«DOCUMENTO, prego». I buttafuori, montagne di muscoli strizzati sotto giacche a vento fosforescenti, formano un muro invalicabile a guardia della scalinata. Chi vuole entrare, deve passare per forza sotto la luce delle loro torce elettriche. Sembra quasi un posto di blocco militarizzato. Una ragazzina si fa coraggio tracannando una sorsata di vino da una bottiglia di plastica e va incontro al ‘plotone’. La minigonna inguinale e le gambe seminude suonano come una sfida al freddo tagliente della notte. Potrebbe avere diciotto, diciannove anni. Forse meno. Non importa: se non può dimostrare di essere maggiorenne, resta fuori. «La carta d’identità? Non ce l’ho, l’ho persa… – piagnucola –. Guarda che ho più di diciotto anni: te lo giuro!» Il bodyguard scuote la testa, spietato. Niente da fare, bellezza…
Riccione. Cocoricò. La cattedrale del divertimento notturno. Quattro mesi dopo la sospensione della licenza ordinata dal questore di Rimini Maurizio Improta. A venti settimane dalla disperata corsa in ospedale di un ragazzo di soli 16 anni, stroncato da un miscuglio di metanfetamine sciolte nell’acqua. Era il 19 luglio scorso. La discoteca più famosa d’Italia, espiata la pena, torna in pista. Questa notte, però, Lamberto Lucaccioni e i suoi amici sarebbero rimasti dietro le transenne, a imprecare contro i buttafuori. Perché la musica, sotto la grande piramide in plexiglass che ora si riaccende come un’astronave pronta al decollo, stavolta è cambiata per davvero.
IL DIVIETO di ingresso per gli under 18 non è la sola novità. «Abbiamo abolito il timbro – spiega Mauro Bianchi, direttore artistico del ‘Cocco’ –. Questo significa che una volta usciti dal locale, non si può più rientrare. Così i ragazzi non potranno più tornare alle macchine per fare il pieno di superalcolici lasciati nel bagagliaio o di altre sostanze. In Italia siamo i primi ad aver introdotto questa nuova regola». Ma non è tutto. «Abbiamo potenziato l’illuminazione esterna e recintato interamente il parcheggio. Nel locale inoltre sono in funzione una settantina di telecamere, gestite da una maxi centrale di videosorveglianza. Come sempre, sarà operativo il personale del 118. E a questo si aggiunge la presenza discreta di polizia e carabinieri, che ci sono anche se non si vedono». Proprio i carabinieri, qualche ora più tardi, riusciranno a pizzicare un pusher foggiano che, all’uscita dal locale, cercherà di disfarsi di cinque dosi di cocaina. Dieci dosi di Mdma salteranno poi fuori nella sua camera d’albergo. Locale blindato? «Nient’affatto – continua Bianchi – vogliamo che i giovani possano divertirsi, ma in maniera controllata e sicura. Non ci siamo svegliati tardi: siamo qui per migliorarci e per migliorare le misure che già avevamo messo in campo prima della chiusura, facendo tutto ciò che è in nostro potere perché certe tragedie non accadano più». Per chi vuole prendere una boccata d’aria c’è poi un’area di decantazione: «un luogo dove potersi rilassare lontano dal frastuono della pista». Un baracchino distribuirà gratuitamente bottigliette d’acqua. «Anche per aiutare la gente ad abbassare la temperatura corporea». Lamberto, quella notte, riferiscono i testimoni, arrivò in ospedale in un bagno di sudore. Nel frattempo il battesimo del Cocoricò, dopo il lungo digiuno, va avanti. È il ‘Tunga Xxl’, la festa dedicata al mondo gay e lesbo. Sul palco una ballerina carioca si dimena tra lame di luce. Le casse sparano sul pubblico un centrifugato di successi pop. La pista da ballo, là sotto, è un sambodromo di colori, una giungla popolata da una fauna carnevalesca: uomini vestiti da donna, donne vestite da uomini, diavoli in perizoma, figure che sembrano uscite da un cartone animato. È il Cocoricò che risorgere dalle ceneri. La tragedia di Lamberto, i titoli dei giornali, i moniti dei politici, le crociate contro lo sballo: tutto sembra evaporare insieme al fumo che avvolge la pista. Un ragazzo in mezzo alla calca punta il dito in alto. La piramide, sopra di lui, trafigge il cielo come una spada. «Siamo tornati a casa».
Resto del Carlino