NELL’UFFICIO c’è ancora la poltrona Frau rosso fuoco, reliquia dei passati inquilini, tollerata per vezzo tutto femminile dall’attuale depositaria. Renata Tosi però la tiene a distanza. Ci accoglie in piedi, davanti alla scrivania di cristallo foderata dalla carta topografica di Riccione. La sindaca incombe sulle case minuscole, punta il dito sul porto poi lo trascina di qualche centimentro verso piazzale Ceccarini, i campi di Villa Mussolini e giù fino al mare. «E qui che ci giochiamo il futuro di Riccione. In questo corridoio naturale che rompe lo schema di una città disegnata al contrario, un muro dopo l’altro che la separa dal mare». Gioca a risiko, «la Renata». La prendevano per matta quando minacciava di «mandare a casa i comunisti». Ce l’ha fatta e ora pensa davvero di poter cambiare le cose. «Basta avere il coraggio di guardare lontano. Abbiamo spalancato le porte del municipio, adesso tutti contano, tutti sono protagonisti».
Sindaco, questa non è proprio nuovissima.
«Ma io lo faccio sul serio».
Però non fa sistema.
«Dicono che ho isolato Riccione: balle. Sono gli altri che mi tengono fuori. Diamo fastidio perché corriamo più forte di loro».
E’ vero che vuole mettere la città a nanna dopo Carosello?
«Abbiamo fissato delle regole uguali per tutti. Prima esistevano figli e figliastri, messi i paletti fine delle raccomandazioni. Non stiamo parlando delle tavole della legge. Ho già detto che da qui si parte, poi andremo ad aggiustare il tiro».
L’accusano di aver trasformato la movida in un mortorio.
«Non mi risulta, ma ho già in programma un incontro con i gestori: loro parlano, io sto zitta».
Lo ammetta, si crede un po’ Giovanna d’Arco…
«Non faccio crociate. Decido. E’ arrivato il momento di fare un salto di qualità, di pensare al turismo al di là del proprio cassetto».
Una critica che la ferisce?
«Non sono permalosa, ho una forte autostima».
E non sbaglia mai?
«Non mi sono fatta capire quando ho parlato dei dipendenti del Cocoricò. E’ passata l’idea che me ne fregassi».
Invece?
«Non abbandono chi si trova in difficoltà».
Si offende se gliene ricordiamo qualcun’altra?
«Avanti».
Alle celebrazioni del 25 aprile non ha fatto una gran figura.
«Poteva essere preparata meglio, ma l’equivoco è nato perché qualcuno vuole strumentalizzare una festa che è di tutti gli italiani».
Si è comportata da maestrina…
«Solo perché ho detto che alle bandiere di Rifondazione preferisco il tricolore e quelle dei partigiani?».
Però lei provoca.
«Ma no, la verità è che mi attaccano perché ho tolto il giocattolo dalle mani di chi era convinto che il municipio fosse una proprietà privata».
Le danno dello sciacallo, l’ha letto?
«Parliamo di aeroporto, giusto? Alla presidente Fincato ho chiesto di avere il programma dei voli futuri. Non esiste. Loro prefrisco dialogare con i soliti soggetti, Rimini in primis».
Ma lei tifa per Ancona.
«Faccio solo il mio mestiere. Se i russi atterranno ad Ancona io vado a prenderli ad Ancona».
Le hanno ricordato che il «suo entourage» lavora per il nemico. Parlavano di Natale Arcuri.
«Non mi devo giustificare. E’ più facile alzare una cortina di veleni e sospetti che ammettere i propri errori».
Come va a finire il Cocorico?
«Ho provato a cercare De Meis e Palazzi ma si sono fatti di nebbia».
Per il Pd lei ha ucciso la notte.
«Fa il suo mestiere».
L’ex sindaco Imola va giù pesante.
«Non ho ancora capito il suo ruolo, ma se ritiene di farlo avrà una qualche ragione».
Si scomponga. Tra Noi Riccionesi e Forza Italia c’è maretta?
«Credo che Forza Italia abbia un problema di visibilità in vista delle elezioni comunali a Rimini».
Tutto qui?
«I normali attriti, che non mi appassionano. Non amo gli assessori star, preferisco il gioco di squadra».
Ma sul Trc tira dritta da sola.
«E’ una fesseria. Ho detto milioni di volte di essere contraria alla soluzione progettuale. Ho chiesto umilmente di poter ridevere il percorso perché rappresentava una ferita aperta nel cuore di Riccione. Ho suggerito soluzioni, offerto tregue, auspicato il dialogo ma niente, non ci sentono».
E per quale ragione?
«E’ una questione politica. Non vogliono darmela vinta, non capiscono invece che passerà come una loro sconfitta. Io sono pronta a fare un passo indietro».
Perché la Tosi dà fastidio?
«Perché ragiona con la sua testa, non accetta diktat dai partiti, perché ha dimostrato che si può governare con e non contro».
Altro slogan.
«Staremo a vedere».
Ci lascerà alzati dopo Carosello?
«Solo quelli che fanno i buoni».
Resto del Carlino