. Una volta facevo il fornaio in Corso Fratelli Cervi. Mi sono poi arrangiato a vivere raccogliendo il ferro. Ho fatto tanto bene a tutti, prestavo anche i soldi a chi aveva bisogno, regalavo pane ai bimbi poveri per i quali al porto facevo anche degli spettacoli stupendi, ora guardate come sono ridotto! Ho preso anche le botte, a volte mi vergogno di essere arrivato a questo».
Intanto mostra i pochi spiccioli della misera pensione rimasti in tasca: qualche monetina e poco più. Nonostante l’indigenza negli anni Berni non ha rinunciato ad allargare la famiglia. Con sua moglie, tornata nella Repubblica Ceca, ha avuto quattro figli.
«Ci sentiamo quasi tutti i giorni _ conclude – gli ho appena mandato quasi tutti i soldi della pensione che è poco più di 600 euro , perché i miei figli devono studiare e non rimanere analfabeti, come me».