Riccione. Patrizia Fabbri svela i retroscena: ‘io intimidita dai suoi bravi”

«Intimidita dai bravi di un sindaco» impegnato «ad aumentare la spaccatura in città». A raccontare cosa c’è dietro la tredicesima firma, la sua, decisiva per far cadere il sindaco Renata Tosi è Patrizia Fabbri, consigliera di Forza Italia. Assieme ai consiglieri comunali dei gruppi di Unione civica, Oltre e del Pd, c’era anche lei dal notaio giovedì scorso, nel tardo pomeriggio, a firmare la caduta dell’ormai ex sindaco.
Signora Fabbri è sollevata?
«Ho deciso di candidarmi alle elezioni comunali con entusiasmo e con l’orgoglio di poter contribuire allo sviluppo della città. Non avevo tessera di partito, che è arrivata dopo l’elezione».
Perché ha cambiato idea?
«Durante la legislatura sono venuti meno tutti i presupposti per i quali mi ero messa in gioco. Un sindaco che aumentava continuamente la spaccatura in città e in maggioranza, che non realizzava gli obiettivi comuni alla coalizione e non rispettava minimamente gli alleati».
E’ per questo che ha deciso di staccare la spina?
«A dire il vero avrei avuto anche motivazioni che potevano andare oltre il semplice gesto politico, visto il trattamento che mi hanno riservato i ‘bravi’ del sindaco, per il quale tra l’altro mi sono rivolta anche alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma in me è prevalso il senso del dovere e l’amore per la città».
Che trattamento le è stato riservato?
«Trovo che essere stati diffamati sui social ed intimiditi all’interno di un negozio solo perché nelle riunioni di maggioranza si esprimono opinioni differenti da quelle del sindaco sia eccessivo per chiunque, ma soprattutto per un consigliere comunale che porta la voce e gli interessi dei cittadini. In quei momenti, già difficili, mai è stata spesa una parola da parte del sindaco o del suo entourage in mia difesa».
Ma c’è rabbia in quella firma?
«Quando mi è stato chiesto di apporre la mia firma insieme a quella degli altri consiglieri ho trovato che fosse la cosa giusta da fare non per me, non per le offese subite, ma per onorare i motivi che mi avevano convinta a candidarmi e per evitare un commissariamento molto più lungo dei tre mesi che ci aspettano. Se oggi dobbiamo raccogliere qualche coccio forse domani non dovremo spalare le macerie». Il Resto del Carlino